Venezia Mose, paratoie alzate(Altre News)

Palamara presenta ricorso contro espulsione da Anm - Caso Bellomo, ex consigliere di Stato torna ai domiciliari - Roma, elicottero precipita nel Tevere a Nazzano

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Mose, paratoie alzate: Venezia isolata dal mare per la prima volta

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"Siamo qui per un test, non è passerella". Il premier Giuseppe Conte, assieme alla ministra delle infrastrutture Paola De Micheli e al ministro degli interni Luciana Lamorgese, oggi all’isola artificiale davanti al Lido per la cerimonia di avvio del test dove per la prima volta tutte le 78 paratoie del Mose alle tre bocche di porto della Laguna si sono alzate in contemporanea. Il sollevamento è stato completato alle 12,25: così per la prima volta nella sua storia, la laguna di Venezia è stata isolata dal mare.

Al suo arrivo Conte ha salutato, con il tocco del gomito, il governatore veneto Luca Zaia, tra loro un brevissimo scambio di battute. Prima del test, premier e ministri hanno visitato la control room da dove è stato dato il via all’operazione. Secondo il premier, l’opera sarà "completa nel 2021 ma siamo in anticipo sui tempi". Conte ha quindi premuto il pulsante per l’innalzamento delle 78 paratoie. Prima di premere il pulsante, il presidente del Consiglio si è concesso una battuta sui ritardi, scherzando con il tecnico, dai capelli bianchi, che accanto a lui ha dato via all’attivazione del sistema: "Quando ha iniziato la progettazione del Mose era all’ultimo anno di ingegneria".

CONTE - "C’è da lavorare alla manutenzione e al finanziamento di quest’opera, non ci distraiamo dai problemi pratici", anzi "vogliamo che già questo intervento, questo strumento possa trovare collocazione in sede di conversione del decreto semplificazioni. Dobbiamo affrettarci, non dobbiamo farci trovare impreparati", ha detto il premier Giuseppe Conte nel suo intervento.

Quella del Mose, spiega il premier, "non è una cerimonia di inaugurazione, siamo qui per un test, non per una passerella, perché il governo vuole toccare con mano, verificare l’andamento dei lavori". Il Mose "è una poderosa opera che attende da anni il completamento, una barriera che è nata tra tante polemiche per un obiettivo concreto: salvaguardare Venezia dall’acqua alta. Per questo quando siamo venuti qui" per l’emergenza, "per verificare i danni, quando qui abbiamo visto devastazione e angoscia, abbiamo toccato con mano la sofferenza della città e ci siamo fatti una promessa: il Mose va completato". Ora "siamo qui augurandoci possa funzionare". "La completeremo nel 2021", ma "abbiamo anticipato i tempi: se il funzionamento risponderà alle aspettative nel prossimo autunno avremo quello che abbiamo promesso anche in anticipo rispetto al 2021", ha spiegato.

"E’ giusto avere dubbi, è giusta la dialettica, ma dico anche a chi sta protestando, a chi ha grandi perplessità, ai cittadini e intellettuali: concentriamoci sull’obiettivo di completare il Mose, auguriamoci tutti che funzioni", ha detto quindi il premier in riferimento alle proteste durante la cerimonia. A protestare contro il Mose sono arrivate in mattinata anche una decina di barche di ambientalisti che hanno sostato in bacino di San Marco, a debita distanza dalle dighe alla bocca di porto del Lido.

"Capisco perfettamente le proteste, le preoccupazioni per la salvaguardia dell’ambiente - ha ribadito poi il presidente del Consiglio nel corso di un successivo punto stampa - ma ora siamo all’ultimo miglio, sarebbe assurdo non lavorare tutti" nella stessa direzione "e auspicare che funzioni. Il nostro obiettivo è preservare, difendere Venezia, come dicono qui, dall’acqua granda".

"L’acqua alta mette ad alto rischio" Venezia "e il tessuto economico, rischia di deturpare un meraviglioso patrimonio artistico. Come governo ci impegnamo", avendo "consapevolezza degli interessi in gioco", ha detto ancora, aggiungendo: "Il governatore Zaia ha evocato una figura di grande tradizione storica, risalente al ’500 addirittura. In realtà col magistrato alle acque si assumerebbe la responsabilità di un’opera estremamente complessa una singola persone, mentre la struttura" a cui lavora il governo "sarà collegiale e vi faranno parte tutte persone che hanno titolo, anche a livello territoriale".

La manutenzione del Mose "costerà sicuramente, milione in più milione meno ma sarà costosa e impegnativa". Quanto all’"approvvigionamento" delle risorse, "stiamo predeterminando per consentire un finanziamento che dovrà essere costante e annuale", ha precisato il premier, aggiungendo che "l’impegno del governo su Venezia è massimo. Siamo arrivati a oltre 100 milioni per l’ultima acqua calda. Abbiamo lavorato per creare le premesse per fare arrivare finanziamenti Ue cospicui, stiamo lavorando al protocollo per il fango, dunque il dossier Venezia non si può dire che trovi il governo distratto".

