USA, ARKANSAS: RETROMARCIA SUL DIRITTO ALL’ABORTO
Approvata la nuova legge: nessuna eccezione per stupri e gravi anomalie del feto. Il mondo arabo, su questo tema, è più liberale
Un’ombra nerissima si è abbattuta sui diritti delle donne nello Stato americano dell’Arkansas: l’ombra del bigottismo più fanatico e del reazionarismo spietato. La nuova legge sull’aborto firmata dal governatore repubblicano Asa Hutchinsos porta infatti lo Stato direttamente all’interno di una narrazione distopica degna del “Racconto dell’ancella” di Margaret Atwood. Il provvedimento vieta l’interruzione di gravidanza "tranne che per salvare la vita della madre incinta in emergenza medica" e non fa alcuna eccezione in caso di stupro, incesto o anomalia del feto. Chi dovesse violare la legge rischierebbe una multa sino a 100 mila dollari ed una detenzione sino a 10 anni di prigione: qualcosa di paragonabile, come pena, all’omicidio preterintenzionale. "Firmerò la legge per il suo schiacciante sostegno legislativo e le mie sincere convinzioni pro-vita", ha commentato Hutchinson, utilizzando la solita retorica del dichiararsi “pro-vita”, termine coniato con la chiara intenzione di indicare come una sorta di entità maligna “pro-morte” chiunque sia favorevole alla libertà di scelta delle donne riguardo il proprio corpo.
Obiettivo dei promotori delle restrizioni è quello di arrivare davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, nella speranza che la maggioranza conservatrice (resa possibile dall’elezione di tre giudici da parte di Donald Trump) possa ribaltare le sentenze fin qui emanate in materia di interruzione della gravidanza, fino a rovesciare la storica sentenza Roe vs. Wade del 1973 che legalizzò l’aborto in America. Lo ha spiegato lo stesso governatore Hutchinson: "Lo scopo di questa legge è di creare le condizioni per ribaltare la giurisprudenza della Corte suprema”. Praticamente tutti gli stati a guida repubblicana stanno implementando questa tipologia di normative, aventi tutte chiari profili di impugnabilità di fronte alla Corte Suprema, proprio con l’esplicito obiettivo precedentemente descritto. Nessuno Stato, però, si era spinto a calpestare i diritti delle donne come l’Arkansas, i cui legislatori sono arrivati al punto da approvare una legge persino più restrittiva di quella vigente in Arabia Saudita (sic!), dove l’aborto è legale nei casi in cui vi sia un rischio per la salute fisica e mentale donna e nelle ipotesi di gravidanza conseguente a episodi di incesto o violenza sessuale. Anche Paesi come Kuwait, Giordania, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti presentano una normativa similare a quella saudita.
Nello stesso giorno in cui l’Arkansas approva un simile orrore giuridico, un parlamentare del Texas riesce a spingersi persino oltre. Si tratta del repubblicano Bryan Slaton, che ha scritto su Twitter: "Oggi ho presentato la HB 3326 per abolire l’aborto in Texas. La legge consentirebbe di eliminare le pratiche discriminatorie che pongono fine alla vita di bimbi innocenti e garantirebbe eque tutele davanti alla legge a tutti i texani, non importa quanto giovani". L’inquietante proposta prevede di equiparare l’aborto all’omicidio, rendendolo punibile con la pena di morte. Come noi italiani sappiamo bene, viste le durissime battaglie che si resero necessarie per ottenere la “legge 194”, legislazioni proibizioniste riguardo l’aborto spianano la strada a pratiche malsane, come l’aborto clandestino domiciliare effettuato con strumenti inadeguati, cosa che spesso porta a gravissime infezioni e persino alla morte della donna. I giudici della Corte Suprema americana hanno dimostrato grande professionalità nel difendere la democrazia di fronte ai ricorsi senza fondamento presentati da Donald Trump contro i risultati elettorali: difenderanno allo stesso modo la sentenza Roe vs. Wade, o porteranno gli Stati Uniti indietro di 50 anni?
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