USA, SCONTRI ALLE PROTESTE PER J. BLAKE: 17ENNE BIANCO UCCIDE DUE MANIFESTANTI

Il giovane è stato ripreso con un fucile automatico. Scontri con la polizia, Trump invia i federali. E si ferma anche l’NBA

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Proprio quando le proteste del movimento Black Lives Matter sembravano essersi placate, è arrivato un altro episodio vergognoso a risvegliarle. Il malcapitato protagonista, questa volta, è Jacob Blake, 29enne del Wisconsin padre di tre bambini, colpito vigliaccamente alle spalle da ben sette (sì, sette) colpi di pistola a distanza ravvicinata, partiti dall’arma dell’agente di polizia Rusten Sheskey che lo aveva precedentemente fermato. Il tutto in presenza dei tre figli della vittima, il cui trauma sarà probabilmente indelebile. Un video che riprende la scena in maniera molto chiara ha fatto subito il giro del web, riaccendendo le proteste. Blake è rimasto paralizzato.

Proprio nel Wisconsin si sono riversati in strada i manifestanti, che chiedono giustizia per l’ennesima vittima di un sistema malato e brutale, che ospita, tollera e persino sostiene le forze dell’ordine più violente d’Occidente. Il tutto condito da una marcata sfumatura di razzismo istituzionale.

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Le nuove proteste, purtroppo, non si stanno svolgendo in modo pacifico: la rabbia e la frustrazione sono troppo forti, alimentate dalla consapevolezza che neanche un episodio come quello di George Floyd sembra essere stato capace di smuovere determinate coscienze. E con un’amministrazione federale che vede i manifestanti di Black Lives Matter al pari di un gruppo di terroristi, il tutto diventa ancora più complesso e drammatico.

Il Presidente USA Trump ha annunciato che invierà i federali in Kenosha, Wisconsin, per reprimere le proteste, dopo che il governatore Tony Evers ha accettato l’offerta di aiuto. "Non siamo per i saccheggi, gli incendi, la violenza e il mancato rispetto della legge nelle strade americane", ha scritto Trump. Viene spontaneo chiedersi se sparare sette colpi d’arma da fuoco alle spalle di un uomo, lasciandolo paralizzato, sia invece rispettoso della legge.

Il governatore Evers aveva già attivato la Guardia Nazionale e ha informato martedì sera che intendeva aumentarne la presenza "per assicurare che le persone possano esercitare i loro diritti in sicurezza, per proteggere gli edifici statali e le infrastrutture critiche, e per supportare i soccorritori e i vigili del fuoco".

Coloro di cui forse l’amministrazione dovrebbe preoccuparsi maggiormente, però, non sono i manifestanti di BLM, bensì i suprematisti bianchi che in quel movimento vedono praticamente il demonio, e sono pronti a qualsiasi violenza per ostacolarlo. Lo dimostra il fatto che durante le proteste un 17enne bianco, Kyle Rittenhouse (che il 30 gennaio aveva pubblicato su TikTok un video in cui dichiarava di aver presenziato a un comizio di Trump), è stato ripreso mentre apriva il fuoco con un fucile semi-automatico contro i manifestanti, uccidendone due. Rittenhouse, tra l’altro, non era solo: si era posizionato fuori da una stazione di benzina insieme ad altre persone armate di fucili, coltelli, pistole, che indossavano elmetti e giubbotti antiproiettile. Questa vera e propria milizia auto-organizzata affermava di essere lì per “proteggere i negozi”. Alcuni video mostrano la polizia passare di fianco alla milizia di suprematisti senza intervenire.

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Vista la gravità della situazione, anche il mondo dello sport statunitense ha ritenuto opportuno alzare la voce, con un gesto clamoroso perché senza precedenti: i giocatori dei Milwaukee Bucks hanno deciso di boicottare gara-5 del primo turno dei playoff NBA, in segno di protesta contro la brutalità della polizia. I Bucks sono stati poi seguiti dai giocatori di Houston e Oklahoma City, che avrebbero dovuto affrontarsi, mentre Orlando ha rifiutato la vittoria a tavolino contro i Milwaukee Bucks. Solidarietà anche dagli arbitri: “Ci uniamo alla decisione di boicottare le partite per protesta contro le continue ingiustificate uccisioni di uomini e donne di colore da parte delle forze dell’ordine. Nel nostro paese ci sono cose ben più importanti del basket e speriamo che questa decisione possa ispirare cambiamento”.

Giulio Negri

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