ZAIA - "Ci preoccupa la partita della gestione perché è una partita che vale 80, 100 milioni di euro all’anno e non sono pochi. E’ una tematica che dovremo affrontare all’interno dei ragionamenti della Legge Speciale", ha sottolineato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, nella conferenza stampa prima della prova generale. Il governatore del Veneto si è quindi rivolto direttamente al premier Conte: "Se lei presidente del Consiglio volesse fare un grande dono al Veneto, potrebbe rivedere una scelta infelice e improvvida del Governo Renzi del 13 giugno 2014. In quell’occasione, infatti, ha decretato la fine del Magistrato alle Acque nato nel 1501. Io direi che è ora di ripristinare questo ragionamento, di portarlo avanti e di dare la gestione al Comune perché se c’è l’acqua alta è giusto che il sindaco risponda ai cittadini e governi tutta la partita", ha concluso Zaia.

SPITZ: "NON E’ FINITO" - Il commissario straordinario per il Mose Elisabetta Spitz intervenendo alla cerimonia del primo test ha dato il benvenuto al premier Giuseppe Conte nel “l’isola che non c’era”. “Si tratta di un’isola artificiale realizzata alla bocca di porto del Lido di Venezia. Un’opera che vede 1000km di tubazioni, 100km di cavi elettrici e gia’ dal prossimo autunno in caso di maree alte o altissime saremo in grado di sollevare le paratorie e proteggere dall’acqua alta le isole della laguna e la citta’ di Venezia”, ha spiegato.

“Il Mose non e’ finito -ci sono ancora 18 mesi di lavori e test per arrivare alla fine dei lavori e un collaudo finale e poi alcuni anni di rodaggio per l’avviamento e l’ottimizzazione del processo gestionale quindi da domani saremo di nuovo al lavoro”, ha concluso.

BRUGNARO - "Non mi associo al ringraziamento verso tutti quelli che si sono succeduti alla costruzione del Mose, la storia giudicherà , ma sono sempre stato un grande sostenitore di quest’opera", ha detto il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro alla cerimonia. "Solo con l’ingegneria e la tecnica e il lavoro di tante persone che ci hanno messo il cuore - ha sottolineato Brugnaro - si e’ arrivati a fare quest’opera grandissima. Io rappresento chi beneficerà di quest’opera, i ’clienti’ cittadini che ogni anno vanno sotto acqua. Spero che si possa trovare in modo veloce un modello di gestione del Mose, un gruppo di lavoro con tutta la città".

DE MICHELI - “Non mancheranno le risorse, non mancherà il disegno strategico, perché per noi la difesa di Venezia e del suo straordinario patrimonio è una questione quotidiana e non solo una questione straordinariamente eccezionale”. Lo dice la ministra dei Trasporti Paola De Micheli nel corso della conferenza stampa a margine del test.

“Le scelte che stiamo facendo sono di concretezza- aggiunge- il Protocollo fanghi è pronto ed è nel dl Semplificazioni, e vi entrerà, in accordo con il ministro Costa, una norma che definirà il profilo attuale e futuro della gestione quindi siamo pronti e a settimane entrerà in vigore”.

Palamara presenta ricorso contro espulsione da Anm

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Luca Palamara ha presentato ricorso contro l’espulsione dall’Associazione nazionale magistrati. Lo ha reso noto il presidente dell’Anm, Luca Poniz, aprendo il comitato direttivo centrale . Il ricorso, che era già stato annunciato dallo stesso Palamara subito dopo la decisione dell’espulsione, sarà esaminato dall’assemblea convocata per il 19 settembre.

Luca Palamara "non è un capro espiatorio" e la decisione di espellerlo dall’Associazione nazionale magistrati "non è stata una decisione eccentrica rispetto ai fatti emersi ma l’esito di un procedimento disciplinare gestito con tempestività e correttezza", ha ribadito Poniz aprendo il comitato direttivo centrale. Quanto ai fatti nuovi emersi dalle chat del cellulare di Palamara, essi "pongono un problema diverso e aggiuntivo su cui non abbiamo esitato a spendere parole dure e assumeremo azioni conseguenti quando avremo tutti gli atti che abbiamo chiesto con insistenza a Perugia - ha aggiunto Poniz - Il difensore che abbiamo nominato sta interloquendo con la procura e confidiamo che il nuovo capo che si è da poco insediato ci dia risposte".

ANM - "L’Associazione nazionale magistrati e la magistratura tutta sono stati esposti ad attacchi concentrici, in relazione a molteplici vicende utilizzate in vari modi come pretesto per attacchi circolari. Pur muovendo da una vicenda di indubbia gravità, il cosiddetto caso Palamara, questa è diventata pretesto per critiche di ogni genere" denuncia il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Poniz, intervenendo al comitato direttivo centrale. Poniz ha richiamato anche, tra altri episodi, senza un esplicito riferimento, il caso dell’audio del giudice Amedeo Franco sulla sentenza di condanna a Silvio Berlusconi. "Tutto questo è diventato un’occasione impensabile per attacchi il cui obiettivo è non solo l’Anm ma tutta la giurisdizione, il suo funzionamento e la sua legittimazione". Il presidente dell’Anm ha poi parlato di "vere e proprie aggressioni, se non vilipendi", ai danni della magistratura e ha annunciato che l’Anm è "pronta a valutare ogni azione di autotutela a presidio di tutta la magistratura". Autotutela che però "non preclude iniziative di autocritica e valutazione di quello che non ha funzionato", ha assicurato Poniz.

