TRIESTE TORNA A RICORDARE: “PACTA SUNT SERVANDA”!!!

A Trieste, niente che si ritenga dovuto viene lasciato in uno stallo e, tanto meno, messo davvero nel dimenticatoio; neanche se si sia dato a vedere un resiliente vivere la opportunità di una stagione di confronto pacifico con un Governo sembrato essersi reso finalmente sodale rispetto agli innumerevoli interessi Giuliani.
Così, di contro all’essere rientrato il clamore del movimento “Territorio Libero di Trieste” ricondotto su un silente percorso giudiziario, il vigore di un nuovo fuoco si è originato proprio dalla ancora fumante cenere in cui si era pensato di avere ridotto le rivalse che, circa il Free Territory, si sono ancora più vincolate al Trattato di Pace di Parigi del 1947 che era stato gettato, ormai da 76 anni, nel rogo di un opportunismo liberale monopolare.
In realtà, da un virgulto giovanile Triestino è nato il movimento “Fronte Primavera Triestina” , nella convinzione che, contro l’attuale criticità globale, un baluardo di resistenza e di proiezione verso un migliore avvenire di pace verrebbe proprio dal riesumando Trattato diPace 1947 con cui, a chiusura della tragica parentesi della 2a Guerra Mondiale, sembrava essersi predisposto che Trieste e il relativo Porto dovessero fungere quale punto precipuo di contemperamento di interessi globali.
In buona sostanza, sarebbe stata contemplata una lungimirante predestinazione di Trieste ad “ombelico” di un mondo che avrebbe potuto giovarsi della sua zona franca esente da preclusioni conflittuali; come, quanto mai attualmente, mentre soffiano minacciosi venti di nuovo conflitto mondiale in seguito alla deriva di un sistema sovranazionale che, con una apparente comunione di interessi di Stati aggregati in contrasto con altro fronte, si protenda verso conquiste di utilità geopolitica di pari passo con il non essere neanche più ostativa rispetto ad una minore o maggiore prossimità territoriale.
Tanto per cui, nella consapevolezza dell’instabile futuro che viene costruito dalla voracità di un potere sovranazionale guerrafondaio unitamente alla sensazione che la Città Giuliana risulti compressa a Colonia in un ambito Statale che ne travalichi i diritti, l’attuale movimento giovanile Triestino fa fronte auspicando una Primavera Triestina che si realizzi applicando finalmente i dettami del Trattato di Parigi del 1947 che, in base all’art.21 con il seguito dell’art. 3 dell’allegato VI, aveva predisposto la neutralità del Territorio di Trieste LIBERO e DEMILITARIZZATO così come il suo Porto Demilitarizzato e Neutrale.
Anzi, in relazione a quanto delle relative disposizioni sia rimasto legalmente latente, se ne dimostra la necessità della rinnovata intransigenza di adempimenti proprio nell’attualità che sembra potervi trovare lo sbocco per un pacifico multipolarismo atto a superare la criticità di una pretesa monopolare che, per quanto sempre tentata nei confronti del territorio Triestino, è fallita sino dai tempi dei Romani e poi con la Serenissima, essendosi riconfermata la inadeguatezza di concentrarvi un potere unico, come evidenziato nei passaggi temporali susseguitisi: dall’ amministrazione militare Anglo-Americana iniziata con l’entrata in vigore del Trattato di Pace 1947 e caratterizzata anche da gravi episodi di intolleranza; al successivo fallimento della Dichiarazione Tripartita cui si era sottratta la Iugoslavia vanificando il tentativo di un ritorno di Trieste sotto lo Stato Italiano dopo la cessata appartenenza in data 28 Novembre 1947 in esecuzione dello stesso Trattato di Pace; sino alla transizione, in base al Memorandum del 10 Ottobre 1954, con sub-affidamento del Territorio Libero di Trieste alla Amministrazione fiduciaria Civile del Governo Italiano che, dal 26 ottobre 1954, si assume ancora vigente nonostante se ne siano contestate le mancate ottemperanze a Pacta Servanda e la deviazione verso una simulazione di Sovranità Italiana che non si ritiene recuperata neanche attraverso l’accordo bilaterale Italia-Iugoslavia del 10 novembre 1975 concluso ad Osimo per semplice regolazione dei rispettivi confini.
D’altra parte, dal 2011 sino alle manifestazioni del 2013, il movimento Trieste Libera precursore dell’attuale giovanile “Fronte Primavera Triestina”, aveva rivendicato il completo adeguamento allo stesso Trattato di Pace di Parigi 1947, cui era giunto un ulteriore riconoscimento dal tenore della stessa venuta a Trieste di Putin che, essendovi giunto in data 26 Novembre 2013 per aprire alla Russia la Via della Seta sulla rotta commerciale di Trieste che più minacciava il dominio economico Americano, si era tutelato con la propria forza di sicurezza di cecchini posizionati sui piani alti degli edifici; a dimostrazione che non ci fosse alcuna Sovranità Italiana, in sintonia con lo stesso saluto con cui Putin era stato accolto da Enrico Letta in termini di “Viva Trieste! Trieste libera!”.
