Usa: muore il veterano più anziano del mondo

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È incredibile come, negli stati meridionali dell’America postcoloniale, la mescolanza di persone dal colore della pelle differente, unita agli strascichi della guerra civile e al razzismo di una certa parte della società, arrivassero a generare storie d’amore piene di ostacoli e di pregiudizi, così com’è incredibile che fossero proprio tali difficoltà a rendere queste storie ancor più romantiche. Fu quanto accadde a Gentry Overton Sr, nipote d’un illustre giudice texano e rampollo d’un ancor più illustre famiglia d’origine irlandese. Al cinico matrimonio di convenienza, Gentry preferì l’unione con la donna che amava, Elizabeth Waters, una ragazza nera più anziana di lui e, cosa forse più importante, discendente da una famiglia di schiavi.

In un caldo giorno della primavera del 1906, Elizabeth diede alla luce il suo quarto figlio, Richard. Non poteva sapere che la vita che aveva da poco generato non si sarebbe spezzata prima di altri 112 anni.

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Il piccolo Richard crebbe in Texas, dove fin dalla primissima adolescenza venne costretto a lavorare nelle piantagioni di cotone e di mais. Già, perché un uomo anticonformista e indipendente come suo padre non avrebbe mai potuto avere accesso a quello stesso prestigio sociale dei propri genitori, e aveva perciò dovuto accontentarsi di sopravvivere svolgendo piccole attività rurali, privando conseguentemente i propri figli della possibilità di accedere ai livelli d’istruzione superiore.

A questo bisogna aggiungere che già a vent’anni Richard si ritrovò a dover mantenere una famiglia dal momento che, forse un po’ troppo frettolosamente, aveva sposato una donna dalla quale in seguito si sarebbe separato, Novella Prince.

Fu solo nel 1940 che l’aitante giovanotto trovò un lavoro che ad alcuni potrà sembrare assai umile, ma che per le sue abitudini rappresentava un miglioramento significativo, nonché una ghiotta occasione da non perdere: venne assunto come autista. Finalmente Richard aveva un lavoro che gli piaceva e sembrava, in qualche modo, che la sua vita stesse andando nella direzione giusta. Neppure il tempo di godersi tale soddisfazione, tuttavia, che dall’esercito statunitense giunse la peggior notizia possibile: il suo Paese aveva bisogno di lui.

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Le forze aeronautiche giapponesi avevano distrutto gran parte della Marina militare statunitense a Pearl Harbor, sancendo di fatto l’inizio della seconda guerra mondiale nel Pacifico. Il nostro protagonista venne addestrato a combattere nella base di San Antonio, poco lontano dal luogo in cui era nato, ma all’epoca perfino nell’esercito i soldati afroamericani subivano un trattamento differente rispetto a quelli bianchi. Fu così che mentre i suoi coetanei imparavano a pilotare aerei, a sparare con le mitragliatrici o addirittura a coordinare azioni militari specifiche, Richard imparò a costruire piste per l’aviazione.

Venne inviato come “tecnico di livello 5” nel luogo in cui più di tutti v’era bisogno di ricostruire: Pearl Harbor. Tuttavia, perfino svolgendo un lavoro così dimesso riuscì a guadagnarsi la stima dei suoi ufficiali grazie alla propria diligenza e al proprio senso del dovere; fu così che negli anni successivi venne inviato in alcuni dei teatri più delicati della guerra contro i giapponesi, come Guam o Iwo Jima.

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Terminata la guerra poté finalmente tornare a casa. Non aveva voglia di meditare sulle atrocità viste in battaglia o di lasciare che quegli anni così tremendi rovinassero il resto della sua (lunga) vita. Al contrario, scelse di aprirsi ad ognuno dei sentimenti più belli e nobili che esistano, tra cui ovviamente l’amore. Trascorsero appena poche settimane prima che conoscesse quella che sarebbe inevitabilmente divenuta la donna della sua vita, Wilma Goyne. Per lei Richard costruì una piccola ma accogliente casetta texana, e malgrado i due non ebbero figli, il loro matrimonio fu pieno di momenti felici e meravigliosi che si protrassero fino a quando la morte di lei non li separò. Uno dei pochi aspetti negativi di avere un’esistenza duratura, è proprio quello di veder morire le persone a cui vogliamo più bene.

