UN METODO?- parte terza
Ultime annotazioni

Ancora alcune ultime annotazioni prima di entrare nel vivo dell’interessante analisi condotta dall’autore.
(immagine di Jennifer Del Corso)
I libri a noi cari, sono divenuti, divengono e diverranno parte di quel che oggi siamo, di quel che saremo domani –e mutandone la prospettiva e lo sguardo- di quel che eravamo ieri: ritengo infatti che ogni lettura “rilasci” in noi (nella nostra mente, nel nostro cuore), in misura più o meno ampia, anche se non ce ne accorgiamo, “memorie” (per così dire), che permangono in modo indelebile (sia pure per dire solo che il libro di quell’autore, con quell’argomento, di quel genere, non ci piaceva): è un po’ come il senso dell’odorato; in realtà funziona perché singole particelle di materia giungono al nostro naso.
I libri, la lettura (come il cinema, come le varie manifestazioni dell’arte), sono poi un ottimo antidoto per non essere “plagiati” dai mass media, un vaccino di buone letture che ci rende immuni da “virus” e “batteri” mediatici. Ciò in modo da non essere limitati solo all’immagine, all’apparenza, alla parola-spot, all’ipse dixit.
Ci difendiamo così, rafforzando il nostro “priming” da ogni artificio connesso con la PNL (Programmazione Neuro Linguistica) che viene utilizzata non solo nella pubblicità, ma anche nei vari tipi di comunicazione sui mass media.
Veniamo ora al cuore del discorso
Il “metodo”, per così dire, di cui cerco di tratteggiare i contorni, senza certo pretendere di delineare un vero e proprio sistema scientifico di lettura dei testi, consiste in un’attività istintiva, non “premeditata”. Non bisogna abbandonare il piacere della lettura, facendosi prendere dal desiderio di analizzare il testo. Si parte dall’ “interno” del testo, non dall’esterno.
Quando trovo una frase (o più frasi) che mi colpiscono, che colgono il cuore, a mio avviso, di quel discorso che si va svolgendo, di quel capitolo (talora di tutto il libro), lascio una piccola traccia nella pagina (un segnalibro, un pezzetto di carta, un pezzetto di giornale…).
In una fase successiva – generalmente alla fine della lettura del libro, ma non sempre - trascrivo a mano o su di un file il testo o talvolta, per comodità, utilizzo una fotocopia della pagina (o delle pagine), in modo poi da poter usare la matita, la matita bicolore, la penna, l’evidenziatore giallo, sottolineando quel passo o quei passi, e talora poter “appuntare” un concetto o un pensiero (altrimenti in genere scritto su mille foglietti volanti poi raggruppati in seguito).
Tale “usanza” risale al periodo del ginnasio (erano gli anni ’70), quando riempivo dei quadernetti con i fogli a spirale di citazioni, commenti, recensioni, ritagli di articoli, titoli di libri, di riviste, di film, di poesie, o riportavo brani, o versi o intere poesie di autori che mi avevano colpito: il tutto a mo’ di Zibaldone (un po’ come il grande poeta). E quei quadernetti sono ancora con me, a parlarmi di quelle letture, di quell’autore, pieni di messaggi che dal passato ancora mi svelano se ho voglia di ascoltare, messaggi lasciati (inconsapevolmente) anche per il futuro, per quello che sarei diventato.
La mia professoressa di italiano delle medie (e lo stesso cantautore Fabrizio De Andrè) usava invece “postillare” il libro al margine (come i “glossatori” medioevali).
Le frasi una volta trascritte – o evidenziate in pagine fotocopiate-vanno come a comporre un disegno, che può anche diventare un complesso mosaico, se si vuole sviluppare un’analisi di tutto il libro. Infatti una volta data “forma” a ciò che ci ha colpito, le frasi parlano –per così dire- da sole e rimandano spesso ad altre frasi: cominciano infatti a svelare un discorso più profondo e intimo, proprio dell’autore e del testo che ha voluto creare.
…segue nell’edizione di domani
UN METODO?- parte seconda
https://internationalwebpost.org/contents/UN_METODO-_parte_seconda_18969.html#.X1hcE3kzaR8
UN METODO?- parte prima
https://internationalwebpost.org/contents/UN_METODO-_parte_prima_18957.html#.X1hbgnkzaR8
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