UNIONI CIVILI: E’ LECITA L’OBIEZIONE DI COSCIENZA?

Un sindaco del Torinese rifiuta di officiare un matrimonio gay. Scoppia la polemica

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Serafino Ferrino, sindaco di Favria (Torino), qualche giorno fa si è rifiutato di celebrare la sua prima unione civile. “Non sposerò quei due ragazzi. Non me la sento di andare contro a determinate convinzioni di natura etica. Perché un sindaco non può essere obiettore di coscienza?”: queste le motivazioni addotte dal primo cittadino, un cattolico praticante secondo cui la legge sulle unioni civili sarebbe un errore. Non è disposto nemmeno a delegare un’altra autorità comunale: la coppia che aveva presentato richiesta sarà costretta a rivolgersi al responsabile dell’ufficio anagrafe, l’unico a non dover disporre dell’autorizzazione del sindaco, o a inoltrare la domanda presso un altro Comune.

cms_4604/foto_2.jpgImmediata la reazione di associazioni e parti politiche. Il presidente dell’Arcigay di Torino, Francesca Puopolo, dichiara: "Troviamo imbarazzante che il sindaco si celi dietro l’obiezione di coscienza, non trovando altro modo per impedire l’unione. La legge sulle unioni civili non prevede la possibilità di obiezione di coscienza, al contrario in caso di rifiuto di celebrare l’unione ci si può appellare ai principi del nostro ordinamento giuridico come quelle che puniscono l’omissione o il rifiuto di atti d’ufficio da parte di un pubblico ufficiale”. Secondo il coordinatore del Torino Pride, Alessandro Battaglia, sarebbe evidente “l’intenzione vessatoria e omofoba” di Ferrino, autore di una “gravissima presa di posizione”.

Alle due associazioni si accoda il Movimento 5 Stelle, che evoca l’obbligo da parte del primo cittadino di garantire i diritti sanciti dalla Costituzione e dalla legge.

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Di tutt’altro avviso è Matteo Salvini che, nel corso della visita al CARA di Bari-Palese, si scaglia ancora contro le unioni civili: "Se è una legge sbagliata si può disapplicare, lo spiegava don Milani quando lanciò l’obiezione di coscienza al servizio militare. Invito tutti i sindaci di qualunque parte politica a non applicare la legge".

Da che parte sta la ragione? Nella “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”, redatta dalla senatrice Pd Monica Cirinnà e approvata alla Camera lo scorso 11 maggio, non si fa riferimento all’art.138 del codice civile, che stabilisce le sanzioni per tutti gli ufficiali di stato che non garantiscano ai cittadini il diritto di unirsi in matrimonio. Ma nel ddl non si menziona nemmeno l’obiezione di coscienza, prevista invece dalle leggi sull’aborto e sulla sperimentazione animale. Inoltre, il sindaco “disobbediente” incorrerebbe nel reato di omissione e rifiuto di atto d’ufficio (art. 328 del codice penale), come sostiene la Cirinnà in un post su Facebook: “Vorrei ricordare che il sindaco giura sulla Costituzione e l’inosservanza della legge può essere motivo di commissariamento”. Una tesi che conferma le parole di Francesca Puopolo.

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L’unico modo per aggirare l’ostacolo consisterebbe perciò nel delegare il vicesindaco, un assessore o un funzionario comunale alla celebrazione del rito. In qualunque caso, nessuna richiesta di unione civile può essere rigettata dal Comune che, in caso contrario, sarebbe sottoposto alle pene previste dal sopraccitato art.328.

cms_4604/foto_5.jpgI presupposti per garantire la corretta applicazione della legge Cirinnà esistono, ma vengono del tutto ignorati. Tutto ciò appare scandaloso se consideriamo il paragone con la vicina Francia, dove chi si rifiuta di officiare matrimoni omosessuali è punito con il carcere o con ingenti multe: Sabrina Hout, vicesindaco di un arrondissement di Marsiglia, fu condannata a 5 mesi di detenzione per essersi sottratta alla celebrazione dell’unione di Helene e Claude, dicendo di sentirsi poco bene. In Francia, il “sì” definitivo alle nozze gay è arrivato ben tre anni fa, ma già dal 1999 venivano riconosciuti diritti civili alle coppie dello stesso sesso. Che in Italia i tempi non siano ancora maturi? Lo stereotipo della famiglia “tradizionale” come unica alternativa per una società sana è duro a morire. Auguriamoci che, in un futuro non lontano, siano l’amore e la libertà ad avere la meglio, vincendo qualsiasi discriminazione.

Federica Marocchino

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