Terrorismo

La Jihad e la ricerca di social per la propaganda online

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La guerra santa scatenata dal terrorismo nei confronti della “opulenta e peccatrice” società occidentale non conosce pause ed è ormai esente da ogni tentativo di controllo territoriale, cosa che la rende perciò sempre temibile e difficilmente prevedibile (per dirla alla Bauman, “paura liquida”).

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La propaganda online messa in atto da gruppi come l’Isis, è alla continua ricerca di nuove piattaforme web e di social network per aggirare le operazioni di contrasto internazionale messo in campo dalle forze alleate. Il cyber terrorismo oramai da anni si è tuffato nelle opportunità offerte dalle nuove applicazioni di messaggistica istantanea per usufruire della comunicazione criptata così da aggirare le campagne promosse dai principali social network nei confronti del terrorismo. La ricerca di mezzi e sistemi di comunicazione cosiddetti “sicuri” passa all’appello su molti organi di informazione online dello Stato Islamico in cui si chiede agli affiliati di suggerire delle nuove soluzioni e dei software non rintracciabili dalle forze di polizia occidentali per amplificare la propaganda jihadista.

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In ordine di tempo un duro colpo subito dall’Isis e sul tentativo di affiliazione online di nuovi martiri, è venuta dall’operazione dell’Europol denominata Internet Referral Unit (IRU) partita nel 2015 con la quale è stata smantellata una rete di radicalizzazione e di reclutamento dello Stato Islamico su uno dei social più temuti, proprio perché protegge l’anonimato delle chat, ovvero Telegram. Il contrasto alle nuove modalità di propaganda online deve inoltre scontrarsi con la capacità di esperti e comunicatori filo-Jihadisti di riconquistare presto le posizioni perdute sul web grazie all’utilizzo e al riposizionamento su piattaforme alternative dei propri proclami e dei gruppi di affiliazione jihadista, come per esempio accade con Matrix o con altre app e social meno conosciuti o del tutto nuovi.

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Se la rete della Jihad subisce duri colpi dagli attacchi militari nelle operazioni di terra, quella multimediale si dimostra invece resistente e con grandi capacità di adattamento, capacità dovuta alla natura globale ed evanescente fornita dal cyberspazio. L’intelligence europea e statunitense si trova di fronte così un nemico sfuggente, ben ramificato e soprattutto decentrato, la cui organizzazione è migrata su piattaforme di contro-propaganda, estremamente organizzate per essere in grado di sfuggire a controlli in grado di rintracciarne l’origine. Un social come Matrix, per esempio, non è legato, per sua natura, a nessuna identità dell’utente, a un device e a un numero di cellulare; l‘app di instant messaging russa Tam Tam, con la sua piattaforma social Odnoklassniki, utilizzata per la diffusione della propaganda dell’Isis resiliente a ogni capacità di neutralizzazione per via della sua natura filo russa. Non rimane altro da fare che affrontare la guerra al terrorismo con il contrasto preventivo di tutte le forme di propaganda operata online e, dove riesce difficile se non tardivo, contrastare i messaggi jihadisti su social poco noti al grande pubblico. Intanto molto si cerca di fare sul fronte dei grandi e conosciuti al grande pubblico colossi del web, come Facebook. Il nutrito gruppo di ingegneri informatici che si occupa del controllo e della rimozione di contenuti inappropriati per la policy di Facebook, è indefessamente al lavoro per monitorare il comportamento di pagine e di account affinché esse rispettino gli standard della community.

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A dar loro manforte ricorre l’IA, l’Intelligenza Artificiale, e nonostante il suo sostegno, qualcosa sfugge perché comunque è vero sì che la macchina vede, ma l’uomo è anche in grado di sentire a pelle ciò che sta accadendo o sta provando una persona. L’industria hi-tech lavora ogni giorno per rendere il nostro mondo più sicuro, ma si scontra paradossalmente con gli stessi risultati a cui quel tipo di industria ha portato tutti noi, ovvero a una tecnologia open source e disponibile a tutti. Anche ai terroristi.

(Foto dal Web)

Andrea Alessandrino

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