UE E MEDITERRANEO

Promozioni delle norme o difesa di interessi?

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Nel mondo contemporaneo, la cooperazione tra Stati è un presupposto indispensabile per contrastare le minacce. Rafforzare lo sviluppo sostenibile nei paesi nordafricani è una priorità importante per l’Unione Europea al fine di avere un impatto positivo sull’economia, occupazione e migrazione.

Per far fronte a nuove sfide e problemi di sicurezza, gli europei hanno sostenuto la necessità dell’uso del soft power, ovvero la capacità di persuadere, convincere e influenzare terzi, in contrasto con l’uso della forza, hard power. Nel corso degli anni novanta, l’UE ha sviluppato una nuova iniziativa di cooperazione e di stretto rapporto con i paesi limitrofi dell’area meridionale.

L’Area Economica Euro-Mediterranea, in vigore dal 2010, ha l’intento di abbattere le barriere commerciali tariffarie sui prodotti manifatturieri tra l’Unione Europea e gli Stati confinanti sulle sponde meridionali e orientali del Mediterraneo. Un chiaro desiderio di superare il bilateralismo adottando il multilateralismo e quindi di incoraggiare un approccio globale che includa la dimensione economica, sociale e della sicurezza.

Partendo dal presupposto che l’Unione Europea sia stata creata per assicurare da un lato una pace duratura ma soprattutto privilegi agli Stati membri, viene da chiedersi se l’attuazione di nuove strategie, risieda nel fatto che l’UE voglia solo diffondere i suoi valori o abbia interesse a farlo?

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Concentrandosi sull’area del Mediterraneo, dove l’UE è sempre attivamente coinvolta, la promozione della democrazia sembra quasi una strategia per garantire una maggiore sicurezza ai suoi Stati membri.

Durante la Conferenza di Barcellona del 1995, 15 Stati membri dell’allora Unione Europea e 12 Paesi Terzi del Mediterraneo, hanno abbracciato un’ampia agenda per le questioni economiche, politiche, di cooperazione culturale e di sicurezza per rendere il Mediterraneo una regione più integrata.

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L’area del Mediterraneo come importanza strategica si fonda sulla volontà di creare una nuova dimensione di cooperazione e stabilità data la natura privilegiata dei legami sulla base della vicinanza geografica e della storia. Gli aspetti del partenariato euro-mediterraneo si definiscono in tre diversi pilastri: politico e di sicurezza; economico e finanziario; sociale, culturale e umano.

Il primo mira a stabilire uno spazio comune di pace e stabilità. A tal fine, i partecipanti si impegnano ad agire in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e altri obblighi previsti dal diritto internazionale.

La seconda dimensione riguarda il settore economico e finanziario e comprende programmi di cooperazione per la creazione di un’area di libero scambio, attraverso la liberalizzazione degli scambi, servizi e prodotti. Il programma MEDA è il principale strumento finanziario dell’Unione Europea al servizio del partenariato euro-mediterraneo. Comprende misure d’accompagnamento finanziarie e tecniche per la riforma delle strutture economiche e sociali dei partner mediterranei.

La terza dimensione sottolinea infine l’importanza del dialogo e del rispetto tra culture e religioni, e intende promuovere azioni che favoriscano il dialogo interculturale, la comprensione reciproca e la coscienza delle diverse culture.

Tuttavia, questo ruolo predominante dell’Unione europea è stato criticato. La politica europea verso il Mediterraneo segue più la linea del minimo comun denominatore, cioè del compromesso, che una politica globale. Molti paesi arabi hanno visto nelle iniziative europee un altro tentativo di occidentalizzazione e un’ingerenza nei loro interessi e all’interno dei loro confini.

La promozione democratica è intesa come una strategia di sicurezza. In questo caso, la democrazia viene percepita come un mezzo per raggiungere la sicurezza comune condividendo i valori europei.

Questa connessione persegue la promozione di principi democratici che favoriscano l’integrazione attraverso il Mediterraneo come un processo reciprocamente vantaggioso.

Si può quindi presumere che il processo di democratizzazione porti i paesi terzi a raggiungere la stabilità. Tuttavia, quando il processo di transizione verso la democrazia non si concluderà in modo positivo, ciò provocherà una destabilizzazione del Paese diventando una “preoccupazione” per gli Stati vicini.

Fonti:

https://www.laguida.it/2021/05/08/eurobarometro-e-futuro-delleuropa/

https://www.europeanpublicaffairs.eu/a-review-of-the-european-neighbourhood-policy-2014-edition/

https://ufmsecretariat.org/medvoices/

Marlen Cirignaco

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