Un altro passo verso la rivoluzione nel calcio. Dopo l’introduzione della Goal Line Technology (stagione 2014-2015), del VAR (stagione 2017-2018) e del (stagione in corso), potrebbe arrivare il quarto grande passo: il Challenge. Il mondo del pallone sta pian piano avvicinandosi laddove gli altri sport hanno già osato, sperimentato e innovato. Prima di proseguire, tuttavia, vediamo di tradurre tutto questo inglese. Partiamo dal “Goal Line Technology” che significa letteralmente “tecnologia della linea di porta” e corrisponde praticamente all’Occhio di falco utilizzato nel tennis. Tramite dei sensori installati nella palla e nei legni (pali e traversa) è possibile stabilire con precisione millimetrica se è stata varcata la linea di porta e, quindi, se è stata segnata una rete. Una delle introduzioni più felici e funzionali di sempre, con azzeramento dei cosiddetti “goal fantasma”.
Continuiamo con il VAR. Scritto “Video Assistant Referee” (assistente video arbitrale) e letto “croce e delizia”, questo sistema si rivela essere, allo stesso tempo, vaso di Pandora e panacea. In realtà ciò che oggi si chiama Var, un tempo veniva chiamato “moviola in campo” (utilizzando semplicemente le immagini da rivedere al rallentatore) e fu inventato e introdotto da Carlo Sassi a “La Domenica Sportiva” a fine anni ’60 proprio per correggere decisioni dubbie. Da quando è arrivata la moviola – successivamente perfezionata dal Var - il mondo calcistico non è stato più lo stesso. Ma saltando a piè pari spiegazioni trite e ritrite, l’assistente video è stato successivamente integrato con il Cross Air Offside o “fuorigioco millimetrico” come si suole definirlo. E anche qui nessuno è d’accordo con nessuno. C’è chi approva in maniera radicale la nuova tecnologia, chi invece invoca maggiore tolleranza su una regola calcistica discussa sin da quando è stata introdotta.
Infine passiamo alla rivoluzione numero 4, il Challenge(sfida), anch’esso, probabilmente, destinato ad accendere disquisizioni durature. Quello che per comodità chiameremo “VAR a chiamata” in realtà è già presente nel tennis o “Occhio di falco” con tre chiamate a set (e una quarta nel tie-break), nel football americano con due chiamate a match, nella pallavolo con due challenge a squadra a set, nel basket con una sola a disposizione per partita, ma anche nel baseball e nell’hockey su ghiaccio.
Ma tornando al calcio, come dovrebbe funzionare il Challenge? Ogni allenatore potrebbe avere una chiamata a partita o una per tempo per far verificare una decisione dubbia. Ma in realtà al momento si tratta solo di ipotesi e il grosso sforzo sarà quello di chiarire proprio il numero e le modalità di attuazione del Challenge.
Ma la Federcalcio ha aperto ad una possibile sperimentazione e questo è ciò che più conta.
(Foto da adnkronos.com - si ringrazia)