Unione Europea si o no?
Un documento sulla cui riservatezza non vi è mai stato alcun dubbio, in quanto spiega in dettaglio la creazione di un’unità speciale super segreta sui rischi finanziari, ha trovato ospitalità ampia e manifesta sul quotidiano “The Guardian”. Cosa veramente eccezionale è che il documento non è stato portato via da un giornalista senza scrupoli, ma è stato inviato via mail, sembrerebbe per un mero errore, da un alto dirigente della Bank of England.
Poche ore dopo la pubblicazione del documento, che doveva rimanere segreto, un alto rappresentante inglese ha ammesso che si sta studiando vari possibili scenari futuri, tra i quali la possibilità di un’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea in seguito al referendum che il Governo ha promesso di tenere entro il 2017. E’ “molto spiacevole” che la notizia sia trapelata in seguito all’errore definito “involontario” di un dirigente, ha detto la Bank of England, «Oggi, a causa di una email interna inoltrata a causa di un errore involontario, sono diventate di dominio pubblico informazioni estremamente riservate relative al lavoro che la Banca intende fare sulle potenziali conseguenze dei negoziati con la Ue e del previsto referendum.
Ci sono una serie di questioni economiche e finanziarie che si pongono nel contesto dei negoziati e del referendum, ed è una delle responsabilità della Banca studiarle e ponderarle. Non è sensato parlare di queste cose in pubblico e in anticipo, quindi intendiamo rivelare l’esito dei nostri studi al momento giusto, così come abbiamo fatto nel caso del referendum scozzese».
La squadra è composta da quattro dirigenti scelti, sotto la guida di Sir Jon Cunliffe, il vice direttore responsabile per la stabilità finanziaria, con istruzioni precise di mantenere il segreto anche all’interno della Banca e di non fare mai riferimento esplicito al referendum. «Se vi viene chiesto su cosa state lavorando, dite che lavorate a un progetto sull’economia europea», consiglia la mail scritta ai dirigenti coinvolti. Il progetto punta a prevedere le possibili conseguenze economiche e finanziarie per la Gran Bretagna in caso vincano i fautori di un’uscita dalla Ue. Ad esempio un crollo della sterlina, o dei titoli alla Borsa di Londra, o del valore dei buoni del Tesoro britannici, o una fuga all’estero di grandi banche e imprese. Il cancelliere-ombra ha detto che su un argomento di tale importanza dovrebbe esserci «un dibattito aperto e informato, non meccanismi clandestini nascosti dallo scrutinio pubblico».
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