Se volessimo riassumere quanto sta accadendo ad alcuni dei principali governi mondiali, la frase più efficace sarebbe senz’altro “tutto il mondo è paese”. Dopo aver visto le turbolenze di Turchia e Polonia, a rintuzzare il detto “non c’è due senza tre” arriva il Canada. Nella giornata di domenica Justin Trudeau, primo ministro canadese, ha chiesto che il Parlamento nazionale venisse sciolto. Ha anche fissato la data per le prossime elezioni: il 20 settembre. Un po’ in anticipo sulla tabella di marcia, visto che originariamente avrebbero dovuto tenersi tra ben due anni. Il Financial Times, poi ripreso dal Post, definisce questa scelta di Trudeau come “una scommessa”: il primo ministro canadese si ritrova a dover bilanciare decisioni il cui peso deve essere necessariamente equiparato. In primis, il rafforzamento del consenso ottenuto dal Partito Liberale cui lui appartiene, consenso ottenuto grazie alla gestione efficace della campagna di vaccinazione contro il Covid. In secundis, il fatto che la stragrande maggioranza dell’elettorato nazionale potrebbe non voler votare a suo favore, proprio in virtù di una chiamata alle urne giunta in un momento tutt’altro che semplice per il Canada.
Anche se il 64% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale, tutto lo stato sta fronteggiando la quarta ondata pandemica. Ecco perché la decisione di Trudeau non è stata accolta con soddisfazione né tantomeno con entusiasmo. Conservatori e Nuovi Democratici, secondo e quarto gruppo più influente nel Parlamento nonché partiti più importanti nell’opposizione, sostengono che le elezioni anticipate costituiranno un ostacolo al governo: la ripartenza dell’economia dopo la pandemia, oltre che la possibilità di far fronte nella maniera migliore alle principali crisi in giro per il mondo, potrebbero risultarne pesantemente inficiate. “Le elezioni saranno un momento fondamentale e decisivo per la storia del Canada – asserisce Trudeau da Ottawa, parlando fuori la sede del governo – permetteranno ai canadesi di dare una valutazione alla risposta del governo alla pandemia da Coronavirus”.
Partendo dai numeri riportati sul Post, scioriniamo un po’ di dati: i Liberali detengono quasi la metà dei seggi in Parlamento, 155 su 338, lì dove la maggioranza è di 170; il sondaggio di CBC, servizio radiotelevisivo canadese, rivela che il partito gode di un vantaggio di 7 punti sui Conservatori con tanto di 35.6% dei consensi. La forbice è ancora più ampia sul Partito Nazionalista del Québec, sul Blocco del Québec, sui Nuovi Democratici e sui partiti progressisti e di centrosinistra.