Mostra fra arte e Scienza- Sala 38- Uffizi- Firenze
A Firenze, agli Uffizi è in corso una mostra sul rapporto fra arte e scienza, iniziata il 6 ottobre, resterà aperta sino al 24 gennaio, anche se con molte restrizioni e non sempre visitabile, in ottemperanza dei DPCM che l’anno 2020 ci ha portato assieme al “Covid 19”, triste acronimo che ho reinterpretato, ritenendo che le lettere come i numeri abbiano una specie di magia, in “c/v. DIO 19” letteralmente in “conto/vostro 19 Dio” con significato di: il vostro conto di fine millennio firmato Dio. Ciò con nessuna intenzione di ritenere il Covid 19 un castigo di Dio, o di pensare a una qualsiasi apocalisse, (a questo proposito ricordo che nell’escatologia cristiana Gesù ha già vinto tutte le bestie e tutte le battaglie), il riferimento è solamente un gioco di parole che unito al tema della mostra di Firenze, in cui è esposto, per la prima volta in Italia, il famoso dipinto "Esperimento" di Joseph Wright of Derby, cerco di analizzare come si è arrivati dalla gioiosa speranza nel progresso scientifico, partita nel Seicento, a questa non solo sfiducia, ma a volte intolleranza verso la scienza e l’ordine costituito con un linguaggio maleducato e ignorante anche verso i nostri rappresentati politici e le forze dell’ordine o all’opposto fintamente conciliante per poi fare quello che si vuole di nascosto, come se ormai non si credesse più a niente, come se i vaccini fossero dannosi, gli alieni fossero tra noi o che la terra sia piatta.
Paul Gauguin- Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?- Museum of Fine Arts- Boston
Con questo non escludo nulla, ma partendo dalla scienza che è conoscenza, che si divide in vari rami, alimentare, industriale, medico e molto altro: un processo di trasformazione materiale il quale, non può essere diviso dal… da dove veniamo, cosa siamo e dove andiamo, un processo che non può essere diviso da teologia e arte, perché l’uomo nel suo lungo cammino “evolutivo” ha fin dall’inizio sentito il bisogno di ringraziare qualcosa o qualcuno, ( alla fine dell’articolo pubblicherò un’immagine che renderà più chiaro quello che sto tentando di descrivere) è per questo che è nata quella che noi chiamiamo arte, che è mimesi, imitazione di Dio ed è qui che il mito, la teologia, ci mette in guardia, il perché Gesù nasce in una mangiatoia, chi è grande, più è grande più deve essere umile. Questo vale anche per il pensiero laico, il “memento mori” tanto popolare nella pittura cristiana della Controriforma, che appare anche nel dipinto di Joseph Wright of Derby, (al centro dell’immagine, nella brocca con acqua con dentro un teschio) trae origine da un rito dell’antica Roma: il “Trionfo” che era il massimo onore che veniva tributato, con una cerimonia solenne, al generale vittorioso. Il vincitore sfilava per le strade, su un fastoso carro, tra le ovazioni del pubblico, con accanto uno schiavo che gli teneva sul capo una corona d’alloro, sussurrandogli all’orecchio: “Respice post te! Hominem te memento!” (Guarda dietro te! Ricordati di essere un uomo!) affinché facesse attenzione alla superbia, che è incline all’uomo che ha compiuto grandi azioni.
Andrea Mantegna-Giulio Cesare sul carro trionfale- Palazzo del bagno di Hampton Court – Londra
“Esperimento con una pompa ad aria” di Joseph Wright of Derby è un dipinto ad olio, realizzato nel 1768, raffigura una serata in una casa inglese, non si tratta di una riunione di scienziati come nel dipinto di Rembrandt “Lezione di anatomia del dottor Tulp” di un centinaio di anni prima, qui il pubblico è una normale famiglia della middle class inglese, quel ceto medio che più trasse vantaggio dalla rivoluzione industriale, che dopo una cena con amici per divertimento assiste a un esperimento scientifico quasi come oggi dopo una cena familiare, con gli invitati si vede un film o il telegiornale in televisione e si chiacchera.
Rembrandt- Lezione di anatomia del dottor Tulp- 1632- Mauritshuis- L’Aia
Joseph Wright of Derby -Esperimento con una pompa ad aria- 1768/National Gallery, Londra
L’Esperimento è effettuato con una pompa pneumatica, cui si toglierà gradualmente l’aria, dentro la pompa svolazza disperatamente un piccolo pappagallo bianco, che senza ossigeno morirà soffocato, sarà infatti la morte del volatile a stabilire scientificamente che l’assenza di ossigeno provoca la morte: il pappagallo come antesignano di milioni di cavie sacrificate per il benessere dell’uomo, un tema tutt’oggi attuale sui limiti/non limiti della sperimentazione.
Gli atteggiamenti delle persone raffigurate esprimono domande attualmente ancora senza risposta: lo scienziato coi capelli lunghi e arruffati, vestito di rosso, come fosse un nuovo stregone, guarda direttamente il fruitore del quadro quasi a chiedere consenso o all’opposto recriminazione, quasi come il bambino che ha combinato qualcosa di grosso e non sa la reazione che avranno i suoi genitori, altri guardano con interesse, tranne una coppia di innamorati che preferisce approfittare dell’occasione per scambiarsi sguardi e parole bisbigliate sottovoce, mentre le due bimbe al centro, la più piccola guarda smarrita non comprendendo appieno, la più grandicella sconvolta e piangente si copre il volto con le mani, consolata dal padre che forse le sta raccontando che lo strazio del pappagallo è un gesto eroico per il bene dell’umanità, sulla destra un ragazzo non sa cosa fare con la gabbia dell’uccello, emblematica è poi la figura dell’uomo seduto a destra, che pare assorto in pensieri filosofici, non guarda l’esperimento ma sembra meditare sul nuovo che avanza.
Il dipinto in stile caravaggesco, è illuminato solo al centro, lasciando tutto attorno ombre oscure, come a evidenziare un qualcosa di importante che è accaduto, tuttavia sembra anche fornire uno spaccato della società coeva. Nonostante il titolo del dipinto, il punto focale, quello maggiormente illuminato e che cade sulla sezione aurea del dipinto è la brocca d’acqua col teschio dentro, il “memento mori” e le figure delle bambine addolorate, consolate dal padre, quasi un ammonimento alle generazioni future di appoggiarsi a figure paterne e sagge.
Diversamente dal lato opposto, dall’oscurità emerge il volto triste della ragazza che l’innamorato tenta di rincuorare quasi a ribadire che la conoscenza debba essere mossa da amore altruistico.