UN UOMO SOLO AL COMANDO

Primarie USA: i perché del dominio di Biden

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A guardarla adesso sembra quasi incredibile. Quando le primarie del Partito Democratico erano partite, le carte erano sistemate in modo nettamente diverso sul tavolo da gioco. Invece tra ritiri, rese più o meno annunciate e strenue resistenze, si erge un uomo solo al comando.

Riepilogo rapido della situazione: primissimo Joe Biden (823), staccato di un po’ Bernie Sanders (663) e poi tutti gli altri, che non raggiungono neanche la tripla cifra di delegati ottenuti in quanto tagliati definitivamente fuori dalla corsa (resiste solo Tulsi Gabbard).

A questa sorta di primo “giro di boa” sarebbe interessante analizzare i motivi di questo balzo in testa. D’altronde era partito in sordina, in favore dell’allora favorito Sanders, dell’ex sorpresa Buttigieg e in attesa dell’exploit mai arrivato da parte di Bloomberg. Proviamoci.

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La fortuna (e anche la bravura) di Biden risiede nell’aver saputo conquistare una corposa fetta di elettori negli stati che ne assegnavano di più: nell’Iowa 6 su 41 (è poco meno di 1/9, comunque un risultato non trascurabile considerando che si è partiti con tanti candidati), nel Nevada 9 su 36 (1/6), nella Carolina del Sud 39 su 54, nell’Alabama 44 su 52, nell’Arkansas 17 su 31 (poco più della metà), nella Carolina del Nord 67 su 110 (idem), nel Colorado 51 su 67 (dove ha ottenuto il miglior risultato, per ora), nel Massachusetts 37 su 91 (poco più di 1/3), nel Minnesota 38 su 75 (la metà esatta), nell’Oklahoma 21 su 37, nel Tennessee 33 su 64 (e qui arriva la conferma di un trend mantenutosi più o meno costante), nel Texas 111 su 228 (poco meno della metà) e nella Virginia 67 su 99.

Non a caso i risultati “peggiori” sono stati ottenuti negli stati con un’influenza elettorale relativamente contenuta, come il New Hampshire (0 su 24), il Maine (11 ottenuti) o ancora nell’Utah, nel Vermont (ma lì Sanders giocava praticamente in casa) e nelle Samoa Americane (nessuno sui 6 totali).

A rendere, però, ancor più incredibile il risultato ottenuto finora da Biden c’è il grande svantaggio registrato nella California: lì, dove passa gran parte del futuro dei candidati, ottenne solo 163 voti su 415, dovendo cedere al trionfo di Sanders (220).

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Un altro motivo della sua leadership potrebbe risiedere nel suo curriculum: Joseph Robinett Biden, classe 1942, ha iniziato come Presidente della Commissione sulla giurisdizione del Senato degli Stati Uniti, carica che ha ricoperto dal 1987 al 1995. Successivamente è stato Presidente della Commissione Esteri del Senato (per tre mandati, dal 2001 al 2009), Presidente del Comitato di controllo sul narcotraffico internazionale del Congresso degli Stati Uniti (2007-2009), Senatore per il Delaware (dal 1973 al 2009) e, soprattutto, il 47esimo Vicepresidente degli Stati Uniti (dal 2009 al 2017).

Una carriera di tutto rispetto, che potrebbe giustificare una sua eventuale elezione a sfidante di Donald Trump. Perché pare che gli americani siano sulla strada di un cambio di rotta.

Francesco Bulzis

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