Verità lacunosa sull’esplosione nucleare in Russia

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Sospetti, confusione generale, informazioni centellinate dal governo russo: la ricostruzione degli eventi avvenuti l’8 agosto 2019, nella regione nordoccidentale di Arkhangelsk, procede gradualmente. Inizialmente, in seguito a un picco di radiazioni registrate nella città di Severodvnisk - che ha comportato, tra l’altro, la chiusura di una baia sul Mar Bianco -, il ministero della Difesa aveva rivelato l’esplosione del motore di un missile a combustibile liquido. Con il trascorrere dei giorni, però, è venuta alla luce la notizia della morte di cinque addetti ai lavori e di altri tre feriti, tutti coinvolti, nella manutenzione di una fonte isotopica di energia per un motore a combustibile liquido. Infine, solo l’11 agosto, così come riportato su La Repubblica, vi è una dichiarazione ufficiale dell’istituto panrusso di Fisica sperimentale di Sarov, il quale ammette che i ricercatori erano impegnati nella creazione di piccole fonti di energia con materiali radioattivi. Secondo alcuni esperti statunitensi, il test fallito potrebbe essere legato al missile da crociera Burevestnik (Skyfall), su cui il presidente Vladimir Putin si è pronunciato, con orgoglio, mesi fa.

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La situazione è grave, seppur non paragonabile al disastro di Chernobyl: era il 1986 quando, a seguito dell’incidente presso la centrale nucleare Lenin, materiali radioattivi furono rilasciati nell’ambiente, contaminandolo in modo catastrofico e irreversibile. Furono rapide le evacuazioni e ardui i tentativi nel contenere le nefaste conseguenze dell’incidente; gli effetti del disastro sono rilevabili ancora oggi, cause di innumerevoli tumori diagnosticati, soprattutto a livello tiroideo.

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La verità sulla portata del disastro russo del 1986 non venne immediatamente a galla. Interessi economici e politici, tesi a preservare un volto pulito e innocente dei colpevoli, portarono a sottovalutare i terribili esiti dell’incidente, conducendo ad una lacunosa divulgazione dei fatti e a non adeguate misure di sicurezza. La speranza odierna risiede nell’idea che l’uomo sia in grado di apprendere dai suoi errori e sia in grado di avvalersi sempre più delle giuste precauzioni: i lavori sul nuovo armamentario, infatti, continueranno nonostante il fallimento avvenuto e il pericolo corso. Il capo di Rosatom, Likhachev, afferma: “Il miglior modo di onorare la memora dei morti sarà lavorare ancora a nuove armi”.

Elena Indraccolo

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