VENEZUELA, ELEZIONI: MADURO INCONTRA OSSERVATORI STRANIERI
Oggi i cittadini si recheranno alle urne. Gli osservatori indipendenti cercheranno di garantire un risultato trasparente, ma c’è scetticismo
Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha incontrato gli invitati del “Programma di accompagnamento internazionale” per le elezioni parlamentari senza la partecipazione dell’opposizione guidata da Juan Guaidó. Tuttavia, i principali organismi internazionali che inviano missioni di osservazione elettorale, fra cui l’Onu, l’Unione europea, l’Organizzazione degli Stati americani ed il Centro Carter, non si sono attivati in questa occasione nell’ambito di forti polemiche esistenti sulla reale trasparenza del voto. Erano però presenti, tra gli altri, alcuni esponenti politici europei. La prima attività svolta è stata quella della costituzione da parte della commissione nazionale elettorale (Cne) dei centri di votazione (14.221) che accoglieranno i seggi in tutto il Paese. Domani 20 milioni di elettori potranno votare per scegliere, fra 14.400 candidati di 107 organizzazioni politiche, i 277 membri dell’Assemblea nazionale, dove al momento l’opposizione ha la maggioranza, ma è stata svuotata di competenze da una serie di mosse politiche subdole del regime di Maduro.
Un’elezione, questa, che segnerà la storia del Venezuela, dopo il caos scatenato dalle pesanti contestazioni post-elettorali del 2018, che portò alla guerriglia nel Paese ed alla formazione di due governi concorrenti, uno guidato da Maduro, e l’altro, riconosciuto dalla maggior parte delle potenze occidentali, facente capo a Juan Guaidò. Purtroppo, però, nonostante alcuni osservatori internazionali si siano mobilitati, è molto probabile che anche questa tornata elettorale presenti gigantesche irregolarità, tali da poter essere considerata come una farsa. Il dittatore socialista si è impossessato della gestione dei seggi, tramite una sentenza del Tribunale Supremo di Giustizia (controllato dal partito di Maduro) che ha nominato un nuovo Consiglio Nazionale Elettorale, consegnandolo appunto al presidente chavista, e sospendendo i direttivi dei partiti di opposizione.
Per questi motivi, ci si aspetta una fortissima astensione: si stima che solo il 35% dell’elettorato si presenterà alle urne, un po’ per protesta, un po’ per paura, visto il fortissimo rischio di violenze. Ed è sempre per questi motivi che è quasi certo che le potenze occidentali non riconosceranno come valide neanche queste elezioni: gli USA hanno già dichiarato le proprie intenzioni in tal senso. Se il Partito Socialista Unito del Venezuela dovesse (come è appunto quasi certo) ottenere la maggioranza nell’Assemblea, potrebbe eleggerne il presidente, rimuovendo quindi dall’incarico Guaidò, e facendogli così crollare la terra sotto i piedi: facendo leva sul suo ruolo di Presidente dell’Assemblea Nazionale, Guaidò aveva potuto dichiararsi Presidente venezuelano ad interim. Mentre milioni di cittadini venezuelani continuano a vivere sotto la soglia di povertà assoluta per colpa di un regime che tutto toglie, la situazione politica del Paese continua a non vedere una luce in fondo al tunnel.
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