TRUMP: “VIRUS USCITO DA LABORATORIO”. MA NON È COSÌ

Ce lo spiegano, tra gli altri, Piero Angela e Massimo Polidoro

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La Cina avrebbe commesso ’’un errore terribile’’, in quanto avrebbe ’’cercato di nascondere’’ il coronavirus, non riuscendoci. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump condividendo l’ipotesi del suo Segretario di Stato Mike Pompeo: il Covid-19, secondo quest’ultimo, potrebbe essere uscito da un laboratorio cinese a Wuhan. Addirittura, proprio sotto le pressioni di Pompeo, è stata annunciata un’indagine dell’intelligence USA a tal proposito.

Queste clamorose dichiarazioni dei massimi vertici della Casa Bianca, però, suonano più come una mossa elettorale, di quelle per fare rumore, e vengono letteralmente schiacciate dalle evidenze scientifiche. Non si tratta di opinioni, di “non ce la raccontano giusta”, o di altre cose del genere: davanti alla scienza, bisogna ascoltare e comprendere chi è competente in materia.

È vero: la Cina ha inizialmente cercato di nascondere il Coronavirus. Lo ha fatto minimizzando, silenziando il medico (poi morto proprio di CoVid) che per primo lanciò l’allarme, e persino protestando contro le misure che gli Stati Occidentali stavano prendendo per controllare gli arrivi dal grande Paese asiatico. Dopodiché, una volta fatta la frittata, il governo di Pechino ha tentato di mostrarsi generoso e magnanimo, inviando aiuti verso altri Paesi. In tutto questo, la responsabilità del governo cinese è gravissima, ed è giustissimo che si metta il dittatore Xi Jinping di fronte alle proprie responsabilità.

Il discorso, però, cambia drasticamente nel momento in cui si entra nella “questione laboratorio”.

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Da un recente studio, come ricorda il biologo/immunologo Eric Muraille dell’Fnrs di Bruxelles in un intervento per Sud Ouest, il 23% degli americani e il 17% dei francesi crede che il CoVid-19 sia fuggito, con o senza dolo, da un laboratorio di Wuhan. Anche in Italia, recentemente, usando come “prova” un vecchio servizio del TG Leonardo, si era fatta diffondere questa ipotesi.

La tesi della fuga da un laboratorio, ad un primo sguardo superficiale, non sarebbe nemmeno così surreale: è effettivamente possibile che un virus si diffonda in tal modo. Tuttavia, tramite seri studi guidati da metodo scientifico e non da balzane teorie del web, è stato ampiamente provato come non sia questo il caso. Le spiegazioni sono state rese pubbliche dalla rivista Nature del 17 marzo. Noi, per restare vicini a casa nostra, forniamo qui al lettore le delucidazioni fornite, grazie anche all’aiuto del Segretario Nazionale del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulla Pseudoscienza (CICAP) Massimo Polidoro, dal divulgatore scientifico italiano per eccellenza: Piero Angela, in un video recentemente pubblicato dalla Rai.

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“Sappiamo che di questi tempi, sul web, ci sono un sacco di fake news. Esse, curiosamente, rovesciano il metodo della scienza. Nella scienza, chi afferma qualcosa lo deve provare, in modo che tutti lo possano condividere. Qui, invece, uno afferma una cosa senza portare le prove, e quindi risalire per verificare diventa molto difficile”, introduce Angela, che poi lascia la parola proprio a Polidoro per quanto riguarda il caso specifico della teoria del virus fuggito da laboratorio.

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“L’idea di fondo di queste fandonie è che ‘non ce la stanno raccontando tutta’”, afferma Polidoro, “ma di fronte ad affermazioni come quelle in questione, bisogna sempre chiedersi: ‘quali sono le prove?’. Come fanno le persone che realizzano vocali o video diffusi sul web a sapere che il Coronavirus sarebbe stato creato proprio in laboratorio? Essa è un’informazione che non risulta a nessuno degli enti o delle agenzie internazionali che seguono questo tipo di rischi potenziali.

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Ebbene, sembra che la fonte principale in tal senso sia un ex-agente dei servizi segreti israeliani, tale Dany Shoham, il quale ha rilasciato un’intervista al Washington Times: una testata estremista abituata ad alimentare le teorie cospiratorie più assurde, come l’idea che il fumo in realtà non farebbe male ai polmoni… Shoham avrebbe rivelato che a Wuhan esisterebbe un segretissimo laboratorio batteriologico. In realtà, questo laboratorio non è poi così segretissimo, visto che due anni fa la rivista Nature gli aveva dedicato un lungo articolo per raccontare proprio le ricerche che si svolgono al suo interno. Dunque, quali sono le prove per dire che il CoVid-19 sarebbe nato in laboratorio? Nessuna. Del resto, Shoham non è nuovo a questo tipo di affermazioni: già in passato aveva cercato di farsi un po’ di pubblicità diffondendo altre teorie del complotto”.

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Poi, Polidori fornisce anche la confutazione scientifica di una teoria che, già di per sé, non era sostenuta da alcuna prova: “Oggi è molto più difficile sostenere che il Coronavirus sia nato in laboratorio, perché la struttura del suo DNA è stata analizzata, e ciò che si vede esclude che si tratti di un prodotto artificiale. Sulla rivista Nature Medicine, uno studio ha evidenziato come sull’intera sequenza del DNA del CoVid-19 si osservano, distribuite in modo casuale, numerose variazioni puntuali, che lo differenziano dagli altri Coronavirus: questo è un marchio di fabbrica della selezione naturale. Se il virus fosse stato creato in laboratorio, al contrario, non sarebbe stato difficile individuare l’inserimento di interi blocchi di DNA estranei, che è invece un marchio di fabbrica della manipolazione genetica”.

Infine, un appello ad informarsi correttamente, per evitare di cadere nel tranello delle bufale: “Dovremmo avere capito che, prima di considerare una notizia come un fatto accertato, occorre verificare la fonte. A volte infatti si tratta di gente senza competenze che costruisce teorie o lancia accuse da video su YouTube, post su Facebook, o vocali di WhatsApp, senza mai portare prove di ciò che afferma: dunque, sono tutte fonti che non possono essere prese seriamente. Occorre fare riferimento solo ai fatti che sono scientificamente accertati, ma non ascoltando un singolo scienziato che, come essere umano, può sempre sbagliare, bensì valutando l’insieme degli studi, che ora iniziano ad essere tra l’altro più numerosi.

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Certo, chi pretende dalla scienza di avere certezze da un giorno all’altro, forse non ha capito come essa funziona: la ricerca, infatti, ha bisogno di verificare, mettere alla prova le ipotesi, osservare l’evoluzione dei fenomeni, replicare gli studi… tutte cose che richiedono tempo e pazienza”.

Una spiegazione esemplare, quella del Segretario del CICAP, che fornisce prove schiaccianti contro le teorie balzane nate recentemente su Internet, e diffuse da veri e propri criminali che vogliono instillare nella cittadinanza il sospetto contro le istituzioni della scienza. Il fatto che una parte irresponsabile della politica abbia recentemente fornito appoggio ai suddetti criminali è davvero sconvolgente: oggi più che mai, la scienza, quella vera, è la nostra unica ancora di salvezza per provare ad uscire da una crisi senza precedenti. Provare a sabotarla mette in serio pericolo tutta la comunità.

Giulio Negri

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