Sport estremi. Una nuova passione?

Un modo per misurarsi con le sfide di tutti i giorni, migliorando la percezione di sé stessi. Ma il pericolo in tali sport è sempre in agguato.

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L’educazione è un processo costantemente aperto perché ogni uomo avverte il bisogno di rinnovarsi è di affermare se stesso.

Una razionale azione educativa che coinvolga tutti gli aspetti della personalità, non può prescindere dall’importanza dello sport nell’evoluzione dell’uomo e nel suo cammino di civiltà.

Lo sport è l’insieme delle attività fisiche effettuate per fini salubri, formativi e competitivi. I Greci furono i più fervidi praticanti di sport nel passato, con particolare riferimento alle attività atletiche quali ginnastica, corsa, salto in lungo e penthatlon.

Ad Atene, con la riforma di Solone, lo sport divenne parte integrante dell’educazione di ogni giovane insieme alla musica. Anche nella Roma imperiale furono considerati i vari Ludi nei quali lo sport ebbe grande risalto. Per quanto riguarda l’etimologia della parola sport, essa è l’abbreviazione della parola inglese disport che significa divertimento. Trae origine dal francese deport che a sua volta deriva dal latino deportere cioè portarsi lontano.

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Secondo la leggenda fu Ercole, per ringraziamento a Zeus, a istituire i giochi sacri di Olimpia dopo aver completato 7 delle sue dodici fatiche. Dopo un periodo di decadenza fu il re Ifito nel 776 a.C. a riportarli in auge nella piccola città del Peloponneso che vedeva disputarsi la competizione ogni 4 anni. In realtà le Olimpiadi non erano solo un evento sportivo, ma servivano anche ad onorare la massima autorità religiosa e il vincitore delle stesse era considerato l’uomo più importante al mondo.

Negli ultimi anni gli sport estremi( action sports) sono la nuova passione di giovani e adulti. Vengono denominati così per l’estrema difficoltà e per gli altissimi livelli di sopportazione del corpo umano.

Che siano adrenalinici è cosa certa. Che possano determinare un cedimento e costare la vita umana poco importa. Kite-surfing, parapendio, immersioni, rafting, triathlon, base jumping sono in effetti molto pericolosi e richiedono costante impegno, fatica e forse anche la volontà di superare i limiti, di mettersi alla prova, sfidando la natura e le sue leggi.

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La stessa volontà che spinge un uomo come David Cusch, amministratore delegato di Virgin America, a svegliarsi ogni mattina alle 4 per fare 2 ore e mezza di bike o come Michael Johnson, manager di Herbalife, fanatico di triathlon. Un esempio a noi più vicino è quello di un manager come Alessandro Benetton, che oltre ad essere un esperto sciatore, insieme alla sua compagna la campionessa Deborah Compagnoni, è fanatico di Kite-Surfing. Questo sport consiste nel farsi trainare da un aquilone, che usa il vento come propulsore e viene collegato al kite-surf da 4/5 cavi della lunghezza di 22 cm. Si possono tenere i piedi in superficie sull’acqua o si possono compiere strabilianti evoluzione. Il kite-surfing dal 2009 è diventato disciplina ufficiale. Un altro sport estremo è il base jumping che consiste nel lanciarsi nel vuoto da varie superfici (dirupi, montagne, edifici) ed atterrare mediante un piccolo paracadute. Altra disciplina è il base climbing dove si scale una parete rocciosa senza corde, portando un piccolissimo paracadute sulle spalle. Grandi pericolosità derivano anche dal rafting, discesa fluviale, in un gommone inaffondabile, effettuata di solito tra le cascate. In Italia questa disciplina viene effettuata sul fiume Noce, nella Val di Sole in Trentino Alto
Adige o presso la cascata delle Marmore.

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In realtà la smisurata creatività dell’uomo, da Icaro in poi, lo porta ogni giorno a confrontarsi con nuove sfide in cui cimentarsi. Le sensazioni che spesso queste persone provano sono quasi metafisiche e la continua sfida li fa sentire migliori. Le attività di performance all’aperto insegnano il coraggio e fanno acquisire coscienza della piccolezza e della fragilità degli esseri umani. Se questa non è una lezione di vita non solo per l’uomo comune ma anche per chi gestisce grossi patrimoni aziendali e destini di altri esseri umani, cos’altro può essere?

Daniela Porcelli

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