FERRI - "Il mio ruolo di parlamentare è per me incompatibile con quello di iscritto all’Anm . Da quando sono entrato in Parlamento, ormai due anni fa, non sono più socio. Non è una notizia di oggi, ma che risale almeno al 2018. L’Anm non aveva altra scelta che prenderne atto, non doveva neppure essere iniziato come avevano correttamente detto da principio i Probiviri senza alcuna incertezza ed all’unanimità". Così il deputato di Iv, Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa. "Ora -spiega- posso aggiungere che comunque fossi in servizio allo Stato non mi riconoscerei più in questa Anm, troppa ipocrisia , conflittualità e doppiopesismo . Quando si giudica ci vuole sempre serenità , imparzialità, equilibrio e buon senso. Mai pregiudizi o voglia di dare risposte mediatiche".

Caso Bellomo, ex consigliere di Stato torna ai domiciliari

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Il tribunale del Riesame di Bari ha ripristinato i domiciliari per Francesco Bellomo, ex consigliere di Stato, arrestato il 9 luglio del 2019 con le accuse di maltrattamenti ed estorsione ai danni di una ricercatrice e di tre ex borsiste e allieve che frequentavano corsi post universitari di cui era docente e direttore scientifico nella sua scuola di formazione ’Diritto e Scienza’, finalizzati alla partecipazione al concorso in magistratura. Il 29 luglio del 2019, sempre dal riesame, la custodia ai domiciliari venne revocata e trasformata in una misura interdittiva dell’esercizio del ruolo di docente per un anno.

Inoltre il tribunale del riesame aveva riqualificato il reato di estorsione trasformandolo in violenza privata mentre il reato di maltrattamenti venne trasformato in tentata violenza privata e stalking. Il ricorso venne parzialmente accolto. Il 23 gennaio scorso la Corte di Cassazione ha annullato il provvedimento, accogliendo in parte il ricorso della Procura, e lo ha rinviato di nuovo al Riesame (ma a un altro collegio) che ha deciso ieri di ripristinare i domiciliari. Intanto la Procura della Repubblica il 17 gennaio ha chiesto il rinvio a giudizio di Bellomo.

Il nuovo Riesame ha mantenuto la decisione di riqualificare i reati come deciso dal primo Riesame. Secondo l’accusa Bellomo avrebbe costretto le sue ex allieve al rispetto di determinati obblighi, relativi ad esempio all’abbigliamento, e comportamenti a pena di decadenza automatica della borsa di studio. L’ex consigliere di Stato è anche indagato per calunnia e minaccia nei confronti dell’attuale presidente del Consiglio Giuseppe Conte, all’epoca dei fatti vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa, e di Concetta Plantamura.

I due erano in quel periodo rispettivamente presidente e componente della commissione disciplinare chiamata a pronunciarsi su Bellomo quando nel 2017 fu sottoposto a procedimento disciplinare. Poi venne destituito dal Consiglio di Stato. Anche su questo Bellomo dovrà rispondere nel processo.

Roma, elicottero precipita nel Tevere a Nazzano

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E’ stato individuato sul fondale del Tevere, nella zona della riserva naturale di Nazzano Romano, l’elicottero privato visto cadere questo pomeriggio nel fiume da alcuni testimoni. Lo riferiscono all’Adnkronos fonti investigative. Il velivolo, definito dai testimoni "piccolo", forse un elicottero, è stato localizzato sul fondale del Tevere dai carabinieri e dai vigili del fuoco con ecoscandaglio. Ancora non si hanno notizie delle persone che erano a bordo. Le operazioni di recupero del velivolo, data la complessità e la necessità di mezzi speciali, non dovrebbero iniziare prima di domani mattina, da quanto si apprende. Sul posto sono presenti i carabinieri della compagnia di Monterotondo, della stazione Torrita Tiberina e i subacquei del comando provinciale, oltre a due squadre di terra e ai sommozzatori dei vigili del fuoco. Il velivolo era stato visto toccare i fili dell’alta tensione e cadere nel fiume da alcune persone che stavano facendo bird-watching nella riserva naturale.

Secondo una prima ricostruzione, un uomo che stava facendo bird-watching all’interno di una cabina della riserva naturale ha dato l’allarme, riferendo di avere visto un elicottero privato toccare i fili dell’alta tensione e cadere nel fiume, a poche decine di metri dalla sua postazione.

"I guardiaparco della Riserva di Nazzano Tevere Farfa stanno lavorando sin da subito a supporto dei vigili del fuoco impegnati nelle ricerche dell’elicottero che, secondo alcune testimonianze, sarebbe precipitato nel comprensorio della Riserva" dice Dario Esposito, presidente della Riserva di Nazzano Tevere Farfa.

Redazione

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