TRIESTE TERRA DI PROMESSE MANTENUTE
Realizzato il collegamento dell’Interporto Giuliano con il Terminal intermodale di Pordenone

Riguardo a qualsiasi iniziativa venga prospettata in senso migliorativo dell’economia, non c’è auspicio migliore del poterne vedere una pronta realizzazione.
Tanto si è potuto apprezzare a Trieste dove, in ennesima aperta contraddizione con il suo scaramantico definirsi terra del “Non se pol”, si è puntualmente avverata la promessa secondo cui, entro due mesi, sarebbe stato realizzato il collegamento dell’Interporto Giuliano con il Terminal intermodale di Pordenone.
Così, un primo viaggio inaugurale si è compiuto con lo shuttle che, su direttiva della compagnia Msc, le società Medway e Medlog hanno programmato per un percorso quotidiano, di andata e ritorno lungo la nuova tratta ferroviaria dell’innovativo interscambio fra le due notevoli logistiche regionali, per l’ulteriore forte impulso ai collegamenti ferroviari per il transito di una settantina di container con relativo trasporto di merci verso i maggiori porti europei .
Tanto era stato alla base dell’intesa fra i porti di Trieste e Pordenone con la Confindustria Alto Adriatico che, soprattutto, ha inteso sfruttare al meglio l’evoluzione del porto di Trieste quale più importante postazione del Nord-Est per l’import export a mezzo container e Unità di Trasporto Intermodale; in sempre maggiore concorrenza con il Nord Europa cui funge da collegamento per transitarvi quanto inglobato con lo scambio di merci provenienti dalla Destra Tagliamento e dall’area Trevigiana oltre al movimento merci dell’ Area industriale provinciale dell’Interporto di Pordenone; con la previsione dell’integrazione di altre realtà logistiche regionali oltre a quelle dei Balcani e dei mercati Occidentali.
D’altra parte, come evidenziato dal Presidente della Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino, proprio nel Porto di Trieste “negli ultimi anni ci si è impegnati a garantire ospitalità a flussi di traffici alternativi rispetto alla specificità locale, per sviluppare economie in base a servizi che incrementassero il valore delle stesse realtà produttive territoriali. Senza quei flussi, oggi, non si sarebbe stati in grado di comporre treni verso l’Europa, oltre a consentire di creare realtà intermodali messe a disposizione del contesto produttivo territoriale”.
Quindi, una strategia che anche l’Autorità di Confindustria Alto Adriatico ha preordinato nel segno della vocazione “internazionale” di Trieste; altresì, assecondando una visuale di partnership coniugata nella necessaria “ottica green” delle politiche Europee che si orientano sul movimento ferroviario ; sia pure, tenendosi in conto, l’alternativa dei transiti su gomma basati sulle relative propensioni dei mercati di provenienza delle merci.
Tuttavia, l’innovazione del sistema va ben oltre, tendendo alla “terziarizzazione della logistica in sinergia con l’industria”; nella trasformazione digitale imprenditoriale che è già molto avanzata nel tratto di 120 km tra Porto e Interporto; dove, “il treno non è solo simbolo ma concretezza green nella cosiddetta riconversione resiliente della futura industria circolare che favorirà asset importanti come i nodi di Pordenone e Trieste ”.
Non a caso, il nodo logistico dell’Interporto è gestito secondo la digitalizzazione che, investendo l’imprenditoria con relativa formazione unitamente alla logistica, sarà il cardine futuro della economia dell’intero Paese.
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