Galles 4° nel ranking mondiale, Italia al 12° posto. Premesso che questo gap nella classifica tra le nazioni più forti al mondo non deve essere un’attenuante per la pesante sconfitta subita ieri, il divario tecnico tra i dragoni e gli azzurri si è fatto molto sentire durante tutto il match giocato al Millennium Stadium. È la 23ma sconfitta di fila nel Sei Nazioni; vuol dire che non si vince una partita da circa 5 anni. Aldilà del risultato (42-0), per il tecnico Franco Smith il match di esordio sulla panchina italiana è servito per vedere se ci sono stati segnali di discontinuità con il recente passato targato O’Shea. Considerata la debacle, viene subito da dire, ovviamente, che nulla è cambiato. Purtroppo degli 80 minuti di Cardiff, non c’è molto da salvare. Dal punto di vista tecnico, dell’organizzazione del gioco e della disciplina, siamo ancora lontani anni luce da trovare una soluzione che ci metta - quasi - allo stesso livello delle altre compagini europee. I nostri ragazzi fanno molta fatica nell’uscire velocemente dai raggruppamenti e altrettanta, quindi, nell’avanzamento. Non si riescono costruire azioni dalla lunga distanza e le ripartenze sono spesso lente e prevedibili.
Se nella prima frazione di gioco il XV di Smith è riuscito a tenere un buon possesso e a giocare in varie occasioni nei ventidue gallese, regalando, comunque, turnover agli avversari, la seconda parte del match, invece, ha visto gli azzurri rimanere bloccati, con o senza ovale tra le mani, nella loro metà campo. Qualcosa, però, c’è da salvare. Gli avanti, titolari e panchinari, a parte qualche sbavatura del solito Lovotti, ha dato prova non solo di coraggio, uscendo a testa alta in ogni mischia ordinata. Buone le prestazioni di Bradley e dell’esordiente del Petrarca, Niccolò Cannone. Bene anche Canna nel cercare per tutta la partita di dare un po’ di genio e vivacità al gioco. In fine, la cosa che ho maggiormente apprezzato, è stata la determinazione con il quale gli azzurri sono scesi in campo. E forse, per il prossimo match contro una Francia alle prese anch’essa con una fase di rinnovamento, può dare la spinta a fare qualcosa di più del solo e inconcludente possesso senza avanzamento e realizzazione.
(Foto courtesy Federugby)