Nuovo accordo Commissari e ArcelorMittal, sindacati lo bocciano
(Alessandra Testorio) - Al termine di quattro mesi di un braccio di ferro durissimo ArcelorMittal e i Commissari Ilva in As, con il supporto del Mise, hanno raggiunto un accordo che modifica i termini del contratto di affitto e di acquisto degli stabilimenti dell’ex gruppo Ilva. Si chiude così, con un’intesa extraprocessuale, la guerra giudiziaria in corso che cancella per questo l’udienza che avrebbe dovuto dire l’ultima parola sul dossier, fissata per il 6 marzo prossimo. A firmare l’intesa, nello studio notarile Marchetti a Milano, l’ad di A.Mittal Italia Lucia Morselli e di due commissari. L’accordo conferma in sostanza quanto già tratteggiato nel pre-accordo del 20 dicembre 2019 e disegnato nella richiesta di autorizzazione alla transazione dei Commissari al Mise il 25 febbraio scorso.
Cinque i punti più significativi: il via ad un nuovo piano industriale fondato sulla riduzione del 30% dell’uso del carbone, il rifacimento degli impianti, l’adozione di tecnologie produttive rispettose dell’ambiente (forno elettrico e utilizzo del preridotto) e in prospettiva l’uso di idrogeno con cui si consente la graduale decarbonizzazione dello stabilimento di Taranto, in una ottica di transazione verso tecnologie green; la conferma che saranno mantenuti gli attuali livelli occupazionali pari a 10.700 dipendenti entro la fine del piano industriale 2020-2025.
E ancora: l’ingresso nel capitale sociale di Am Investco, tramite un aumento di capitale, di investitori pubblici e privati; la possibilità per A.Mittal di recedere entro il 31 dicembre prossimo qualora non si addivenga alla stipula di un accordo di investimento entro il 30 novembre 2020 a fronte del pagamento di una caparra penitenziale , parametrata all’ammontare totale dei canoni di affitto che le affittuarie avrebbero dovuto corrispondere sino all’agosto 2023, di 500 mln. E, infine, l’avvio delle trattative con i sindacati per il ricorso a strumenti di sostegno, compresa la cassa integrazione guadagni straordinaria, con cui a raggiungere la piena capacità produttiva dello stabilimento di Taranto.
Ma sull’intesa è arrivato il no dei sindacati che di fatto hanno bocciato la mediazione tra governo e multinazionale dell’acciaio. "Riteniamo assolutamente non chiara la strategia del Governo sul risanamento ambientale, le prospettive industriali e occupazionali del Gruppo", commentano unitariamente i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Un’incertezza che si somma ad una "totale incognita sulla volontà dei soggetti investitori, a partire da Arcelor Mittal, riguardo il loro impegno finanziario nella nuova compagine societaria che costituirà la nuova AMinvestco", accusano ancora.
E un no altrettanto netto arriva dalla Fiom ma anche da Fim, Uilm e Ugl che a breve, Coronavirus permettendo, dovranno avviare la trattativa sulla cassa integrazione che già appare in salita. "Non possiamo essere chiamati a comando per discutere gli esuberi e non si può pensare che il ruolo del sindacato sia quello di un ente certificatore. Quindi, per quanto ci riguarda, o la trattativa è sull’insieme del piano industrialo o la vedo molto complicata. Noi vogliamo fare la discussione che fino ad oggi non c’è stata sul come si da garanzia alla permanenza della siderurgia nel nostro Paese, al mantenimento dell’’occupazione e all’ambiente", ammonisce il leader Fiom, Francesca Re David, conversando con l’Adnkronos.
L’accordo infatti disegna per le tute blu di Cgil Cisl e Uil un ruolo marginale, che sta strettissimo alla Fiom che invece vuole la massima garanzia a che quel piano industriale, messo a punto su tavoli lontani dal sindacato, risponda ad una prospettiva certa sulla salvaguardia della siderurgia, dell’ambiente e dell’occupazione. Ma non solo alla Fiom. Anche per la Fim di Marco Bentivogli: "l’accordo disegna una schizofrenia che pagheranno i contribuenti e i lavoratori. La decarbonizzazione rischia di essere uno slogan, come la tutela occupazionale", è la critica che rivolge all’intesa di oggi che prevede tra l’altro "una logica che sottende l’inserimento dei due forni elettrici che non capiamo. Mi chiedo a quale scopo".
