Se prendete una pianta e ci posate sopra un bruco affamato, il vegetale non solo cercherà di difendersi, ma riuscirà persino ad avvertire le piante vicine dell’imminente pericolo. Come? Semplice, comunicando.
La scoperta è dei biologi dell’Università di Torino che, dopo tre anni di esperimenti scientifici, sono giunti a questa conclusione: le piante "sentono" il pericolo e i denti di chi le divora. L’azione difensiva dei vegetali è repentina. Non appena percepiscono la saliva del bruco, le piante attivano dei geni che si mettono a produrre una sostanza volatile. Una specie di profumo di lavanda che attira le vespe, nemiche mortali dei bruchi. L’esercito delle salvatrici si limiterà a pungere i malcapitati, iniettando loro delle uova. A questo punto i bruchi sono spacciati. La fine che li attende è davvero atroce: quando le uova si schiudono, i bruchi esplodono.
Ma la sostanza volatile non attira solo le vespe. L’altra funzione è quella di avvertire le "piante vicine" e, come in una catena di Sant’Antonio, di indurle a produrre, a loro volta, il profumo che richiamerà le salvatrici. La scoperta scientifica è stata pubblicata su Plants Phisiology, la prestigiosa rivista che è anche l’organo ufficiale dell’American Society of plants biologists. Ad approfondire le ricerche due team di scienziati: il primo coordinato da Massimo Maffei, direttore del dipartimento di Biologia vegetale dell’Università torinese, e l’altro diretto dal tedesco Wilhelm Boland del Max Plank Institute di Jena. Le ricerche, incentrate principalmente sul fagiolo di Lima, hanno però dimostrato che le stesse reazioni di difesa si mettono in moto anche sui borlotti, sul mais e su numerose altre specie. Le prospettive di applicazione sono molte: la più importante mira a scoprire i meccanismi di difesa delle piante, per arrivare all’uso, anziché di fitofarmaci, di sostanze naturali.
In Irlanda invece, un team di studiosi supportati dall’Eden Project, il giardino botanico più grande d’Europa, sta studiando un sistema che permetterà alle piante di parlare, o meglio di comunicare con gli uomini. L’idea alla base del progetto consiste nel convertire i segnali chimici in digitali attraverso una sofisticata tecnologia. Tra qualche anno, potrebbero essere le stesse piante a ricordarci di aver bisogno di essere bagnate o spostate in un posto più luminoso e caldo.
Quindi anche le piante soffrono. Sanno quando stanno per essere mangiate. E a loro non piace affatto. Le piante hanno molto in comune con l’uomo, più di quanto si possa immaginare. Sono dotate, infatti, di geni simili ai nostri, che consentono loro di “vedere", "annusare" e "sentire”. Lo rivela una ricerca dell’Università di Tel Aviv, in Israele, che offre nuove prospettive anche alla ricerca sul cancro. “Proprio come gli esseri umani - spiega il professor Chamovitz - anche le piante posseggono i ’sensi’, come vista, olfatto, tatto e gusto". Inoltre, continua l’esperto, “condividiamo gran parte del nostro patrimonio genetico con le piante, una condivisione che dovrebbe indurre gli studiosi a riconsiderare le basi biologiche che avvicinano la natura agli esseri umani”.
Le piante rilasciano gas, che è l’equivalente di un grido di dolore. Utilizzando un microfono laser alimentato, i ricercatori hanno catturato onde sonore prodotte dalle piante che rilasciano gas al taglio o alle ferite. Anche se non udibili all’orecchio umano, le voci segrete delle piante hanno rivelato che i cetrioli piangono quando sono malati, e fiori si lamentano quando le loro foglie sono tagliate.
Come le piante sentono e reagiscono è ancora sconosciuto. Esse non hanno cellule nervose come gli esseri umani, ma hanno un sistema di trasmissione di segnali elettrici e anche la produzione di neurotrasmettitori, come dopamina, serotonina e altre sostanze chimiche che il cervello umano utilizza per inviare segnali.
Le ricerche continuano su più fronti, ma nel frattempo noi esseri umani dovremmo rinunciare a mangiare l’insalata o staccare una mela dall’albero perché esiste una probabilità che anche le piante soffrano? E se questo fosse accertato, come farebbero vegetariani e vegani?