TUNISIA, INSTABILITÀ E MIGRANTI PREOCCUPANO L’UE

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C’è un altro fronte migratorio che preoccupa l’Unione Europea e l’Italia: la Tunisia. Il Paese nordafricano non gode di stabilità economica e politica, tanto meno di quella sociale. Tutti questi elementi hanno deteriorato la Tunisia e spinto moltissime persone a lasciare il Paese. La situazione tunisina risulta così instabile e difficile che il dossier al riguardo sarà oggetto di dibattito nella riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea in programma oggi a Bruxelles.

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Dal punto di vista economico, la Tunisia ha attualmente un’inflazione al di sopra del 10% ed una disoccupazione giovanile altissima. Ad aggravare questa situazione c’è anche l’aspetto politico. Il Presidente tunisino Saied mette in atto dal 2019 politiche molto dure, che rasentano ideologicamente un regime. In questi anni l’esecutivo tunisino è reo di un forte deterioramento della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani, arresti di esponenti dell’opposizione e della società civile, costante xenofobia e razzismo. Ad un contesto già esasperato, si aggiungono le decine di migliaia di africani subsahariani approdati in Tunisia nella speranza di raggiungere l’Europa. Attualmente il clima, dal punto di vista sociale, è così duro e difficile che oltre 1.700 ivoriani sui 7.000 presenti in Tunisia hanno già chiesto di poter tornare nel loro Paese, così come hanno fatto centinaia di maliani e guineani, cui si seguiranno presto anche cittadini del Gabon.

Alla luce di questa situazione, lo scorso 21 febbraio il presidente Saied ha tenuto un discorso xenofobo, ponendo l’apostrofo sui migranti irregolari provenienti dall’Africa subsahariana arrivati in Tunisia, rei secondo lui di aver portato violenza e comportamenti inaccettabili. A ciò il Presidente ha aggiunto che sarebbero state prese “misure urgenti” contro l’immigrazione illegale. Le sue parole hanno di fatto provocato un boom di partenze verso l’Italia, oltre che atti di violenza proprio contro i migranti africani. La situazione si è progressivamente deteriorata, sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista sociale, tanto che il ministro dell’Interno, Taoufik Charfeddine, ha rassegnato le sue spontanee dimissioni. Al suo posto è stato incaricato Kamal Feki, governatore di Tunisi dal 2021 e fedelissimo del presidente.

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Il fronte tunisino, sulla tematica migranti, è divenuto così una questione di alta preoccupazione per l’Unione Europea e per l’Italia in primo luogo. Il ministro degli Esteri nostrano, Antonio Tajani, in tal senso aveva già chiesto, dopo il discorso del presidente Saied, di inserire il dossier tunisino all’ordine del giorno della riunione in programma oggi con i suoi omologhi a Bruxelles.

La riunione di oggi ha come fine ultimo quello di decidere che azioni politiche mettere in atto nei confronti della Tunisia. Il tutto verrà svolto considerando la pochissima stabilità del Paese nordafricano, e cercando di scongiurare il rischio di un nuovo scenario libico. In parallelo, il Parlamento UE si era già espresso duramente nei confronti della Tunisia e del Presidente Saied, condannando il deterioramento progressivo della democrazia e della situazione dei diritti umani, chiedendo specifici programmi di sostegno dall’Unione.

Riccardo Seghizzi

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