Mentre i comuni mortali si preparano al rientro dalle ferie, o magari l’hanno superato già da un pezzo, uno degli uomini più influenti del mondo annuncia di voler abbandonare il suo impero per dedicarsi all’attività filantropica. Stiamo parlando del terzo imprenditore più ricco di tutta la Cina, con un patrimonio di 36,5 miliardi di dollari e un gigante dell’e-commerce alle spalle: Jack Ma, fondatore e presidente (ancora per poco) di Alibaba Group. “Voglio morire su una spiaggia, non in un ufficio!”: questa la laconica quanto comprensibile giustificazione all’uscita di scena che sarà ufficializzata il prossimo 10 settembre, in occasione del suo 54esimo compleanno. L’aveva già annunciato in anteprima il New York Times, in uno scoop che ha fatto il giro del mondo nell’arco di poche ore.
Già nel 2013, Ma aveva “abdicato” al ruolo di amministratore delegato in favore di Daniel Zhang, che ha poi assunto la carica di vice presidente e, come molti ipotizzano, sarebbe oggi pronto a salire al vertice dell’azienda sostituendo ancora una volta il fondatore. Quest’ultimo, dal canto suo, può essere descritto come uno dei pochi uomini, nel mondo della finanza, ad aver fatto fortuna contando solo sulle proprie forze. Appassionato della lingua inglese fin dalla tenera età, ne apprese le basi facendo da guida turistica a Hangzhou, città in cui è nato: “Per otto anni ho raggiunto in bicicletta ogni mattina, pedalando per 40 minuti, un albergo vicino al Lago dell’Ovest presso Hangzhou. [...] Portavo gratuitamente in giro turisti, così da poter migliorare il mio inglese. Tale esperienza mi cambiò profondamente, e cominciai a diventare molto più globalizzato della maggior parte dei cinesi. Ciò che imparavo dai miei insegnanti era spesso diverso da ciò che mi raccontavano i turisti” ricorda ancora oggi. Fin da subito, Jack ha manifestato una personalità audace e combattiva: dopo ben due tentativi falliti, riuscì ad entrare nel prestigioso Hangzhou Teacher’s Institute, dove si laureò in lingua inglese appena qualche anno dopo. La passione per la “lingua internazionale” lo portò a voler cambiare il suo nome di battesimo, Yun, in Jack, suggeritogli da una delle turiste con cui aveva stretto amicizia. Forse, in cuor suo, vedeva già davanti a sé un futuro da imprenditore ultramiliardario famoso in tutto il mondo; un futuro che, dopo gli studi universitari, ha costruito in solitudine con costanza e dedizione, oltre che grazie a un pizzico di buona sorte.
Alibaba Group, nata nella sua minuscola stanzetta quando lui, appena 25enne, stava solo “cercando una birra” su Internet, è oggi uno dei più grandi colossi del commercio elettronico del valore di 420 miliardi di dollari. Non c’è operazione finanziaria nazionale in cui l’azienda, che ha ormai inglobato numerose imprese minori, non si trovi coinvolta: dal mercato online alle piattaforme di pagamento e compravendita, dai motori di ricerca per lo shopping ai servizi per il cloud computing (paradigma di erogazione di risorse informatiche, come l’archiviazione, l’elaborazione o la trasmissione di dati, NdR). Secondo le stime aggiornate al 2012, Alibaba avrebbe gestito circa 170 miliardi di dollari in vendite, superando le somme amministrate da eBay e Amazon messi insieme.
Nel lungo percorso che l’ha condotto al successo, ha potuto ispirarsi a diverse figure di spicco, tra cui il magnate contemporaneo Bill Gates e un grande imprenditore d’altri tempi, l’italiano Adriano Olivetti, il cui pensiero gli ha trasmesso l’importanza del lavoro come valore morale e concreta azione sociale. “Ci sono molte cose che posso imparare dal fondatore di Microsoft. Non potrò mai essere ricco come lui, ma c’è una cosa che posso fare meglio di lui: ritirarmi prima” aveva confessato qualche tempo fa, riferendosi a Bill Gates, in un’intervista alla Bloomberg Television. All’epoca nessuno credette fino in fondo all’idea che potesse abbandonare la sua azienda, a cui ha dedicato tutta la sua vita e che gli ha restituito una più che brillante carriera; oggi, tuttavia, Jack sembra voler mantenere la promessa, senza inutili nostalgie, festeggiando il suo addio proprio come si fa con un compleanno. C’è chi dice che non lascerà mai davvero la sua creazione, garantendo un’attenta sorveglianza sull’operato dei nuovi leader; c’è chi, ancora, ipotizza che l’abbandono abbia a che fare con l’inasprimento del clima politico in Cina, paragonando la sua uscita di scena a una vera e propria “fuga”. La verità è che Jack desidera adesso dedicarsi al bene del proprio Paese, condividendo la sua fortuna con chi vive ai margini della società. Dopo aver devoluto circa 3 miliardi del suo patrimonio in beneficenza, infatti, è pronto a finanziare un programma legato all’istruzione nelle zone rurali della Cina.
Faranno bene al pianeta intero, invece, le ultime “idee” lasciate in eredità alla Alibaba, pronte per essere sviluppate: il Virtual Reality Shopping, novità assoluta nel panorama delle vendite online, che permetterà al cliente di entrare nelle boutique e nei negozi di tutto il mondo grazie a una mascherina collegata allo smartphone; il satellite progettato per monitorare lo stato delle coltivazioni agricole e consigliare l’acquisto di prodotti adeguati; la consegna a domicilio con droni, già in fase di sperimentazione nella Terra del Dragone. Considerata l’efficienza dell’azienda che ha fondato, Jack potrebbe veder realizzati con successo questi progetti in un futuro neppure troppo lontano, forse proprio mentre sarà intento a godersi un buon cocktail su una spiaggia caraibica…