STORIE DAL PIANETA TERRA

UOMO NONOSTANTE TUTTO

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L’uomo. Il maschio. La virilità è sempre stata il fattore differenziante tra uomini e donne. Il desiderio che a volte travalica il buon senso, l’istinto di predatore, il maschio che prende la sua preda con la forza quando non riesce a conquistarla con la lusinga. E fin troppi episodi, anche recentissimi, ci ricordano quanto spesso il maschio abusi di questa sua supposta superiorità fisica per veicolare dolore invece di piacere, tanto che la castrazione chimica è sempre più invocata come unico rimedio capace di annichilire quel lato, come a simboleggiare un nefasto rapporto tra l’essere uomo e dimostrarsi maschio. Ma a volte la natura ci ricorda che siamo oltre la fisicità, che possiamo trascendere dal puro istinto animale, per essere ciò che sentiamo a discapito di tutto. E non si sta parlando di amore platonico, si badi bene, ma di un aspetto assolutamente individuale dell’essere, qualcosa che una persona ha sperimentato su se stessa, riuscendo a costruirsi una sua specifica identità anche in assenza dell’attributo fondamentale per l’uomo.

Andrew Wardle, un 40enne di Greater Manchester, nacque con una rara estrofia vescicale, che impedì, nonostante un rapido intervento chirurgico, lo sviluppo del pene. Ora, aldilà dell’aspetto medico della questione, non so se qualcuno riesca ad immaginare minimamente cosa possa voler dire per un uomo nascere senza quella parte essenziale del corpo. Già da bambino il trauma può risultare terribile, in quelle situazioni in cui tra maschietti si innescano il confronto e il gioco, la curiosità e la scoperta. Quante volte si sono fatte battute circa il povero Ken, l’amico di Barbie che, a causa di una moralità retrograda e bacchettona di puro stampo statunitense, tipica degli anni 50 del secolo scorso, veniva riprodotto assolutamente privo di ogni accessorio mascolino. E si sa che la crudeltà innocente dei bambini, se si perdona l’ossimoro, non è ponderata o mediata, colpisce li dove si manifesta la differenza, la diversità. Ed Andrew Wardle nonostante tutto è cresciuto sentendosi uomo, anzi, cercando di essere più uomo degli altri, come ha confessato in un recente documentario che indagava sulla sua condizione.

cms_7138/2.jpgEd ecco un altro evento che pochissimi avrebbero il coraggio di affrontare, e cioè raccontare tutto davanti alle telecamere, coscienti del fatto di poter essere visti anche da conoscenti. In un mondo in cui la semplice disfunzione di performance è considerata un tabù da confessare nell’ambito di uno studio medico, quanta forza ci vuole per ammettere di non essere come gli altri, da un punto di vista anatomico, senza pareti a proteggere la privacy? Ed Andrew in quell’intervista oltre a parlare del suo problema, ha parlato delle oltre 100 ragazze che ha avuto, non semplici relazioni epistolari o struggenti abbracci in odor di poesia, ma vere e proprie notti di passione, compensando la carenza con altre tattiche, in grado di soddisfare le sue partner occasionali, senza farsi scoprire, se non in poche occasioni, ed in una di esse ricevette addirittura un pugno in faccia come punizione. Punizione. Come se Andrew avesse una qualche colpa, a parte il tacere della sua condizione. Ma nonostante tutte le avversità, nonostante il fato beffardo, nonostante i limiti della scienza, Andrew è andato avanti, confidando in qualcosa di impercettibile, nel progresso forse, nel lieto fine delle favole, ed è stato ricompensato alla fine. Infatti ora quell’uomo più uomo di tanti altri ha una fidanzata. Non una relazione occasionale, ma un rapporto sentimentale serio, nato sul web e poi portato avanti nella vita reale, con la scoperta da parte di lei, circa il problema di Andrew, proprio guardando il documentario che parlava di lui. Una rivelazione che lui non sapeva come sarebbe stata accolta, ed ancora una volta è stata impartita una lezione a tutti quei maschi che tacciono il problema alle loro compagne imbottendosi di pillole blu, o arancioni, o di chissà cosa altro. E nel frattempo anche la scienza medica è in grado di aiutarlo, ricostruendo la parte mancante. L’uomo non è dato dagli attributi, è questa vicenda lo dimostra in pieno, ricordandoci che è ciò che si ha dentro a fare la differenza, non l’esterno ma l’interno, perchè la vera forza parte da dentro. Tutto ciò può sembrare banale e retorico, ma andatelo a raccontare a tutte quelle donne violate da maschi senza anima, senza dignità, senza amore. Andatelo a raccontare a chi soffre di problemi sessuali, costretto ad inventarsi un nuovo ruolo, vivendo nel timore di essere scoperti invece che provando a confrontarsi con una realtà difficile ma non impossibile da vivere. Andrew ci ricorda che si può sempre essere uomini,nonostante tutto.

Paolo Varese

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