TUTTI BRAVI IN MATEMATICA ANCHE SENZA ANDARE A SCUOLA

LA NUOVA DIDATTICA DEL SERVICE-LEARNING E’ UNA PORTA APERTA ALLA CULTURA DELLA CONDIVISIONE

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In quale stato di salute versa la scuola italiana? Non buono, se consideriamo che spesso siamo in molti a non comprendere quanto leggiamo. L’Italia non è ai primi posti nelle classifiche che misurano il numero di lettori di libri e giornali. Questo fattore, probabilmente, è imputabile all’odio e al risentimento verso i testi scolastici, associato all’obbligo di trasmettere quanto si è studiato, finalizzato all’interrogazione, al voto e alla promozione. Ma se leggere ci piace poco, qual è invece il nostro rapporto con la matematica e con la cultura?

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Certamente, la matematica e la cultura scaturiscono dalla creazione umana e sono entrambe alquanto vicine al linguaggio rispetto a molte altre attività, perché sono insite in noi. Spesso siamo portati a dimenticare che prima del simbolismo, prima delle notazioni e prima della geometria, vengono le esperienze di qualcosa che proviamo nella nostra interiorità, che lavora in noi mediante le sensazioni. Sensazioni che non sono necessariamente correlate ai simboli. E’ chiaro che i simboli e il linguaggio sono strumenti del matematico, così come un libro o un viaggio lo sono per chi vuole avventurarsi nella strada della conoscenza: senza questi mezzi sarebbe impossibile dar forma alle sensazioni. Ma c’è qualcosa di più profondo dietro, che forse è la nostra sintesi della percezione della realtà. Insomma, la matematica è forse il modo più efficace per rappresentare tale percezione, e se pensiamo ai giochi della nostra infanzia (per es. il gioco della campana…) ci ritroviamo bambini a saper contare con le dita in maniera naturale, senza averlo appreso a scuola; inoltre, se non fossimo abituati a contare perché dotati, e se non avessimo le dita, probabilmente i numeri primi non ci verrebbero neppure in mente. E se non avessimo i sensi? Non avremmo alcuna idea, come asseriva Aristotele, e non avremmo cultura. Per fare cultura è necessario aprirsi agli altri avendone cura, attraverso la lettura di un libro o mediante il coinvolgimento e la condivisione della nostra esperienza con l’altro.

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Un nuovo modo di intendere la scuola è la learning-service. Questo innovativo metodo curricolare nasce come approccio pedagogico ed è finalizzato a contrastare la dispersione scolastica. Proviene dagli States e unisce le azioni solidali della cittadinanza all’acquisizione di competenze dello studente, il quale apprende con metodologia didattica attiva e percepisce lo studio come cultura. L’aula scolastica diventa così il luogo ideale dove si studia la soluzione di alcuni problemi della comunità locale mediante l’azione di solidarietà. Cambia lentamente il concetto di studio, aprendo le porte di una cultura ancora strettamente imbrigliata tra il sapere intellettuale, riservato alle classi borghese, e il sapere professionale, destinato ai figli dei proletari. E’ una separazione, questa, che impoverisce tutti. La cultura è, come abbiamo detto, “quello che le persone si portano dentro, confrontato e condiviso con l’esperienza dell’altro”. Questo insieme di valori trasmessi determina il successo o il fallimento della scuola. All’interno di ogni scuola deve esistere una cultura che stabilisca la voglia di crescere nel confronto e in cui sia distinto chiaramente l’obiettivo scolastico.

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Una scuola non può avere successo se la cultura non è condivisa in modo positivo da tutti, perché è una comunità all’interno di un’altra comunità. In un posto ricco di immigrati - come gli Usa, per esempio - risulta ancora ostica l’accettazione delle differenze multietniche, laddove un segno di civiltà è proprio quello di condividere le diversità. La cultura ha a che fare con le nostre emozioni, comprendere le culture altrui ci rende liberi di spaziare verso orizzonti sconosciuti: ci invita a riflettere su nuovi punti di domanda e ad accettare che esistono scuole di pensiero differenti dalle nostre.

Susy Tolomeo

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