UNA INFUOCATA ELECTION NIGHT

Biden a un passo dalla vittoria e Trump denuncia brogli e corruzione; ma ci vorranno giorni per decretare il nuovo Presidente

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Lo scrutinio elettorale più seguito al mondo, prosegue ormai da ore, in un testa a testa che non lascia spazio a distrazioni. Quello che è scaturito fino ad ora, è il peso determinante del voto per corrispondenza, su cui probabilmente verterà il risultato finale, considerando che dalla Pennsylvania, il governatore democratico Tom Wolf nel pomeriggio di ieri riportava ancora dubbi circa la finalizzazione del processo di conteggio dei voti nel corso della giornata, essendo ben 3 milioni le schede inviate per posta, a mancare ancora all’appello. I tempi, pertanto, sono destinati inevitabilmente ad allungarsi: il commissario della città di Filadelfia, Lisa Deeley, ha dichiarato che 275 mila voti ricevuti in anticipo non compariranno nel conteggio finale delle elezioniforse per tutta la settimana. Wisconsin e Michigan sono stati un cruciale campo di battaglia, con un vantaggio di Biden nel primo, di un solo punto percentuale rispetto all’avversario repubblicano, con un 49,5% contro il 48,8% di Trump a fronte di un 97% dei voti scrutinati; nel corso della giornata il vantaggio ha goduto di una vertiginosa conferma in seguito allo spoglio dei seggi delle contee di Kenosha e Green Bay, portando la differenza tra i due candidati da 7 a 20 mila voti. Intanto Trump fin dalle prime ore si appresta a dubitare della veridicità delle proiezioni e dell’attendibilità del voto per corrispondenza, pretendendo il riconteggio dei voti in Winsconsin per alcune irregolarità riscontrate in specifiche contee e facendo ricorso, con il 94% dei seggi già scrutinati, per fermare lo scrutinio in Michigan.

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Fermo restando le minacce di ricorsi e di provvedimenti preannunciati dall’amministrazione Trump prima delle operazioni di voto, le grandi testate statunitensi delineano già un risultato ufficioso che sarà confermato nei prossimi giorni e che vedrebbe il candidato democratico Biden alla Casa Bianca, dopo essersi aggiudicato la California con 55 grandi elettori, l’Oregon con 7 e lo stato di Washington con 12 grandi elettori, e in vantaggio in Arizona (stato in cui Trump aveva a sua volta goduto nel 2016 di un forte distacco dalla Clinton) di 8,6 punti percentuali. Trump, invece, si conferma forte in Missouri, Kansas, Texas, Louisiana, Nebraska e Wyoming, mentre l’incertezza in Iowa, Nevada, Utah e Montana, conferma la destabilizzazione delle forze repubblicane, trattandosi ad eccezione del Nevada, di stati tradizionalmente rossi. Naturalmente un peso sostanzioso è costituito dal risultato di New York a favore di Biden, con 29 grandi elettori, a cui si aggiungono New Jersey e New Mexico, per un totale di 85 grandi elettori per i dem, a fronte del 60% dei voti scrutinati.

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Anche la Silicon Valley non sembra sorvolare sui post del presidente in carica, bannati perché controversi e dal contenuto fuorviante. Trump si era fatto protagonista di una certa avversità nei confronti dei social media, minacciando in varie occasioni l’abolizione della sezione 230, norma che permette ai social di non essere ritenuti responsabili dei contenuti pubblicati da terzi. Gremite le strade di Washington, all’ombra degli striscioni del Black lives matter; il motto “remove Trumpe” si oppone al “too close to call”, testimonianza della sicurezza di Trump, forte del favore della Corte Suprema. Continua intanto l’appello dei democratici al “restate in fila”, per ricordare che se si è in fila prima della chiusura del seggio, si ha il diritto di esprimere la propria preferenza, mentre personaggi del calibro di Rudolph Giuliani corrono ai ripari, accusando in diretta i dem di brogli e di casi di voto plurimo. "Siamo sulla strada per vincere le elezioni. Ci vorrà tempo e dovremo essere pazienti", così il candidato dem aveva inaugurato l’Election Night, sottolineando che non saranno né lui né Trump a decidere le sorti del voto, ma gli americani, la cui affluenza alle urne ha infatti spiazzato le aspettative incerte, dovute alla situazione pandemica. Con oltre 101,1 milioni di voti espressi in anticipo di persona e per posta prima ancora che le urne si aprissero il giorno delle elezioni americane, si sarebbe raggiunto il 65% degli aventi diritto, un tasso record che non si registrava dal 1908.

Federica Scippa

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