EMILIO MASINA: "LA SPERANZA CHE ABBIAMO DI DURARE"

Consigli di lettura

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La speranza che abbiamo di durare è un romanzo straordinario e come, da taluni a giusto titolo affermato, “coraggioso” nella cui trama in cui converge, senza cedimenti ad astrazioni immaginarie, la competenza professionale dell’autore.

cms_30551/Emilio-Masina.jpgEmilio Masina è uno psicoanalista membro Ordinario Società Psicoanalitica Italiana. Gli ho chiesto per i lettori di International Web Post di raccontarsi.

Dopo la laurea in psicologia mi sono specializzato in Psicoterapia dell’infanzia dell’adolescenza e della coppia con l’Asne-SIPPsia e, poi, in Psicologia clinica alla “Sapienza” . Ho lavorato a lungo nel reparto di Psicoterapia dell’Età Evolutiva all’Istituto di Neuropsichiatria Infantile, nel Servizio di Medicina Psicosomatica dell’Ospedale S. Giacomo e, poi, per dieci anni, in un Servizio psicopedagogico del Comune di Roma (con gli asili nido, le scuole materne e come perito per gli affidamenti preadottivi). Sono stato a lungo CTU del Tribunale dei Minorenni e nel 1996 ho fondato con un gruppo di colleghi la cooperativa sociale (Onlus) di aiuto psicologico agli adolescenti Rifornimento in volo. Nell’ambito della coop mi sono occupato particolarmente del lavoro di accoglimento e di analisi della domanda dei pazienti, dell’attività di consulenza nelle scuole e di supervisione nel lavoro con le coppie e con le famiglie. Per dieci anni sono stato professore a contratto per la cattedra di Laboratorio sul disagio adolescenziale alla Sapienza e docente della scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica, intervento clinico e analisi della domanda (SPS), diretta dal prof. Renzo Carli. Sono stato anche socio dell’ARPad, l’Associazione Romana per la Psicoterapia dell’Adolescenza e del giovane adulto fondata dal prof. Arnaldo Novelletto e con lui ho curato i volumi “La trattabilità in adolescenza” e “Disturbi di personalità in adolescenza”, per la Franco Angeli. Lavoro nel mio studio di Roma come psicoterapeuta e psicoanalista. “La speranza che abbiamo di durare” è il mio primo romanzo.

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Il libro può essere considerato come un romanzo di formazione professionale dello psicoanalista in cui l’autore usa la storia di una immaginaria terapia come pretesto per divulgare alcune delle problematiche più avvincenti della psicoanalisi.

La paziente Lavinia, per via del transfert, vive il dottore come se fosse il padre e la madre abbandonici e frustranti della sua infanzia e, per proteggersi da questi sentimenti dolorosi, cerca di indurlo ad abbandonare il suo ruolo analitico e a gratificare direttamente i propri bisogni affettivi. L’analista, che sta attraversando un difficile momento di vita sia a causa del manifestarsi dei primi sentimenti depressivi dovuti all’avvicinarsi della vecchiaia, sia per la crisi sentimentale con la moglie, oscilla fra il mantenere fermo il suo ruolo terapeutico e la tentazione di abbandonarlo, per corrispondere i sentimenti amorosi della paziente.

Accanto alla storia principale si muovono quelle di altri pazienti presi nel loro dolore esistenziale e della società italiana in crisi profonda.

Un terzo tema del romanzo riguarda le vicende della Psicoanalisi nel contesto contemporaneo. Proletarizzazione dei pazienti e relative aspettative di un trattamento magico e risolutore, abusi e scorrettezze da parte degli psicoterapeuti, concorrenza di psicoterapie meno impegnative e dei farmaci di nuova generazione (per non parlare dei conflitti interni allo stesso movimento psicoanalitico) stanno mettendo a repentaglio le sorti di questa affascinante e ancora valida disciplina.

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La speranza che abbiamo di durare è, in buona sostanza, il racconto intensissimo del rapporto umano che si crea tra paziente e psicoanalista che mostra, in un raccontare che in filigrana si percepisce come un raccontarsi . Ciò grazie all’abile cifra espressiva di una narrazione che scorre fluidamente consentendo al lettore di cogliere efficacemente la sostanziale polisemanticità in cui si snoda la diacronica performante di ogni momento della storia.

Una storia che si incentra su un rapporto psicanalitico che si snatura inerzialmente in una metamorfosi in cui vengono a ribaltarsi le categorie convenzionali di terapeuta e paziente: l’amore tra i protagonisti fa sì che la relazione venga a decontestualizzarsi dal perimetro clinico per proiettarsi nell’ universo smisurato delle fragilità, delle esperienze vissute, delle emozioni e dei sentimenti che, con attributi variabili in ragione delle pulsioni emotive, coesistono in dialettiche - più o meno antitetiche, avversariali o armoniche - nella diacronica esistenziale di ciascuno dei protagonisti.

Antonella Giordano

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Rossella Fioravanti

Molto interessante questo primo romanzo scritto dallo psicanalista Masina che,come ogni buon psichiatra o psicologo, è , naturalmente persona molto sensibile o non potrebbe fare il lavoro che fa. In questo libro viene raccontato l’amore esploso tra paziente e psicanalista, tema caro all’autore e un po’ a tutti i professionisti che vorrebbero dare da un lato tutta la disponibilità possibile al paziente senza legarcisi troppo, però. Ricordo che nel film “Genio ribelle” il protagonista ha assolutamente bisogno di piangere a dirotto, tra le braccia di una figura paterna, situazione che si avvera ma che in teoria non dovrebbe essere. Anch’io , molto tempo fa, andai da una psicologa, anch’io ero a terra avevo bisogno di un forte abbraccio che non arrivò mai. Non volle darmi del tu e cercò di allungare le distanze. E così la accontentai. Con passo malfermo, dovuto alla mia malattia, me ne andai senza voltarmi....
Commento del 20:36 20/05/2023 | Leggi articolo...



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