Sanità pubblica Italiana: “Come in tempo di guerra”

Fasciature di cartone a Reggio Calabria. Il ministro Grillo: “è di una gravità estrema”

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Quello che è accaduto al pronto soccorso del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, presso gli Ospedali Riuniti, dove dei pazienti con fratture sarebbero stati curati con fasciature di fortuna e cartoni, è di una gravità estrema, faremo emergere tutte le responsabilità”, afferma così il ministro della Salute Giulia Grillo, di fronte all’assurdo trattamento medico eseguito a Reggio Calabria su di un paziente che riportava lesioni ossee. Il paziente sarebbe arrivato al Pronto soccorso già con la stabilizzazione di cartone che non sarebbe stata tolta per evitare perdite di tempo e per prevenire eventuali complicazioni, per poi essere invitato a tornare la mattina seguente in ospedale per un’ingessatura quando il reparto di Ortopedia avrebbe riaperto. Tuttavia non è il primo caso di “interventi di carta”: gli infermieri del Pronto soccorso del “Grande Ospedale Metropolitano” di Reggio, nelle ore notturne, devono ricorrere a fasciature spartane per fratture o lesioni non gravi, piuttosto che a tradizionali gessature o a dispositivi medici più moderni, quando il reparto di Ortopedia è chiuso.

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Lo scrive il "Corriere della Calabria", spiegando che, oramai, questa è una situazione che rasenta la normalità: “Gli infermieri, a cui spetta il compito di immobilizzare le parti fratturate - riferisce un medico della struttura che non ha voluto rivelare la sua identità – a volte non sono in grado di svolgere quel compito, visto che nessuno ha mai pensato di far seguire loro un corso di aggiornamento. Il Pronto soccorso non procede con l’approvvigionamento del materiale perché la farmacia dell’ospedale impone precisi limiti di spesa”. Sembra “come un ospedale da campo in tempo di guerra”, ha commentato Carlo Palermo, segretario del sindacato medici Anaao Assomed. Considerato questo ennesimo caso di malasanità, stiamo andando verso un collasso della pubblica sanità, dove le cure mediche sono succube delle carenze organizzative che, in modo particolare nel Mezzogiorno, determinano una precaria sicurezza sulla vita e sui diritti dei cittadini, ancora prima che dei pazienti.

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I tagli al personale e le limitazioni sugli acquisti dei macchinari e dei mezzi necessari per le terapie, inoltre, sono causa delle pessime condizioni di lavoro in cui versano ogni giorno medici, infermieri e tecnici. Il sistema sanitario italiano, considerato fra i migliori al mondo, attualmente sta vivendo una realtà diversa a causa dei continui sprechi e della crescita del deficit debito/Pil. In Italia, comunque, il divario degli investimenti varia da regione a regione. In cima alla lista delle regioni con maggiori risorse a disposizione, ci sono Emilia Romagna, Marche e Veneto; mentre Sicilia e Molise sono le “più malate” dello Stivale. Al Sud, migliora l’efficienza del sistema sanitario di Puglia, seguita dall’Abruzzo e la Basilicata, rispetto allo scorso anno. In conclusione, così come afferma l’OCSE, nonostante la ripresa economica del nostro paese e la maggiore disponibilità di risorse, la preoccupazione di non riuscire a garantire un’assistenza sanitaria efficiente e d’avanguardia, è ancora molto forte.

Nicòl De Giosa

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