STORIA DI STORIE DIVERSE - XIV

Insegnanti di sostegno allo specchio: la disabilità tra difficoltà e gratificazione

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cms_18268/Foto_1.jpg“Storia di storie diverse”, ovvero storie di alunni disabili, persone con caratteristiche speciali, con limitazioni visibili ed innegabili potenzialità.

Il loro percorso scolastico, le difficoltà incontrate e quanto sia ancora difficile oggi parlare di integrazione nella scuola italiana.

L’anno scolastico è ormai concluso e gli insegnanti tirano un pò il fiato soprattutto dopo l’esperienza della didattica a distanza che ha richiesto loro di adattarsi ad un nuovo modo di insegnare elaborando materiali didattici inediti ed adatti ad essere utilizzati nelle videolezioni.

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Quasi nessun insegnante aveva, in ambito tecnologico, competenze adatte e penso, ad esempio, alla realizzazione di una presentazione in Power Point indispensabile per offrire traccia del susseguirsi dei contenuti di apprendimento nel corso di una lezione a distanza. Purtroppo posso confermare, lavorando da quasi vent’anni nella scuola, che i corsi di aggiornamento che siamo obbligati a frequentare sono teorici e non forniscono competenze spendibili didatticamente.

A mio avviso, due delle aree in cui la formazione è più carente sono l’area linguistica, relativa alla conoscenza delle lingue straniere, e l’area tecnologica.

Relativamente alla conoscenza della lingua inglese la situazione è a dir poco drammatica: nella mia scuola ci sono persone, anche relativamente giovani, che con massima inconsapevolezza ed altrettanta noncuranza pronunciano la parole “Google” o “computer” esattamente come si scrivono. L’effetto, all’udito, è a dir poco sconcertante... Ed è lì che ti rendi drammaticamente conto di quale sia il livello di formazione degli insegnanti che, ad esempio, in lingua inglese non conversano mai con i loro alunni anche se sono insegnanti di “L2” (seconda lingua).

Non la rendono colloquiale, il suo studio è ripetitivo e limitato a frasi da riferire ai compagni ottenendo risposte prestabilite.

Gli alunni non sono abituati al listening, dovrebbero rimanere in ascolto del loro insegnante che si esprime solo in lingua inglese e invece sembra che stiano studiando una lingua morta, non utilizzabile in situazione.

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Gli alunni disabili - l’ho compreso con l’esperienza - incontrano rilevanti difficoltà nello studio della lingua inglese. Essi manifestano generalmente problemi sia nella lettura che nella scrittura.

Per la loro mente semplice costituisce una grande fatica ricordare che una parola viene pronunciata diversamente da come si scrive: in pratica per ogni parola inglese loro devono ricordare, diversamente dalla lingua italiana, due versioni quella scritta e quella orale.

Spesso pronunciano come leggono, gli viene più facile e naturale. È quasi impossibile per loro scrivere una breve frase ricordando come farlo correttamente ed è altrettanto difficile scrivere sotto dettatura.

Per quanto riguarda gli alunni disabili e lo studio della seconda lingua si preferisce, per i motivi citati, dare rilevanza all’apprendimento della lingua orale piuttosto che di quella scritta.

L’importante è fornire delle competenze che gli consentono di comprendere che esistono altre lingue oltre la nostra e che queste lingue possono essere conosciute ed usate partendo dallo studio di semplici espressioni di uso comune, le stesse che si possono usare nel momento in cui si viaggia e si entra in contatto con gli stranieri.

In una scuola, duole dirlo, solo uno o due insegnanti parlano l’inglese fluentemente e posseggono una certificazione linguistica di discreto livello. Accertata una quasi totale assenza di competenze, anche in chi la lingua deve insegnarla, che cosa dovrebbe fare un dirigente?

Dovrebbe organizzare dei corsi inglese con insegnanti madrelingua non di durata annuale ma su base pluriennale. Corsi ripetuti e resi di anno in anno più complessi dal punto di vista delle competenze; ma ciò non accade.

Si fanno corsi inutili sulle metodologie didattiche che non hanno poi una ricaduta sull’azione di insegnamento. Per le nuove tecnologie la situazione è addirittura peggiore: non sono utilizzate didatticamente dalla maggior parte degli insegnanti. Chi usa nella mia scuola la lavagna luminosa collegata ad un proiettore e ad un computer? Il suo utilizzo è quotidiano? Credo uno o due insegnanti su un organico complessivo di ottanta eppure la spesa per dotare ogni aula di queste lavagne è stata ingente. Se poi non si organizzano corsi per insegnare ad usarla l’investimento allora è stato vano e gli insegnanti, si sa, sono pigri nell’imparare e questo è un paradosso: richiedono di apprendere ma non si aggiornano.

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Rispetto all’apprendimento di una seconda lingua il rapporto dei bambini disabili con le nuove tecnologie trova decisamente meno ostacoli; come tutti i bambini della nostra epoca, anche questi bambini con sono attratti da ogni tipo di schermo e soprattutto da come la didattica può essere veicolata attraverso questi nuovi mezzi.

Utilizzo spesso il computer con i miei alunni sia usando specifici programmi di apprendimento sia avvalendomi della videoscrittura come sistema di scrittura alternativo e di sicuro meno faticoso.

Molti bambini hanno grandi difficoltà a mantenere la concentrazione in questo tipo di attività che richiede cura e precisione se deve essere svolta manualmente. Alcuni bambini disabili soffrono di spasmi in varie parti del corpo anche alle mani.

Il diverso tono muscolare, spesso tendente alla tensione, non consente un apprendimento corretto dei movimenti della scrittura soprattutto per quanto riguarda il corsivo: la mano compie sforzo nell’articolare i movimenti e per questo anche scrivere poche parole può provocare stanchezza.

La videoscrittura, che richiede di spingere facilmente dei tasti per scrivere, è una forma di scrittura molto adatta ai bambini disabili oltre che attraente in quanto, ad esempio, è possibile ricercare e inserire immagini nei testi così come, se si usano dei programmi specifici, è possibile esercitarsi, in forma ludica e con allegri e colorati lay-out. Ormai ci sono programmi per ogni contenuto di apprendimento e molti di essi possono essere scaricati in forma gratuita a patto che l’insegnante sappia farlo...

Vincenza Amato

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