Πνεύμα NELL’ARTE:IL RESTAURATORE
Di Doriana Greco (Scuola di Alta formazione per l’insegnamento del Restauro MiBACT)
Potrebbe essere facile ipotizzare che sia passato per la mente di molti, malauguratamente grazie ad alcuni eventi recenti, il pensiero di quanto sia facile ottenere una notevole visibilità attraverso le varie piattaforme social: pubblicando video, foto, anche articoli su svariati argomenti, senza particolare preoccupazione riguardo il loro effettivo fondamento. Il tutto funzionale a perseguire una certa notorietà, anche effimera che sia.
Vi è però una figura che per mestiere si muove controcorrente: il restauratore. Completamento alieno a questi meccanismi è colui che persegue l’invisibilità secondo principi pratici e teorici. Non si può nascondere il fatto che sia alquanto difficile da concepire un mestiere in cui si considera una persona tanto più brava, quanto meno ci si accorga del lavoro da lui eseguito. Anzi, è proprio quando l’intervento risulta lampante agli occhi dei più che si crea un’ondata di sdegno nei confronti di chi, senza alcuna competenza, ha irrimediabilmente deturpato un’opera d’arte nella sua natura; si veda il caso del recente “restauro” dell’Immacolata Concezione di Esteban Murillo.
Dare nuovo respiro a un manufatto artistico senza mutarne le fattezze, rispettandone la storia conservativa e i segni del tempo, inevitabilmente presenti: questo è l’obiettivo che si pone questa peculiare figura operante nel vastissimo mondo dei beni culturali. La parola “respiro” è usata in quanto molte operazioni si discostano di poco da quelle di veri e propri medici: dalle indagini radiografiche, alle TAC, all’uso di flebo di materiale consolidante in sculture lignee. Succede anche spesso che molte statue vengano trasportate su carrelli, i quali possono rimandare alle barelle di un pronto soccorso. Nonostante la diversità intrinseca delle professionalità di restauratore e medico, si condivide la profonda consapevolezza di un’incommensurabile responsabilità su ciò su cui si va ad operare, nel senso più vivo del termine. La scrittrice Marguerite Yourcenar asserisce in merito: “…materiali duri modellati a imitazione delle forme della vita organica hanno subìto, a loro modo, l’equivalente della fatica, dell’invecchiamento, della sventura. Sono mutati come il tempo ci muta.” [1]
Una delle altre caratteristiche che contribuisce alla singolarità del restauratore è l’essere un baluardo della conservazione quando attualmente domina la cultura dell’usa e getta, del continuo sostituire il vecchio con il nuovo, o meglio, con il “più nuovo”, in cui è ben poco ciò che effettivamente è creato per durare nel tempo. E’ vero anche che è facile constatare quanto sia impari la sfida
[1] Margherite Yourcenar, Il Tempo grande scultore, trad. di Giuseppe Guglielmi, Einaudi, 1985-2012, pp. 51
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