Non meno dure le parole della Uilm. "Non siamo disponibili ad avviare una trattativa i cui termini sono stati prestabiliti. Siamo nettamente contrari alla scelta di esuberi strutturali e pretendiamo il rispetto dell’unico piano ambientale, industriale e occupazionale che noi abbiamo, con grande fatica, sottoscritto", dice il leader, Rocco Palombella per il quale l’accordo è solo "una separazione consensuale, frutto esclusivamente del lavoro dei legali delle due parti che hanno prodotto questo grande e articolato compromesso". Forte preoccupazione anche da parte dell’Ugl per un accordo "a tutti gli effetti poco trasparente, non solo per il mancato coinvolgimento delle organizzazioni sindacali ma anche per i contenuti dello stesso pre accordo riguardanti il risanamento ambientale, le prospettive industriali e occupazionali del Gruppo".
Nessun commento invece dell’ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli che ha lasciato l’incontro senza alcuna dichiarazione mentre Alessandro Danovi, uno dei Commissari Ilva, invita a guardare avanti: "abbiamo fatto tutto quello che dovevamo, non è il momento di fare commenti. Molto lavoro è stato fatto e ce ne è molto da fare”. Apprezzamento arriva comunque da ArcelorMittal.
"L’accordo con i Commissari definisce i termini di un investimento significativo da parte di un’entità partecipata dallo Stato italiano in AmInvestCo, costituendo così la base per un’importante nuova partnership tra ArcelorMittal e il governo italiano", si legge nella nota che spiega anche come "l’investimento azionario del governo italiano in Ilva, da acquisire in un accordo da eseguire entro il 30 novembre 2020, sarà almeno pari alle passività rimanenti di Am InvestCo rispetto al prezzo di acquisto originale di Ilva".
Per A.Mittal inoltre importanti sono anche gli investimenti green previsti dal piano industriale. "Il cuore del nuovo piano industriale è la costruzione di una struttura Dri che deve essere finanziata e gestita da investitori terzi e un forno elettrico ad arco che sarà costruito da Am InvestCo", dice ancora accennando in generale, senza invece scendere nel particolare, alla possibilità che "nel caso in cui l’accordo di investimento non venga eseguito entro il 30 novembre 2020, Am InvestCo abbia un diritto di recesso, soggetto a un pagamento concordato".
Soddisfatto invece il governo. "Siamo soddisfatti per un accordo che assicura da subito continuità operativa all’impianto e pone le basi per un progetto di politica industriale di grande respiro in grado di coniugare, grazie ad importanti investimenti pubblici, il rispetto per la salute e per l’ambiente, la tutela dell’occupazione e la garanzia di concrete prospettive di competitività", dice il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, annotando come la graduale decarbonizzazione dell’impianto di Taranto, "rappresenti un esempio concreto di quello che potrà significare il Green New Deal in termini di prospettive di crescita e sviluppo".
Manageritalia richiama Auchan-Conad alla responsabilità sociale di impresa
"Una crisi di impresa che colpisce un gruppo internazionale non può essere circoscritta al singolo territorio ove si manifesta o al singolo business in sofferenza. La decisione del Gruppo Auchan di abbandonare l’Italia, dopo una presenza più che trentennale, non può essere avulsa dalla responsabilità sociale del gruppo facente capo alla famiglia Mulliez, che con i suoi numerosi canali di attività promuove la Csr quale asse portante delle proprie strategie". Lo scrive, in una lettera aperta Guido Carella, presidente Manageritalia.
"La petizione - afferma - lanciata dai dipendenti Auchan, sottoscritta da quasi 40.000 persone, e rilanciata anche dal sindacato francese Cfdt e da Manageritalia, vuole richiamare il Gruppo Mulliez ad agire concretamente questa responsabilità valutando le reali possibilità di assorbimenti infragruppo (Decathlon, Leroy Merlin, Kiabi, Norauto...) per i bisogni occupazionali di oggi e del futuro prossimo. Una ricognizione che andava fatta preventivamente e inserita negli accordi, e che richiama anche le responsabilità dell’acquirente: il Gruppo Conad, che sulla centralità delle persone ha costruito le sue campagne di comunicazione".
"Non mettiamo in discussione - scrive Carella - il diritto di Auchan e di Conad di riposizionare le proprie attività, ma il sacrosanto diritto dei dipendenti di essere tutelati con misure di sostegno al ricollocamento e un piano industriale non focalizzato prioritariamente su misure assistenziali, con l’obiettivo di socializzarne i costi".
"Auspichiamo un accordo sindacale - sottolinea - tra tutte le parti, compresa la politica, che renda possibile un concreto incontro tra domanda e offerta di lavoro, con il coinvolgimento di tutti i soggetti economici in grado di dare un contributo alla soluzione dei problemi occupazionali. Apprezzabile la scelta di Conad di sostenere con pari importo il contributo messo a disposizione dalle Regioni alle imprese che assumeranno esuberi di Auchan (oggi Margherita distribuzione)".