Ad ogni modo, con la fine della seconda guerra mondiale il “tecnico di livello 5” dovette reinventarsi completamente: ebbe bisogno di oltre due anni prima di trovare un impiego come magazziniere, e di altri otto per poterlo lasciare, quando riuscì finalmente a farsi assumere come dipendente presso il dipartimento del tesoro; chissà se i suoi genitori avrebbero mai potuto immaginare che un giorno anche un cittadino afroamericano avrebbe avuto la possibilità di svolgere un simile mestiere …

Gli anni trascorsero tranquilli: sembrava che nulla potesse turbare né rendere particolarmente significativa la vita del veterano, o almeno, non finché il passare del tempo non lo rese uno degli uomini più anziani della terra; la sua fama subì poi un’impennata quando nel maggio del 2016, in seguito alla morte di Frank Levingston, è divenuto il più anziano reduce di guerra al mondo nonché l’uomo più vecchio degli Stati Uniti (malgrado vi fossero ancora sei donne “meno giovani” di lui).

In molti si sono affrettati a riconoscere la straordinarietà della sua vita, dal sindaco di Austin, il quale ha proclamato la data del suo compleanno il “giorno di Richard Overton”, fino all’ex Presidente Obama, il quale invece ha voluto incontrarlo di persona alla Casa Bianca. L’episodio più curioso, tuttavia, sembrerebbe essersi verificato durante il “Memorial day” di qualche anno fa quando, interrogato sul segreto della sua longevità, l’ancor lucidissimo Richard ha dichiarato innanzi allo sguardo sbigottito delle migliaia di persone presenti che fuma sempre almeno dodici sigari al giorno, non prende mai il caffè senza prima averlo allungato col Whisky e che tutte le sere mangia gelati in abbondanza.

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Attenzione tuttavia a non pensare che la sua sia stata una vecchiaia dominata dai vizi: al contrario, fino alla fine dei suoi giorni Richard ha continuato ad andare a messa (è di fede battista) e a guidare la propria auto per le strade del suo quartiere. Nonostante ciò, la principale preoccupazione nella vecchiaia del veterano sembrerebbe essere stata quella di poter continuare a vivere nella vecchia casetta che aveva costruito ormai più di settant’anni prima e nella quale aveva trascorso i momenti più belli della sua vita. Per poter garantire un’adeguata manutenzione all’edificio, decise di dar il via a una raccolta fondi, la quale a propria volta ebbe talmente successo che un uomo rimasto tutt’ora sconosciuto, dopo essersi lasciato ingolosire da una così notevole cifra, ha addirittura provato a rubare i dati bancari dell’ultra centenario al fine di sottrarre i suoi risparmi.

Ad ogni modo, Richard Overton ha potuto realizzare il proprio sogno di morire nella città che gli aveva dato i natali e che lui tanto aveva amato. Nella notte fra giovedì e venerdì, l’anziano uomo è infatti deceduto all’ospedale di Austin a causa di una polmonite, malattia che già in passato lo aveva costretto a lunghi periodi di ricovero. Naturalmente non si può che essere sconvolti dalla perdita di un simile uomo; il dolore per la sua morte, tuttavia, è almeno in parte alleviato dalla consolazione che la sua esistenza è stata ricca di soddisfazioni e di momenti unici. In fondo, la straordinarietà della sua vita non è nel fatto che sia durata così a lungo, ma nell’intensità con cui l’ha vissuta.

Gianmatteo Ercolino

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