TUTTO SEMBRA CAMBIARE PERCHE’ NULLA CAMBI
Milano fashion week collezioni spring-summer 2022

Dopo il passo indietro del Regno Unito e della sua fashion week, tenutasi quasi esclusivamente in digitale, è l’Italia con la sua Milano fashion week a fare il grande passo. I big del made in Italy hanno deciso di sfilare dal vivo abbandonando il digitale e regalandoci bellissimi fashion show che hanno riportato il fashion system ai fasti pre- pandemia. Con il sessantacinque per cento di vaccinati in modo completo, davanti a Francia, Germania, Svezia, Austria è stato possibile, attraverso l’esibizione del green pass, poter guardare a tutte le sfilate, attraverso un maxischermo, in Piazza San Babila e per i fortunati invitati poter assistere alle sfilate. La Milano fashion week ha visto il ritorno alle sfilate della maison Roberto Cavalli sotto la direzione creativa del designer Fausto Puglisi, il debutto della maison Luisa Spagnoli e di MM6 Maison Marigela, sono ritornate in calendario le maison Moncler e Boss. I grandi assenti sono stati la maison Moschino, che ha presentato la sua collezione primavera-estate ’22 alla fashion week newyorkese, e la maison Valentino che ritorna a sfilare alla fashion week parigina. Chi invece ha puntato ancora sul digitale sono state le maison Laura Biagiotti, Elisabetta Franchi, Vivetta, Cividini, Antonio Marras, Luisa Beccaria, Emilio Pucci. Parlare dell’intero panorama del fashion made in Italy che ha sfilato a Milano sarebbe stato impossibile, quello che leggerete in questo articolo è tutto ciò che più ha colpito il mio spirito fashionista e tutto, o quasi, quello che vorrei indossare nella prossima primavera-estate.
Con la fashion week meneghina è tornato il fashion system con i suoi eventi, party, press day, pubblico, influencer, fashion editor, ma sono tornate anche le polemiche, in realtà mai sopite, sulla magrezza di modelle e modelli. La vera notizia sta nel constatare che oggi non sono più le donne a “doversi” confrontare con modelli al limite del patologico, ma anche gli uomini “dovranno” confrontarsi con un modello di uomo-bambino senza muscoli ed etereo. La cosa che mi fa più sorridere è che sono proprio le fashion editor che dai loro magazine sventolano il messaggio del body positivity, sulla lotta all’anoressia e poi sono pronte a sgomitare per un posto in prima fila e ad applaudire dopo una sfilata con modelli e modelle evidentemente sotto peso. Altrettanto ipocriti sono le maison che creano specchietti per le allodole come le campagne pubblicitarie con modelle curvy, ma quando si gioca sul serio, sulle passerelle sfilano solo modelle magrissime. La vera verità è che nel fashion system le modelle magre non sono mai andate via e mai lo faranno, perché nel pensiero di quasi tutti i designer ed editor di magazine specializzati è radicato un pensiero arcaico quanto mai attuale: un abito sta meglio su una donna senza forme eccessive…punto. A me fa sorridere chi, lavorando nel sistema, strilla allo scandalo sapendo perfettamente come stanno le cose, ma che non è politically correct scriverlo bianco su nero come la sottoscritta. La realtà, brutale, è questa, sta a noi e al nostro buon senso non lasciarci travolgere dal fashion e dai suoi diktat, ma di cavalcarlo e plasmarlo a nostro favore. Certo, direte voi, facile a dirsi che a farsi, soprattutto per le giovanissime che devono confrontarsi con modelli così distorsivi. Purtroppo la dura realtà è che tocca a noi, alle famiglie fare il lavoro “sporco” di auto accettazione del proprio corpo, il fashion system non lo farà mai al netto delle belle parole e delle campagne pubblicitarie “inclusive”. Dopo questa doverosa precisazione torniamo a parlare di fashion e di quello che ci ha lasciato la fashion week milanese in fatto di trend per la prossima primavera-estate. Tirando le somme da Milano vengono riconfermati i trend del bustier, delle bralette come sottogiacca, dei tagli cut-out, delle frange, del platform, delle linee oversize, del verde in tutte le sue nuance (tutti trend alert di quest’inverno). Accanto al verde sulle passerelle milanesi si è visto moltissimo il color giallo canarino, tante minigonne e minidress, piume, sia all over che in piccoli dettagli.
Il designer inglese, Kim Jones al timone della maison Fendi per la collezione primavera-estate ’22 si ispira al genio creativo del disegnatore ed illustratore Antonio Lopez, grande amico del compianto designer Karl Lagerfeld che per tanti anni è stato alla direzione creativa della maison Fendi. La collezione Fendi è un omaggio agli anni ’90 e alla sua disco-music che prende vita attraverso mini dress dalle frange arcobaleno, pellicce, pelli intarsiate, maglieria, pizzi, total white. Le grafiche d’archivio di Antonio Lopez si trasformano in stampe per dare vita a fluttuanti long dress e a caftani super glam. Il tailleur, per Fendi, è monocromatico, oversize, spalle strutturate, blazer cropped e pantaloni a vita altissima dai volumi inusuali. In passerella ha sfilato una collezione ad alto tasso di glamour con una palette colori soft, molto chic e ricercata, una donna che per la prossima primavera non rinuncerà ai sandali profilati in pelliccia e alle calze velate con micro ricami.
