Spaccati di Musica

Scena di Canterbury. Ovvero la “non - scena”

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La Scena di Canterbury, un movimento musicale che trae la genesi nella seconda metà degli anni Sessanta, costrutto di una commistione di psichedelia, progressive, beat, jazz, avanguardia hippie, si distingue per un approccio compositivo più sperimentale e incurante del “tutto” se confrontato coi gruppi conformati al prog “tradizionale”, del quale di fatto può considerarsi una corrente autonoma.Il suo ventennale percorso è stato caratterizzato da una vena creativa assolutamente straordinaria quanto eterogenea, che ha tratto origine da influenze tipicamente beat che nel tempo si sono evolute, dando vita a un prodotto musicale più maturo e ricercato, imperniato di contaminazioni. Una sorta di deriva culturale per certi versi del tutto nuova, un fenomeno dalla straripante portata artistica nel panorama musicale contemporaneo.I suoi pilastri sono da ricercarsi nelle tante personalità di grandi musicisti/autori che con il loro genio creativo ne hanno disegnato le linee guida, divenute negli anni a seguire i tratti distintivi di una piccola grande rivoluzione musicale e non solo.

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Tra questi come non ricordare Robert Wyatt, Daevid Allen, Kevin Ayers, Steve Hillage, Richard Sinclair, Mike Ratledge i fratelli Brian, Hugh Hopper, solo per citare i più rappresentativi.Nomi oggigiorno forse poco noti o ancor peggio dimenticati, ma nel periodo di riferimento furono senza dubbio artefici di una delle pagine più belle ed eccitanti della storia della musica rock. Nella loro creatività, la scintilla generatrice di pensieri e tendenze musicali mai morte, evolutesi in percorsi artistici giunti fino alla contemporaneità. Analizzarne la portata culturale richiederebbe una lunga e attenta disamina, mentre questo vuol essere soltanto un sentito contributo all’eredità lasciateci da tutti quegli eroi, che talvolta inconsapevolmente, sono stati artefici di straordinarie emozioni in note.I Wilde Flowers, è la band giovanile considerata l’embrione dal quale germineranno gruppi di enorme spessore della prima generazione Canterburiana, quali i Soft Machine, i Caravan i Gong.I primi,forsequelli più rappresentativi, espressione di quell’anima così innovativa, sperimentale, dadaista e psichedelica, che per certi versi si contrapponeva alla derivazione melodico/romantica/progressive dei Caravan, o a quella cosmica/lisergica dei Gong, coi loro messaggi ultra-terresti di Daevid Allen dalla misteriosa emittente telepatica Radio Gnome.Dalle loro successive disgregazioni, fioriranno altre band nel solco tracciato.

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L’idea che a Canterbury sia esistita realmente la così detta “scena” è un concetto natosuccessivamente, quasi una convenzione. In realtà in molti la definiscono una non-scena, dal momento che per chi ne ha fatto parte, ancor oggi, non viene considerata come un qualcosa da dover essere ufficializzato. È probabile che questo fenomeno/movimento sia stato tante cose insieme, la creazione di una comunità di musicisti che per una irripetibile fortunosa coincidenza temporale si sono trovati tutti al posto giusto, nel momento giusto. Il “resto”, dal rock americano a quello europeo, è stato certamente frutto di derivazioni blues, rhythm & blues, country, folk. La “Canterbury scene”, potremmo affermare, è stata influenzata in maniera pregnante dal jazz. Se la matrice comune della musica rock, la si può intendere originata dunque da una sorta di commistione dei suddetti generi, nella città della Cattedrale, in quel momento irripetibile si creò qualcosa di diverso, una derivazione che ha portato a un universo parallelo, sconosciuto fino a quel momento.Una landa sconfinata ove le influenze di band epocali di riferimento, come Beatles, Rolling Stones, Who o Cream, sebbene inevitabilmente presenti, finirono per risultare di fatto affievolite. “Canterbury”, almeno nel periodo della sua genesi, pur non rinnegando la ricordata triade originaria, finì in concreto per arricchirla e aggiornarla, apportandovi un bagaglio di esperienze, più vicine ad un idem sentire tutto nuovo, composto da contaminazioni e pura sperimentazione. In questo la Scena ha saputo andare oltre l’amalgama originaria compositiva di un genere.

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Tutto questo è stato possibile grazie alle sue creazioni più mature, ossia quei dischi che avevano insita una potenza straordinaria, creatrice di una nuova visione d’insieme che ha travalicato i confini del mondo rock fino ad allora esplorato.Se i Soft Machine del gran maestro Robert Wyatt hanno rappresentato il lato più sperimentale della musica di Canterbury, e i Caravan personificato la componente più legata ad un romanticismo incontaminato e fiabesco, ognuno in fondo ha manifestato un forte attaccamento alla propria libertà artistica non influenzata dalle regole del mercato discografico, che troverà nel manifesto del “Rock In Opposition” il suo punto di arrivo.Indubbiamente questo aspetto ha contribuito a creare una scena ricca di innovazione e sperimentazione, ma anche molto povera da un punto di vista prettamente economico. E’ indubbio che, ad esempio, sebbene i Caravan abbiano rappresentato un prodotto di primissimo livello tra la discografia progressive e dunque, proprio per questo, molto lontani dalla sperimentazione "totale" dei Soft Machine, pur sapientemente spaziando tra mondi immaginari, scenari fantasy, ambientazioni surreali e influenze jazz, avranno un successo e una popolarità neanche lontanamente paragonabile a quella dei grandi gruppi del prog- classico, quali Yes, Emerson Lake & Palmer, King Crimson e via dicendo. Perchè in fondo il loro interesse primario era quello di fare musica fuori dagli schemi nel miglior modo possibile, incarnando appieno una visione romantica del fare Arte in Musica.

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Un grazie a Voi tutti, ma in particolare a quello che, non me ne voglia nessuno, verosimilmente è stato il vero genio della scena Canterburiana, il gran maestro Robert Wyatt.Personalità immensa, batterista/cantante/compositore e mente pensante della “macchina morbida, prima e dopo l’abbandono del gruppo, fondatore dei Matching Mole, rimarrà forse l’icona più rappresentativa di quel tempo memorabile. In fondo tutto nacque nella sua casa natale, con gli incontri tra ragazzi uniti dalla grande passione per la Musica, dai quali nasceranno melodie oblique, continue mutazioni ritmiche, convergenti in spericolate aperture jazz, farcite da una buona dose d’umorismo nonsense che ha dipinto un epoca. La Scena di Canterbury.

Massimo Lupi

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