VANDALIZZATA LA CASA-MUSEO DEL MARESCIALLO GENERALE SERGEY KHUDYAKOV (KHARANPERYANTS) IN ARTSAKH

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Nell’ambito del genocidio culturale anti-armeno ad opera delle autorità dell’Azerbaijan, le forze militari che occupano il territorio dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh), in barba ai contenuti della “Dichiarazione Trilaterale (Armenia-Russia-Azerbaijan)”, continuano le operazioni di distruzione di tutto ciò che possa ricordare la millenaria presenza armena sul territorio loro spettante a seguito dell’armistizio del 9 novembre 2020.

Prosegue, infatti, sotto gli occhi del mondo distratto il vandalismo politico nella regione di Hadrut. L’esercito azero non solo distrugge chiese armene, khachkar (stele di pietra della plurimillenaria tradizione armena), monumenti dedicati alla Prima Guerra di Artsakh, profana cimiteri armeni, ma da qualche tempo se la prende anche con statue di chiunque personaggio di origine armena che si sia distinto anche in epoca sovietica per l’affermazione dei valori dell’anti-nazismo.

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Questa barbara epurazione postuma sta toccando anche agli ufficiali eroi della Seconda Guerra Mondiale, che in queste regioni del mondo è chiamata Grande Guerra Patriottica. Si tratta di personalità che tutto il mondo civile considera propugnatori delle istanze democratiche, generali con radici armene che hanno avuto un ruolo determinante nella vittoria bellica sul nazismo e che hanno compiuto memorabili imprese.

Dalle foto satellitari scattate a luglio, ma rese note alla stampa solo in questi ultimi giorni, è evidente come nel villaggio di Mets Tagher, nelle vicinanze di Hadrut, nell’Artsakh, dove si trova la casa-museo al lui dedicata, sia stata distrutta la statua del maresciallo generale dell’aviazione sovietica Armenak Khanperyants noto in ambito sovietico come Sergei Alexandrovich Khudyakov. Le foto satellitari scattate prima della guerra dei 44 giorni mostrano il "busto del generale" e il suo caccia MiG-17 nell’area della sua casa-museo. Tuttavia, nelle foto scattate alcuni mesi dopo la guerra, ovvero dopo l’occupazione da parte degli Azeri, il busto di Armenak Khanperyants manca dall’area in cui si trovava in precedenza e il suo caccia MiG-17 della Seconda Guerra Mondiale è risultato parzialmente distrutto e rovesciato in un angolo del patio esterno della casa-museo.

Lontani da qualunque memoria di parte ricordiamo che Armenak Khanperyants era originario di Mets Tagher, in Artsakh. Prima di entrare all’accademia militare fu dapprima operaio poi collaboratore del quotidiano rivoluzionario “Iskra” dove conobbe anche il futuro Joseph Stalin, allora ancora noto come Iosip Dzhugashvili. Dopo essersi brillantemente diplomato all’accademia militare partecipò alla Seconda Guerra Mondiale come Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare del Distretto Militare Speciale Occidentale e si distinse nella battaglia di Mosca sotto il comando del Generale Zukhov. Nel febbraio 1945, come parte della delegazione sovietica, il maresciallo dell’aria oramai noto come Sergey Khudyakov, in qualità di consigliere per l’aviazione, collaborò ai lavori della Conferenza di Yalta dei Tre Grandi, mostrandosi come un esperto comandante in grado di conoscere perfettamente non solo la propria aviazione, ma anche quella degli Alleati e della Germania nazista. Sempre nel 1945 fu organizzatore e protagonista dell’operazione militare segreta che portò all’arresto di Pu Yi, ovvero l’ultimo imperatore della Cina di cui parla anche Bernardo Bertolucci nel suo omonimo film Premio Oscar. Pochi mesi dopo fu coinvolto in una delle tante epurazioni staliniane ordite da Lavrentij Berija. Condannato con deplorevoli accuse di furto, fu degradato, condannato a morte e la sua famiglia fu esiliata. Solo nel 1953, come molti altri alti ufficiali, fu amnistiato postumo alla morte di Stalin. Nel 1965 fu completamente riabilitato e i gradi militari gli furono riassegnati postumi.

La memoria di Armenak Khanperyants (Sergey Khudyakov) resta molto importante per la storia dell’aviazione mondiale, in particolare per la qualità e il coraggio delle missioni ad alto rischio organizzate e portate brillantemente a termine. Per tali ragioni gli atti di vandalismo culturale contro la sua memoria vanno condannati unanimemente.

Carlo Coppola

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