“Xolo”Unico film italiano in concorso nella sezione “Panorama Internazionale” del Bif&st 2018

La nostra intervista al regista Giuseppe Valentino

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Tra i lungometraggi in gara, per questa nona edizione della rassegna cinematografica pugliese, il film del regista di Cerignola, presentato nel Teatro Petruzzelli di Bari in Anteprima Nazionale, ha incuriosito critici e operatori del settore per la sua originalità.

Un film un po’ off dai circuiti ufficiali – ha voluto subito chiarire alla presentazione il regista quarantenne – un viaggio compiuto tutti insieme in grandissima libertà alla scoperta continua dei territori”.

Tratto da una storia realmente accaduta, il film è stato girato, quasi tutto in esterni, in Puglia, nelle campagne della Capitanata, laddove i colori di una terra arsa e desolata si prestano a ricreare scenari di un moderno western.

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La vicenda di Rosa, interpretata da una convincente Angela Neiman, già premiata al Black Star Film Festival di Accra in Ghana come migliore attrice protagonista, narra un fatto di cronaca realmente accaduto. “Xolo nasce dal desiderio di raccontare una storia accaduta ad una donna a me molto vicina. Ho scritto la sua vicenda mentre lei era in carcere per scontare la pena di omicidio”.

La vita routinaria della protagonista trova, nel racconto, l’occasione della spinta verso un viaggio interiore, grazie a Nathaniel, il francese di passaggio per un pieno, presso la stazione di benzina in cui la donna lavora. L’uomo entrerà prepotentemente nella sua vita, creando orizzonti alternativi.

La storia raccontata nel lungometraggio ruota intorno ad una figura quasi complementare nel film: si tratta di un cane, Xolo, che ne ha ispirato il titolo e che si rivelerà figura chiave nella vicenda.

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Presso il Circolo Barion di Bari, luogo deputato allo svolgimento delle conferenze stampa ufficiali che seguono le proiezioni dei lavori, abbiamo raccolto un commento dal regista di “Xolo”, Giuseppe Valentino.

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Questo lungometraggio sembra avere voglia di correre: già presentato al Santiago del Estero Film Festival, al WIIF Film Festival in Lituania e al Black Star Film Festival di Accra in Ghana, approda in questi giorni al Bif&st di Bari. Si aspettava questo risultato o l’ha colta di sorpresa?

“Quando abbiamo cominciato a pensare al progetto eravamo chiaramente molto motivati ed è normale che ci si auguri il meglio. Avremmo voluto partecipare ad altri festival italiani, ma devo dire che il Bif&st è il primo che ha selezionato il nostro film. Probabilmente mi aspettavo che andasse meglio nel nostro Paese, visto che è un film italiano, invece è andato molto meglio all’estero”.

Quali sono i punti forti della storia raccontata nel film?

“La prima cosa che mi viene in mente è il significato della libertà individuale e di indipendenza attraverso il cammino filosofico di un individuo, di scelte e di etica, che non dipendono da altri, mentre la protagonista del film cerca un’emancipazione, la libertà, attraverso delle figure maschili”.

Cosa ha determinato la scelta dei luoghi in cui avete lavorato?

“La storia del film parte con l’ambientazione nelle zone più aride e desertiche del Tavoliere delle Puglie, lì dove i personaggi vivono, ma il film è un road movie, e nell’evolvere della storia l’ambientazione prende i colori più rassicuranti del sole e del mare, tipici dei paesaggi garganici. Quindi tanto paesaggio arido, ma anche tanta bellezza paesaggistica della costa.

Le scene per lo più sono state girate nella piana di Siponto e sul lago di Varano, a completare la campagna intorno a Cerignola e in tutto il Tavoliere delle Puglie”.

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C’è un’idea di sperimentazione nel lavoro? Quali sono gli elementi che lo differenziano dalle produzioni italiane?

“Si tratta di un film drammatico, che narra di una storia d’amore, sicuramente non tipico del panorama italiano in quanto visivamente molto diverso, ma non parlerei di sperimentazione”.

Questo film è una produzione totalmente indipendente. Quali difficoltà avete dovuto affrontare dall’inizio del progetto?

“Abbiamo incontrato difficoltà immense, il film è soprattutto un’operazione economica quindi occorrono fondi. Lavorare senza mezzi economici comporta un grandissimo sacrificio soprattutto fisico, in quanto la produzione è stata lunghissima. E’ imprescindibile che la produzione di un film sia legata alla disponibilità di denaro”.

In un periodo di “stato di grazia” del dialetto foggiano, rivalutato grazie alle scorribande del duo Pio e Amedeo, non la incuriosisce l’idea di misurarsi con una forma espressiva così alternativa?

“Perché no? Il dialetto è sempre un pozzo di saggezza da dove si può attingere a livello musicale e a livello di fantasia dell’uso del linguaggio. Se dovessi avere la sceneggiatura giusta, penso che sarebbe una bellissima esperienza”.

Quale beneficio il Cinema può trarre dalle manifestazioni del settore?

“Il Bif&st, per esempio, fa un lavoro unico in Italia, quello di agganciare la cultura del cinema italiano degli anni passati, ed i loro protagonisti, con le produzioni locali, in un legame indissolubile. E’ bello che questa realtà esista in Puglia, un territorio che produce tanta cinematografia. Occorre solo coraggio nel raccontare storie più ricercate”.

E speriamo che il Bif&st porti bene a “Xolo”…

“E’ una bella vetrina, spero proprio di sì!”.

Maria Cristina Negro

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