“LA SPOSA DI BUDDHA”

ULTIMO CAPITOLO - LE API D’ORO

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Siamo in classe, in una terza elementare al Dante, nella città di Messina. Io sono la supplente; lezione di geografia. "Andiamo a pagina 131 del sussidiario. Legge Iris".

“Messina e la politica del grano.

Ricostruita dopo il terremoto del 1908, Messina ha un aspetto moderno. La statua della Madonna della lettera domina lo Stretto che è largo circa tre chilometri. Fu detta anticamente, per l’abbondanza dei suoi raccolti, il granaio di Roma...”.

Iris smette di leggere, perché dalla finestra aperta dell’aula è entrata un’ape. I bambini si alzano in piedi cercando di schivare il prezioso insetto, mentre Iris tira un sospiro di sollievo, perché non ha voglia di leggere mentre tutti sono distratti dalla nuova ospite. L’ape vola via, disturbata probabilmente dal frastuono, ed io capisco che la lezione di geografia è terminata. Invito i bambini a sedersi, e facciamo il gioco dei nomi. Il gioco consiste nel cercare il significato del nome di ciascun alunno, affinché sia spunto per fornire contributi utili al prosieguo della lezione per renderla interessante.

Iris… Chiamo di nuovo ad alzarsi in piedi la piccola Iris. "Il tuo nome significa arcobaleno. Ed è anche un fiore" la informo.

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“Anche lo stemma reale del re merovingio Clodoveo era rappresentato dall’iris. Il nome latino dell’iris è gladiolus, o piccola spada, e l’iris a tre foglie della casa reale francese è un simbolo maschile. Iris puoi sederti, grazie. Ora disegneremo tutti l’iris e faremo una ricerca su questo fiore. Mentre voi disegnerete, io vi racconterò una storia di un re e delle api. Circa quattro secoli fa è venuta alla luce per merito di scavi la tomba del re merovingio Childerico I; all’interno della tomba furono trovate trecento api d’oro. L’ape era uno dei simboli della famiglia reale dei Merovingi”.

Iris interviene alzando la mano e chiede la parola.

“Le colonie di api riconoscono l’ape femmina come regina, e sono quindi colonie matriarcali”.

“Brava Iris, e che altro sappiamo delle api?”

Alza la mano e chiede la parola Saretta, che timidamente ci informa che l’ape è la brava artigiana che produce il miele. Tutti i bambini ridono… “perchè è ovvio che si sa” … dicono gli altri, continuando a disegnare.

Molto probabilmente, la decisione di mettere le api d’oro nella tomba è stata presa per comunicare che la discendenza reale della famiglia dei Merovingi, della stirpe di Davide da cui discende Gesù, era stata trasmessa per via materna da Maria Maddalena, la regina vedova, e sua figlia, che secondo la leggenda era chiamata Sara (questo rimane un pensiero, che faccio tra me e me).

“Sara: vuoi sapere cosa significa il tuo nome? Il nome Sara in aramaico significa principessa. Ed ora vi racconto di una principessa di nome Sara, la figlia di Gesù e Maddalena. Naturalmente è una leggenda, puntualizzo. Pare che in un ridente paesino della costa francese, ogni anno si celebri una festa in onore di Sara, che in base alla leggenda è la figlia di Gesù, nata dopo la fuga di Maria Maddalena ad Alessandria. Lei, come i principi della stirpe di Davide, è simbolicamente nera. E la Maddalena era chiamata coppa, nel senso che lei era la coppa del sangue che portò nel suo grembo la dinastia reale”.

L’ABATE E LA CERVA

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Un uomo dal volto severo con una cappa scura mi viene incontro, mentre conduce una cerva al guinzaglio. Il suo nome è Gilles, san Egidio, e il suo compito è quello di guidarmi nel mondo astrale che non conosco, mentre mi invita a parlare ascoltandomi con attenzione. Si esprime con un impeccabile francese e mi informa che, se lo desidero, posso bere del latte di cerva. Le mie domande sono tante, e so che lui risponderà puntuale e corretto ad ogni mia perplessità. Non dimentico di essere Nabhila, e la mia curiosità verso le cose del mondo terreno è ancora palpabile. Sono consapevole che la mia voglia di insegnare e di apprendere mi porterà inevitabilmente a voler accettare una nuova sfida. La guida dice di essere un abate. In verità ora lo riconosco: mia madre in un cassetto, tra i suoi collant e i rosari, conservava una figurina che lo raffigura e che spesso diventava un segnalibro, compagno fedele delle sue letture.

Susy Tolomeo

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