SPIRITUALITÀ DAL BASSO - XI^ PARTE

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Il più grande ostacolo al silenzio interiore sono i PENSIERI.

Secondo una recente ricerca condotta da psicologi della Queen’s University (Canada), una persona avrebbe in media 6.200 pensieri al giorno. Ma, personalmente, mi sembra un conteggio alquanto ottimista. Riflettiamoci un attimo. In un giorno ci sono 1.440 minuti: quanti pensieri produciamo in un solo minuto? Uno? Due? C’è chi ne ha contati addirittura 48, per un totale di 70.000 pensieri al giorno, escluse le ore di sonno.

Ci avevate mai fatto caso? Di sicuro se n’è accorto chi desidera raggiungere il silenzio interiore, perché è questo il più grande ostacolo che deve affrontare.

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Il silenzio esteriore è, paradossalmente, più facile da raggiungere: basta allontanarsi fisicamente dal brusio cittadino o da qualunque altra fonte di disturbo. I pensieri, invece, sono sempre con noi e ci seguono ovunque andiamo.

“Un monaco si rivolse all’abate Poimen con queste parole: «Padre, ho molti pensieri e, a causa loro, mi trovo in pericolo». L’abate lo condusse fuori e gli disse: «Distendi la tua sopravveste e ferma il vento!». Il monaco rispose: «È impossibile, non ci riesco!». Allora l’abate ribatté: «Se tu non riesci a fare questo, non puoi neppure impedire ai tuoi pensieri di venire a te. Ma è tuo compito opporti ad essi»”.

Come sempre, i Padri del deserto - dei veri esperti in questo campo - ci vengono in aiuto. E cosa ci dicono?

Innanzitutto che non possiamo in nessun modo tenere lontano i nostri pensieri e che, quindi, tentare di eliminarli completamente sarebbe uno spreco ti tempo e di energie. In secondo luogo, ci invitano ad una presa di coscienza: noi non siamo responsabili dei pensieri che affiorano ma solo del rapporto che abbiamo con essi.

Questo principio vale anche per le nostre emozioni. Se, ad esempio, proviamo un sentimento di gelosia, di rabbia o di vendetta, non ne siamo responsabili né tantomeno colpevoli fino a che non decidiamo di renderlo concreto, ovvero, di passare all’azione.

Noi non siamo i nostri pensieri ma abbiamo dei pensieri. Al contrario, noi siamo le nostre azioni, perché queste prendono vita da un atto di volontà.

Pur non essendo responsabili - almeno in parte - dei pensieri che affollano la nostra mente, di certo sono un disturbo al silenzio interiore. Come fare, quindi, per metterli a tacere?

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Posto che combatterli direttamente risulta inefficace e che ignorarli è controproducente, la cosa migliore da fare è entrare in dialogo con essi.

In che modo? Accogliendoli, osservandoli con distacco, cercando di comprendere da quale passione, desiderio o emozione sono prodotti. Una volta identificata la causa di tali pensieri, sarà più facile sbarazzarsene.

Se, ad esempio, guardiamo troppa televisione, il nostro inconscio produrrà pensieri proporzionali ai programmi che visioniamo. In questo caso, ridurre il tempo davanti alla TV, apporterà un enorme beneficio. A questo punto potremmo fare un ulteriore passo avanti e chiederci: perché sono sempre incollato al televisore quando potrei fare altro? E forse scopriremo di sentirci soli, o non accettati o chissà cos’altro.

Come vedete, per quanto i pensieri possano essere un disturbo, essi sono il termometro di un malessere interiore.

Ciò vale sia per i pensieri “innocui” come per quelli negativi, quelli di cui ci vergogniamo.

Ricordatevi sempre che, per quanto forte possa esser un impulso o un’emozione, essa è soltanto un sintomo. Negare questa realtà perché ritenuta inaccettabile, non può far altro che aumentare tale malessere finché, sfuggendo al nostro controllo, diventa azione.

Non abbiate paura di confrontarvi con le vostre ombre perché esse sono solo il riflesso di voi - un’ombra, per l’appunto - ma non sono voi.

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I pensieri che affiorano nella nostra mente non sono né buoni né cattivi: sono soltanto dei segnali. Essi ci dicono a cosa diamo potere sulla nostra vita.

Bisogna anche aggiungere, però, che certi pensieri vanno troncati sul nascere, prima che mettano radici. Se, ad esempio, penso continuamente a qualcuno che mi ha offeso, è meglio non alimentare questa attenzione, per evitare che si sviluppi in un sentimento di odio.

Insomma, come sempre non c’è nulla di magico nella vita spirituale, bisogna autodeterminarsi ed usare saggiamente il libero arbitrio.

Farsi aiutare da persone esperte, che hanno già affrontato e vinto tali battaglie, può essere molto utile per un principiante, così da non diventare preda del dubbio o degli scrupoli. Difatti, spesso le persone sono angosciate dai propri pensieri e non sanno come affrontarli.

L’angoscia nasce da un idea di perfezione spinta all’estremo, che è una forma sottile di orgoglio. In questo caso, dialogare con la propria angoscia è molto utile perché ci riporta all’umiltà: nessuno è perfetto e tutti hanno il diritto di sbagliare o di non riuscire in qualcosa.

Insomma, siate amorevoli con voi stessi e non pretendete più di quanto siate in grado di dare. La misura non è uguale per tutti. E concludo con questa bella storia raccontata da Santa Teresa di Lisieux: “Una volta mi meravigliavo che il Signore non desse gloria uguale in Cielo a tutti gli eletti, e temevo che non tutti fossero felici; allora mia sorella Paolina mi disse di andare a prendere il bicchiere grande di Papà e di metterlo accanto al mio piccolissimo ditale, poi di riempirli di acqua tutti due. E mi domandò: «Quale è più pieno?». Le risposi che erano pieni tutti e due, e che non si poteva mettere più acqua di quanta ne potevano contenere. La mia cara Madre mi fece capire così che il buon Dio dà in Cielo ai suoi eletti tanta gloria quanta possono riceverne, e che l’ultimo non avrà niente da invidiare al primo.”

Simona HeArt

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