VERSO UNA NORMALITA’ DIVERSA
Papa Francesco richiama i fedeli ad una spiritualità profonda
Dopo il drammatico momento del Covid, dove la nostra quotidianità è stata totalmente sconvolta, abbiamo auspicato ad un ritorno verso la cosiddetta normalità. Eppure, questa normalità tanto osannata deve essere rivalutata sotto il punto di vista spirituale. Il pontefice non usa mezzi termini e dichiara: “Rigenerare la società e non ritornare alla cosiddetta normalità, che è una normalità malata”. Il cambio di rotta dev’essere concretizzato in poco tempo e gli interpreti maggiori sono non solo il popolo fedele, ma anche i governatori, che hanno l’arduo compito di stabilire un’equità all’interno delle popolazioni. Il progresso senza coscienza ci ha portati verso l’assolutezza dell’indifferenza, dove l’io conta molto più del noi. Per questo, le parole di Francesco Bergoglio hanno il sapore di profetico, perché hanno l’intento non di basarsi sul possedere, ma sul condividere, escludendo ogni forma di accumulare. Pertanto, bisogna urgentemente allontanare ogni forma di egoismo, perché comporta un’ansia di possedere che getta nel baratro l’essere umano. Tutto questo non dev’essere assolutamente qualcosa di meccanico, ma deve partire dal cuore, arrivando all’espressione più bella di ogni cristiano, cioè la tenerezza.
È pur vero che il lockdown ci ha fatto scoprire nuovi strumenti su come arrivare al prossimo, ma si è trattato di un caso isolato e per di più con una durata circoscritta. Questo virus ha messo a nudo ancor di più le nostre debolezze sociali e spirituali, accentuando all’estremo le disuguaglianze sociali. Ad ogni modo dobbiamo tenere fisso nella nostra mente che le disuguaglianze e le ingiustizie non sono naturali, ma opere dell’uomo, che decide in maniera arbitraria di sovrastare il proprio simile. Anche per questo occorre spingere i nostri governatori verso buone politiche, dove si stipuli una cooperazione completa ed affidabile, cercando in tutti i modi di non lasciare nessuno indietro. Una nuova spiritualità è possibile solo se si arriva al teorema della vera comunità, tenendo sempre a mente gli insegnamenti di Gesù, dove l’affamato era nutrito, il cieco riacquistava la vista e il sordo aveva l’opportunità di riascoltare.
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