Il dubbio amletico di molti autori, soprattutto emergenti, riguarda l’opportunità di partecipare o meno ad un concorso letterario. Anche qui, come in tutte le scelte, le opinioni sono diverse. Gli scettici li considerano una perdita di tempo e, in taluni casi, il sospetto che i risultati siano prestabiliti fa scoraggiare più di un aspirante. D’altra parte però non si può negare che, in diversi casi, la partecipazione ad un concorso abbia fatto da trampolino di lancio ad una brillante carriera. Quindi, che fare?
Ho cercato di tuffarmi nel mare dei concorsi letterari e devo ammettere che la prima sensazione che ho provato è proprio quella di annaspare tra le migliaia di premi offerti.
Molti di essi hanno nomi seducenti, descrizioni invitanti e, come fu per Ulisse il canto delle sirene, incantano i desiderosi partecipanti con fasulle promesse di successo sicuro al solo e unico scopo di strappare loro una tassa di iscrizione più o meno esorbitante. Che dire poi dei concorsi che offrono contratti di pubblicazione, riservati a coloro che avrebbero inviato opere meritorie? Attenzione, la trappola è dietro l’angolo ma nemmeno troppo nascosta; I contratti di pubblicazione sono a pagamento! Più infidi sono invece i concorsi che pubblicizzano supposte conoscenze dei giurati con alcuni editori…
E’ davvero un mondo difficile ma alcuni accorgimenti possono servire.
A – verificare chi pubblica il concorso.
Se è organizzato da un ente pubblico, si hanno maggiori garanzie sulla serietà del premio. Molto però dipende dalla finalità che ci si prefissa. Se si è alla ricerca di visibilità, va da sé che un concorso nazionale, con una giuria con nomi altisonanti sarebbe più congeniale rispetto al bando emesso da una piccola realtà. Ma il rovescio della medaglia è inevitabile: i partecipanti saranno una marea e le probabilità di emergere sono davvero esigue.
Altro discorso invece se si vuole aggiungere un tassello al proprio curriculum. Il buon piazzamento ad un premio, arricchisce il biglietto da visita.
Una seconda variabile da considerare.
B – la famigerata TASSA DI PARTECIPAZIONE.
Oltre ai concorsi gratuiti, si trovano quelli a pagamento ma non demonizziamoli a priori. In altri settori, partecipare ad una gara è molto spesso subordinato al pagamento di una quota di iscrizione. Nel caso di un premio letterario, tale quota può essere giustificata come contributo spese per la segreteria oppure per le inevitabili spese organizzative ma, per essere ragionevole, dovrebbe oscillare dai 10 ai 20 euro. Non oltre, a mio avviso.
C – la giuria.
Se il concorso presenta diverse sezioni: romanzi, racconti e poesie controllate che la giuria sia differenziata, diversamente, è plausibile che non disponga delle competenze necessarie alla valutazione di una tale varietà di generi.
Di certo questi piccoli accorgimenti non hanno la presunzione di costituire una guida esaustiva sul mondo dei concorsi ma se, banalmente, inducessero il lettore ad un’analisi più critica e consapevole, mi riterrei più che soddisfatto.
Vorrei concludere con un piccolo consiglio: indipendentemente dal motivo che spinga chicchessia a iscriversi a un premio, inviterei a scegliere tra i premi senza quote di iscrizione.
E’ gratis, cosa potrebbe mai succedere? Magari non diventerete una star internazionale del mondo letterario ma non vi costa nulla.
In bocca al lupo