È tempo di aggiornare le biografie ufficiali: Abdul Hamid Mohammed Dbeibah, nato a Misurata il 13 febbraio 1958, è un politico e imprenditore libico, dal 15 marzo al 22 settembre 2021 primo ministro ad interim della Libia. Il mandato come Ministro della Difesa, invece, è ancora in corso. Ebbene sì, ora c’è una data di fine della sua reggenza: la HOR, ovvero la Camera dei Rappresentanti ha approvato una nota parlamentare di sfiducia contro l’ormai ex premier Dbeibah e il suo governo di unità nazionale di Tripoli. A renderlo noto è Abdullaj Bliheg, portavoce del Parlamento con sede a Tobruk: secondo quanto rimbalzato dall’ANSA, ben 89 deputati sui 113 presenti hanno votato a favore del ritiro della fiducia a Dbeibah. La prima reazione è arrivata su Twitter da parte di Mohamed Elijarh, cofondantore del Libya Outlook for Research and Consulting: “si tratta di una grave escalation da parte della Camera dei rappresentati in questo momento critico e aggiungerà confusione e incertezza”.
Mohamed Nasser, portavoce dell’Alto consiglio di Stato o HSC, commenta così sullo stesso social: “il Consiglio supremo dello Stato ha respinto i provvedimenti di revoca della fiducia al Governo di unità nazionale, e li considera nulla perché violano la Dichiarazione costituzionale e l’accordo politco”. A dirla tutta si è presentata un’iniziale divergenza sulla quantità chiave di voti necessari per rimuovere Dbeibah dal suo provvisorio posto: il presidente Aguila Saleh si è attenuto al limite previsto dal regolamento parlamentare, mentre la Dichiarazione costituzionale prevede una maggioranza di due terzi. Il capo di stato, dunque, voleva che si raggiungesse il 50% dei voti totali cui va aggiungo almeno uno, quindi 95 voti contro i 125 richiesti dall’articolo 24 della carta fondamentale.
Le cifre vanno considerate in caso di presenza plenaria dei deputati, quindi vien logico pensare che con poco di più di un centinaio di politici votanti il problema non si presenti: entrambi i requisiti sono stati pienamente soddisfatti. E dato che “la mela non cade lontana dall’albero”, come recita un vecchio adagio, è lecito pensare come questo momento difficile della Libia sia lo specchio di un periodo non particolarmente florido anche sul piano internazionale: di Tripoli e Tobruk si parlerà nel corso di questa settimana alle Nazioni Unite, per dare un’idea di quanto l’ultima decisione interessi più spettatori. I governi di Italia, Francia e Germania hanno infatti convocato per quest’oggi una riunione con i ministri degli Esteri e gli inviati dei Paesi interessati alla “crisi” al Palazzo di Vetro, secondo il modello avviato dal cosiddetto “processo di Berlino” di due anni or sono. Signori e signore, non cambiate canale.