UN ANNO DI PANDEMIA: COSA CI HA INSEGNATO?

La dura denuncia di FSI-CSA: situazione ancora critica negli ospedali pugliesi, oggi come nel 2020

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Solo pochi giorni fa si è celebrata la prima giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid, nell’anniversario del giorno in cui, a Bergamo, centinaia di bare furono trasportate su mezzi militari sotto gli occhi di una popolazione attonita e angosciata. Il ricordo è ancora vivo e la ferita brucia ancora, ma ad oggi cosa è cambiato? È questo ciò che domandano la Federazione Sindacati Indipendenti e il Coordinamento Sindacale Autonomo, alla luce di quanto sta avvenendo negli ospedali pugliesi alle prese con la tanto famigerata “terza ondata”. Un’ondata che non avrebbe dovuto trovarci impreparati, considerato il lungo anno appena trascorso, in cui le istituzioni avrebbero dovuto predisporre le giuste risorse per il fronteggiamento dei momenti più critici a livello epidemico. “Il sistema avrebbe dovuto funzionare nel miglior dei modi in questa fase critica, forte della precedente esperienza, con una organizzazione più incisiva ed ottimizzata ma ciò non si è realizzato, anzi, perché nulla è cambiato! -si specifica in un comunicato stampa - La situazione è degenerata di male in peggio! Il sistema del 118 e dei pronto soccorso sono attualmente in tilt e, cosa più assurda, nessuno fa nulla a riguardo”.

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Le ambulanze ormai vengono rimbalzate da un nosocomio all’altro, bloccate per ore nei pronto soccorso per via della carenza di ossigeno. Questo a fronte di interventi di massima urgenza, che potrebbero davvero fare la differenza tra la vita e la morte, come l’esperienza ci insegna.

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L’organizzazione sindacale intende fermamente denunciare alle autorità competenti l’attuale contesto - si legge infine nel comunicato - affinché, mediante provvedimenti ad hoc che non escludono eventuali denunce legali, sia possibile tutelare il personale operativo del 118 e del pronto soccorso, sia sotto l’aspetto fisico che psicologico onde evitare il perpetuarsi di una condizione obiettivamente disagevole e insostenibile”.

Massimo Favia

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