Manageritalia, ricorda, "ha seguito fin dalle prime battute la vicenda: abbiamo sottoscritto un accordo di indennizzo al licenziamento per la quasi totalità dei dirigenti in esubero". "Contemporaneamente - prosegue - abbiamo attuato una campagna informativa per favorire l’utilizzo di tutti i veicoli di politiche attive, contrattuali e non, utili ad aumentare le chance di rioccupabilità dei colleghi. Il successo di questo accordo ha spinto anche i quadri a richiedere la nostra assistenza, non sentendosi adeguatamente rappresentati e tutelati da altri sindacati. Numerose sono state le adesioni dei quadri a Manageritalia sia nella sede centrale di Rozzano (ove Manageritalia è il sindacato numericamente più rappresentativo) sia nelle unità periferiche. Gli stessi quadri aderenti a Manageritalia hanno costituito una rsa".
Manageritalia "è pronta a dare il proprio contributo nella ricerca di soluzioni possibili di ricollocamento - rimarca - anche per tutti gli altri lavoratori in esubero mettendo a disposizione anche la propria agenzia per il lavoro XLabor". "Oltre il momento contingente, in cui speriamo si possano trovare soluzioni adeguate al grande problema degli esuberi, è difficile immaginare che la distribuzione moderna italiana possa competere con i colossi globali (Amazon, Alibaba...) con le sole armi del taglio dei costi e della concentrazione delle imprese. Con quali strategie di servizio/prodotti, modelli organizzativi e progettualità si può provare a contrastare il potere senza confini dell’economia delle piattaforme", dice.
"Con questa mossa coraggiosa - spiega Carella - Conad è diventato il primo player italiano della grande distribuzione. Ma siamo certi che questo sia il modello in grado di garantire la sostenibilità economica, ambientale e sociale della distribuzione moderna e organizzata? Siamo certi che la frammentazione imprenditoriale non sia un ostacolo allo sviluppo della digitalizzazione, all’innovazione dei modelli organizzativi, all’innovazione continua di offerta e servizi, all’immissione di cultura manageriale e, soprattutto, ai cambiamenti di paradigma nei modelli di lavoro, che dovrebbero essere basati su una riqualificazione continua".
"Quale contributo - si chiede ancora Carella - di visione e di politiche innovative dobbiamo chiedere ai rappresentanti delle imprese e alla politica nazionale e regionale per favorire lo sviluppo di una distribuzione sostenibile e coerente con i bisogni emergenti dei nuovi consumatori".
Manageritalia, conclude, "rappresenta i dirigenti del settore e, insieme a loro, si rende disponibile a lavorare con i decisori per costruire una visione di futuro".
Di Stefano: "Coronavirus, enormi danni d’immagine per l’Italia"
L’Italia sta subendo un danno d’immagine "enorme" a causa dell’epidemia di Covid-19 in alcune zone del Paese, anche con "giochi sporchi" da parte di "concorrenti", come nel caso della "pizza italiana al coronavirus". Lo dice il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, del Movimento Cinque Stelle, a margine della presentazione, nella sede della Rappresentanza Permanente d’Italia a Bruxelles, di un’iniziativa che mira ad aumentare la trasparenza dei contatti con i lobbisti che operano nella capitale comunitaria.
Coronavirus, annullato forum di Cernobbio
La Confcommercio ha annullato il Forum di Cernobbio previsto per il 20 e 21 marzo prossimi per "evidenti motivi legati all’emergenza coronavirus". Lo annuncia in una nota la confederazione dei commercianti.
Carburanti, nuovi ribassi
Ancora ribassi sulla rete carburanti italiana. A tagliare di 1 centesimo i prezzi raccomandati del Gpl sono oggi Tamoil e Q8, mentre ieri le quotazioni dei prodotti petroliferi in Mediterraneo hanno chiuso per il secondo giorno in territorio positivo dopo una settimana di cali consecutivi.
Quanto ai prezzi praticati sul territorio, si continuano a registrare correzioni al ribasso. In particolare, in base all’elaborazione di ’Quotidiano Energia’ dei dati alle 8 di ieri comunicati dai gestori all’Osservaprezzi carburanti del Mise, il prezzo medio nazionale praticato in modalità self della benzina è a 1,538 euro al litro, con i diversi marchi che vanno da 1,535 a 1,551 euro/litro (no logo 1,528). Il prezzo medio praticato del diesel è invece a 1,424 euro/litro, con le compagnie che passano da 1,422 a 1,438 euro/litro (no logo 1,411).
Quanto al servito, per la verde il prezzo medio praticato è a 1,684 euro/litro, con gli impianti che vanno da 1,642 a 1,763 euro/litro (no logo 1,581), mentre per il diesel la media è di 1,573 euro/litro, con i punti vendita delle compagnie compresi tra 1,534 e 1,662 euro/litro (no logo 1,464). Infine, il Gpl va da 0,616 a 0,635 (no logo 0,612).