Uno dei fashion show molto attesi è stato quello di Roberto Cavalli sotto la direzione creativa del designer Fausto Puglisi. In passerella sono tornati, in chiave Puglisi, i codici distintivi tanto cari alla maison: l’animalier, il cut-out, lo spirito sexy, le borchie, le paillettes, le piume, i colori accesi come il turchese, il giallo, il rosa. Il designer ha riaperto gli archivi della maison, soprattutto il mood e le stampe degli anni ’70 dove l’imperativo categorico era l’audacia. In questa collezione Puglisi riesce perfettamente nell’intento di riportare in passerella lo spirito audace della maison, la voglia di vestire lo spirito libero e sexy delle donne che hanno tanto amato il mood Cavalli e che finalmente potranno ritrovarlo.
La maison Missoni decide di rimescolare le carte in tavola, e se tutti hanno portato in passerella il verde e il giallo, Missoni porta in passerella le nuance fluo, l’azzurro, lo stile gipsy fatto di jeans a vita bassissima, di gilet da portare a pelle, di jumpsuit con l’iconica stampa zig zag che ha reso famosa la maison nel mondo. Gli unici allineamenti ai trend della prossima estate sono i tagli cut-out e le bralette sotto i blazer oversize. Per la maison è un cambio di rotta radicale, il designer Alberto Caliri, il primo non della grande famiglia Missoni, ha pensato ad una donna gipsy, ma anche estremamente sexy che ama indossare minidress in paillettes e che adora mettere sotto i riflettori il proprio corpo attraverso audaci trasparenze. Se questo radicale cambiamento di codici della maison ha portato in alcuni addetti ai lavori smarrimento e critiche feroci, a buyers e clienti sembra convincere, ma la prova del nove sarà quando la collezione arriverà negli store e di quanto sarà il venduto.
La maison Prada sceglie di sfilare contemporaneamente sia a Milano che a Shanghai, un ponte, sempre più stretto, quello che la maison ha costruito tra Italia e Cina. La sfilata, in perfetta sincronia porta in passerella un elemento inedito per la maison: la voglia di sedurre. Non è un caso che la collezione si chiama: “seduction, stripped down”, dove i designer, Miuccia Prada e Raf Simons portano sul piano del minimalismo, codice identificativo della maison, la seduzione che si traduce in minigonne con strascico, in bustier che danno un’impronta sexy alla classica camicia bianca, in abiti midi che apparentemente regalano un’allure bon ton, ma che basta voltare le spalle e l’abito lascia completamente scoperta la schiena. Anche l’amato total black diventa “sexy” con accenti di colore dati dagli accessori, ma la sorpresa più grande e vedere sfilare un sensuale abito in pizzo rosso su una passerella di Prada. Come Missoni, anche Prada, decide di battere territori inesplorati sovvertendo tutto quello che pensavamo di conoscere sui codici stilistici delle maison in questione. Se sia stato un’operazione di marketing o voglia di sperimentare nuove strade è difficile dirlo, forse la verità sta nel mezzo.
E’ stato il fashion show della maison Versace a riportare a Milano e in passerella star come la cantante Dua Lipa, la figlia della cantante Madonna, Lourdes Leon, le top Naomi Campbell, Irina Shayk e Gigi Hadid. La collezione Versace è fatta di pura audacia seduttiva con i suoi tailleur dalla spalle strutturate e tagli cut-out, con i miidress sparkling, con i sandali dal maxi platform, con gli abiti bustier in vinile. Non sono mancati elementi di amarcord che hanno ricordato l’indimenticabile designer Gianni Versace come le spille da balia, la stampa foulard, i tagli sexy, i colori accessi. E’ stata una collezione molto nello spirito Versace, confermativa dei codici stilistici della maison e con pochi guizzi di innovazione creativa. La designer Donatella Versace ha preferito giocarsi le sue carte migliori, meglio portare in passerella una collezione “rassicurante” che tentare di spiazzare buyers e clienti.
Per la prima volta non è stata la sfilata di re Giorgio Armani a chiudere la fashion week milanese, ma il fashion show, a sorpresa, delle maison Fendi e Versace. Giorgio Armani, attraverso la sua collezione, ci porta a scoprire il mare, le albe, i tramonti e i loro spettacolari colori. La leggerezza del tulle, dello chiffon di seta rimandano alla brezza marina, i micro cristalli rimandano ai granelli di sabbia, la palette colori è leggera, morbida che evoca le nuance della sabbia, del mare e dei tramonti in riva al mare. Anche Giorgio Armani, come Donatella Versace, vuol essere rassicurante portando in passerella tutto quello che ci si aspetta dalla maison: eleganza, glamour discreto, linee pulite, volumi morbidi, blazer destrutturati, una palette colori discreta e mai soverchiante, Giorgio Armani mette in scena Armani.
Si intitolava Fendace, Fendi by Versace e Versace by Fendi il fashion show, tenuto segretissimo e non presente nel calendario ufficiale, che ha chiuso col botto questa strepitosa fashion week meneghina. Per la prima volta nel fashion system due famose maison si uniscono, ma non per una collaborazione, ma per celebrare il made in Italy e raccontare con l’occhio creativo di Kim Jones i codici della maison Versace e con l’occhio creativo di Donatella Versace i codici della maison Fendi. Il designer Kim Jones decide di raccontare e reinterpretare la maison Versace nel suo periodo più folgorante: gli anni ’90 portando a far incontrare l’irriverente medusa con il glam-chic della doppia effe di Fendi. Di contro la designer Donatella Versace aggiunge quel tocco punk-rock alla doppia effe con tocchi di vinile, spille da balia, tessuto metal. La sfilata più bella e sorprendente dell’intera fashion week e che vedrà le collezioni che hanno sfilato in passerella vendute separatamente negli store delle due maison dal prossimo maggio.
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