STORIE DAL PIANETA TERRA

L’UOMO CHE VENDETTE LA TORRE EIFFEL

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Maggio 1925, Parigi. Una città che stava entrando nella Belle Epoque cercando di dimenticare i danni prodotti dalla guerra, sia in senso sociale che economico. Presso il Ministero delle Poste e Telegrafi si presentò un uomo d’affari, Monsieur Poisson, per siglare l’atto con cui sarebbe diventato il proprietario della Torre Eiffel. Cosa era accaduto? Come fu possibile per l’imprenditore francese avanzare una richiesta del genere? Per capire meglio la situazione bisogna tornare indietro di qualche giorno, quando Victor Lustig tornò a Parigi. Victor, la cui vera identità non venne mai scoperta, era nato, secondo quanto da lui stesso asserito, nella città di Hostinnè, al tempo appartenente all’impero Austro-Ungarico, oggi sita nella Repubblica Ceca. Trasferitosi per la prima volta a Parigi appena 19enne, per intraprendere la carriera universitaria, si trovò ben presto ad apprezzare di più il gioco d’azzardo e la bella vita rispetto allo studio. Parigi venne lasciata con una cicatrice al volto causata da un marito geloso, e tanti sogni di gloria. Decine di piccole truffe in tutta Europa, i primi arresti, e poi la decisione di agire a bordo delle lussuose navi che traversavano l’Atlantico, assumendo l’identità del Conte Victor Lustig, di professione gaudente e baro.

cms_6718/2.jpgNel 1920 il Conte Lustig, si traferì negli Stati Uniti d’America, dove visse di espedienti, ancora truffe e piccoli raggiri, finché, a seguito di un colpo andato male, venne arrestato. Fuggito mentre era in attesa del processo, tornò nuovamente a Parigi, dove escogitò il suo colpo più celebre. La Torre Eiffel, senza più interventi di manutenzione, era ridotta a monumento decaduto. In realtà non avrebbe nemmeno dovuto trovarsi li quella torre, innalzata per l’Esposizione Universale di Parigi del 1889. Infatti era stato preventivato di smantellarla e ricostruire altrove quel monumento così sgradito agli artisti parigini, che sin dai primi progetti l’avevano appellata come candelabro, o come faro. Però smontarla e ricostruirla sarebbe costato troppo, soprattutto per le disastrate finanze nazionali, e così ciò che una volta era stata definita l’ottava meraviglia del mondo, era ridotta ad un insieme di traversine e cavi, tanto che la proposta di demolirla cominciava a fare presa su più di qualcuno. E proprio leggendo di queste proposte Victor Lustig iniziò a pensare ad un piano.

cms_6718/3.jpgProcuratosi documenti e carta intestata del Ministero delle Poste e Telegrafi, responsabile della torre e della sua manutenzione, iniziò ad inviare lettere dal contenuto strettamente confidenziale, qualificandosi come dirigente del Ministero, a diversi imprenditori, evidenziando le cattive condizioni del monumento, e la necessità di disfarsene in modo discreto, realizzando un ricavo dalla vendita dei materiali da costruzione impiegati, specialmente il ferro. Affittata una camera presso l’esclusivo Hotel de Crillon, iniziò a ricevere i potenziali acquirenti. Dovette spiegare ad ognuno di loro che, nonostante le condizioni pessime in cui la torre si trovava, per i parigini ormai era diventata parte del panorama, e quindi se la gente avesse saputo che l’amministrazione voleva disfarsene, si sarebbero potuti verificare episodi di protesta. Ed uno dei potenziali acquirenti, Monsieur Andrè Poisson, cadde nel tranello. Consegnò a Lustig 250.000 franchi, circa 1 milione di euro attuali, come caparra per mostrare le sue intenzioni, ma non solo. Poisson, reputando Lustig un dirigente del Ministero, pensò di ingraziarselo facendo scivolare tra le sue mani una cospicua tangente, per oliare il meccanismo di assegnazione. E si arrivò al giorno in cui Monsieur Poisson varcò l’ingresso del Ministero, per prendere possesso della Torre Eiffel. Ovviamente il personale non aveva idea di cosa stesse vaneggiando, di quale titolo di acquisto parlasse, e solamente dopo molte spiegazioni Poisson capì di essere stato truffato. Rifiutò però di denunciare l’accaduto, all’imbarazzo per la situazione non volle aggiungere anche la beffa di poter divenire lo zimbello di Francia.

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E Lustig? Lui, dopo essersi goduto i frutti di quanto ricavato, provò a riproporre la vendita alcuni mesi dopo, ma venne scoperto e denunciato, per cui dovette fuggire, e tornare negli Stati Uniti, dove, dopo aver truffato anche Al Capone, morì da detenuto in un ospedale civile, dove era stato trasferito da Alcatraz, per poter essere curato in seguito a complicanze polmonari. Chissà, se non fosse morto, forse avrebbe preceduto Totò nella vendita della Fontana di Trevi.

Paolo Varese

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