“Van Gogh. I colori della vita”

La famiglia Roulin raffigurata nelle opere del grande pittore olandese: quando l’ordinarietà incontra l’arte

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Non di rado personaggi comuni, del tutto ordinari nel loro modo di vivere, diventano protagonisti di opere celebri e immortali. È accaduto con la famosissima Monna Lisa, contesa dai musei di tutto il mondo, così come per alcuni dei soggetti ritratti dall’indimenticato Vincent Van Gogh. In questo caso non si tratta di un solo personaggio, ma di un’intera famiglia: madre, padre e tre figli. Di certo non personaggi della bella società ma un semplice postino, il signor Roulin, con una moglie, casalinga, due giovani figli, cui nell’estate del 1888 si aggiunse una neonata. Un nucleo familiare a cui Van Gogh era estremamente legato dal punto di vista affettivo, forse proprio perché lui stesso era stato privato di esperienze simili nel corso della sua infanzia.

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I tre ritratti dei Roulin saranno al San Gaetano di Padova, dal 10 ottobre, nella mostra “Van Gogh. I colori della vita”, promossa da Linea d’ombra e dal Comune di Padova, main sponsor Gruppo Baccini, con la curatela di Marco Goldin. Il ritratto del capofamiglia, Joseph, quasi fluorescente nel suo giallo assoluto; con un fondo tutto fiorito quello della moglie; meraviglioso, e come di presentazione su una soglia, quello del giovane Armand. I due ritratti maschili tra l’altro realizzati nel tempo in cui Gauguin abitava nella Casa Gialla.

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Van Gogh ebbe per i Roulin - sottolinea Marco Goldin - certamente un pensiero unitario, che poi sviluppò nei singoli ritratti, ognuno dei quali conta almeno su una doppia versione, se non molte di più se pensiamo a Joseph e a sua moglie. Van Gogh si dimostrò interessato all’uso di colori di forte impronta sulla tela, assoggettati al contrasto tra i complementari di modo da offrire quella sua sempre inesausta espressività del colore. Un colore mai inutile e mai banale, ma ogni giorno, ogni ora, necessitato. Un tipo di ritratto un po’ alla Daumier, pittore che Van Gogh stimava molto per la sua capacità di andare oltre la fisionomia delle persone e catturare l’essenza di un volto”.

Daniela Diaferio

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