Tanto era coinciso con gli schieramenti cittadini di 8mila persone e raccolta di 20mila firme per la nomina del Commissario di Governo terzo che, come statuito dall’Allegato VII del Trattato di Pace 1947, avrebbe dovuto salvaguardarne le clausole estendendole sul territori ; ciò che destò preoccupazione nel sistema che, essendosi sottratto alla relativa adempienza che nel tempo era stata colmata con l’illegittimo ruolo ricoperto dal Prefetto espressione di Stato Italiano simulato, tentò di indurre una desistenza con processi e messa in campo di infiltrati che disgregarono la coalizione libertaria inducendo la sua base alle rivendicazioni nei confronti del Governo Italiano attraverso varie procedure giudiziarie; fra cui, quella giunta a sentenza in data 21 marzo 2022 con cui la Cassazione aveva cercato di escludere la statuizione del Free Territory ma, eccependo il difetto di giurisdizione, non aveva fatto altro che riportare tutto alla situazione voluta dalle forze delle Nazioni Unite rimaste super sovrintendenti al Territorio Libero di Trieste; essendosi riconfermata, più che mai in auge, la situazione di solo sub-affidamento all’amministrazione fiduciaria civile del Governo Italiano.
Altresì, dovendosi mettere in conto che, dal 2015, il movimento Trieste Libera ha promosso la costituzione di una Agenzia di Rappresentanza Estera su delegazione International Provisional Representative of Free Territory of Trieste che, fra l’altro, sostiene le azioni legali come è già stato in data 15 Settembre 2022 con il Ricorso per Revocazione della suddetta sentenza del 21 marzo 2022 a cui viene ribaltata la forzosa pietra tombale male agganciata alla carenza di giurisdizione ammessa dalla stessa Corte di Cassazione.
Resta il fatto che la Città Giuliana non rinnega la sua aima Italiana insieme alle altre due, Germanica e Slava, da cui prescinde la questione giuridica che, nonostante quanto fatto apparire, si rispecchia proprio nella inconfutabile realtà del Porto Franco di Trieste istituito il 18 marzo 1719 dall’ Imperatore d’Austria Carlo VI che, senza preclusione di qualsiasi Nazione, ne volle libertà di movimento come stabilito nello stesso Trattato di Pace 1947 all’ art. 24 dell’Allegato VIII al cui riguardo, ai nostri giorni, proprio il cosiddetto “governo dei migliori” ha cercato di chiedere all’Unità Europea l’applicazione per monopolizzare i benefici derivanti dalla zona Franca; pur essendone stata disattesa la peculiarità, innanzitutto, di Demilitarizzazione del Porto.
Con il paradosso dell’essersi perpetrata, in violazione del Diritto Internazionale, la passata violenta rimozione coattiva dei contestatori portuali ad opera dei Carabinieri, dietro intromissione del Ministero Interni; laddove avrebbe avuto legittimità solo la polizia locale di contro al super controllo anglo-americano rimasto attraverso i vertici Nato.
Inoltre, si è cercato di frenare la Libertà del Porto riguardo a rapporti economici che, però, sono risultati inutilmente discriminati; come avvenuto nei confronti della Cina circa la formalizzazione di Intesa che, sostenuta da Di Maio nel 2019 per l’uso del Porto Triestino, dapprima è stata contestata dalla stessa Ambasciata Americana; ma, comunque con una sviata, la Cina è entrata nel Porto di Trieste avendo acquisito il 25% della Agenzia di Servizio logistico della H.H.L. Hamburg che ha comprato il 51% del terminale portuale; così pure, non ci sono problemi con la Russia, anzi si supporta la non adeguatezza di applicazione di sanzioni, ritenendosi illegittimo anche il fermo operato nel bacino Triestino in pregiudizio dello yoth oligarchico Russo “A”; mentre, viene contrastato anche il tentativo Italiano di acquisizione del territorio del Porto Vecchio attraverso sdemanializzazione e opere di urbanizzazione cui si presterebbe l’amministrazione locale.
Tanto dimostra la determinazione di abbattere il sistema di monopolio voluto dall’Occidente coeso con interessi Atlantisti, di contro alla tendenza del Porto strategico che è sempre stata in funzione di interscambi su vasta scala di un sistema multipolare.
Ne consegue che, proprio riguardo alla Neutralità e Demilitarizzazione attribuite al Porto di Trieste dall’art.24 dell’Allegato VIII come parte inscindibile del Territorio Libero di Trieste, si evidenzia la necessità che gli stessi requisiti vadano applicati nel totale ambito Triestino su cui, si ribadisce, cessata l’appartenenza allo Stato Italiano con l’esecutività in data 28 Novembre 1947 del Trattato di Pace 1947 come stabilito nel relativo art. 21 sez.3; per cui, di fatto, queste clausole vengono sostenute come basilari nella “questione Triestina” portata avanti con la diplomazia e sottesi carteggi di accordi per scambi commerciali come è sempre stato per il relativo sistema del Porto Franco.
In più, oggi, la rivolta della Russia al sistema liberista Europeo evidenzia come il Territorio Libero ex art. 21 del Trattato di Pace 1947 di Parigi sia ancora valido strumento di Neutralità e Demilitarizzazione che si pone come punto importante anche per una risoluzione Europea, agganciandosi allo stesso mai superato, se pure disatteso, Trattato di Pace del 1947 che era già stato in funzione di un equilibrio Europeo e porterebbe ancora pace per tutti, annullando ciò che sia stato primario scontro per imporre il proprio sistema di monopolio liberista.
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