SPECCHIO DEI TEMPI
Secolarizzazione e gerarchia degli affetti familiari

La pandemia ha costretto le famiglie a vivere ventiquattro ore su ventiquattro a stretto contatto, magari condividendo uno spazio di pochi metri quadrati, e mentre per alcuni è stato scoprire una nuova opportunità di affiatamento e condivisione di affetti per altri è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Facile è amarsi senza dover continuamente sottostare a compromessi per il bene dell’altro, cosa che, invece, è accaduta nella pandemia, capire il bisogno dell’altro di stare un attimo in solitudine per coprire l’esigenza di occuparsi dei propri spazi, lavoro, hobby, affetti diversi e quindi un continuo andare incontro gli uni agli altri.
Nelle famiglie con figli, per alcuni genitori è stato il piacere di conoscere meglio il carattere dei figli, di comprenderli e aiutarli nella crescita ora demandata alla scuola dato che il più delle madri a cui negli anni addietro era demandata ora lavora fuori casa, per altri genitori, invece, è stato una continua sopportazione non voluta, si sono infastiditi in quanto non abituati a crescere i bambini ma supportati continuamente dalle agenzie formative esterne, per loro è stato una tortura e non un momento per arricchirsi, vicendevolmente, di affetto e opportunità di condivisione di intenti.
Nel passato la famiglia comprendeva tutti i componenti, dai nonni agli zii, i cugini, e non era limitata alla famiglia in senso stretto, mamma, papà, figli, per cui si insegnava ad amare e a distribuire l’affetto, l’amore a tutti in eguale misura. Negli anni cinquanta, sessanta, le famiglie si aiutavano, i figli, anche se andavano a vivere fuori regione per lavoro, erano in stretto contatto con i genitori, si aiutavano l’uno l’altro economicamente, e ogni momento possibile si usava per trascorrerlo insieme, anzi i nipoti appena finita la scuola raggiungevano i nonni per trascorrere le vacanze con loro e con il resto della famiglia, i cuginetti, gli zii.
Poi il boom economico, la secolarizzazione del tempo, ha fatto sì che si cominciasse a guardare al di là degli affetti e bruciare il tempo in soddisfazioni economiche, le vacanze non più dedicate agli affetti ma alle mete proposte dalle agenzie preposte.
Le vacanze sulla neve a Natale ha sostituito il pranzo in famiglia, le vacanze al mare, in montagna o all’estero hanno sostituito le vacanze a casa dei nonni.
Nel tempo attuale, a seguito delle trasformazioni epocali della società si è formata una gerarchia degli affetti.
La famiglia si è ridotta al nucleo principale, i nonni sono messi da parte se non occorre il loro aiuto per mantenere i figli. I nonni a volte sono lasciati da soli ad affrontare la vecchiaia senza avere l’opportunità di vedere i figli, di abbracciarli almeno nelle feste religiose, tutti impegnati nel lavoro, nell’appagamento del proprio bisogno di viaggiare, di soddisfare i propri interessi a scapito degli affetti. Tanti anziani sono dimenticati, tanto la loro vita l’hanno fatto e spetta alle nuove generazioni farla. Si dimentica che al primo posto non ci deve essere l’economia ma gli affetti. Restituire ai genitori i sacrifici che hanno fatto per farci raggiungere le nostre mete è un dovere oltre ad un piacere. I parenti non esistono solo se posseggono un patrimonio da eredita, ma esistono nel tuo DNA, poveri o ricchi, belli o brutti, e non si cancellano solo per litigi patrimoniali.
Specchio della nuova società di contro ci sono tanti nonni che non vogliono entrare nelle vite dei figli perché autonomi e indipendenti continuano a soddisfare i loro bisogni di uscire dagli affetti per andare ad esplorare e soddisfare i bisogni personali. Nonni moderni che sono attivi nella società, entrano a fare parte di associazioni culturali, sociali, educativi e non risentono del passare del tempo e della lontananza dagli affetti, appagati dallo scambio sociale. I figli non si amano solo se ne abbiamo bisogno, non bisogna dimenticare che siamo la prima guida nella vita.
Quindi poi di conseguenza, esiste l’albero genealogico, e magari ne siamo anche incuriositi ma è sopraggiunta la scala gerarchica degli affetti, un discendere degli affetti e di accudimento alla persona. I nipoti, gli zii, i cugini diventano affetti di seconda importanza, e i loro bisogni sono indifferenti ai nuclei familiari stretti, ridicolo in una società di famiglia allargate dove anche un estraneo diventa parte integrante della famiglia.
A volte fa male a chi i sentimenti li mette in primo piano, vedere elementi familiari che invece di aiutare chi ha bisogno lo calpesta ancora di più, perché il pensiero diventa tanto non fa parte di sé.
Una domanda bisogna porsi, in un’epoca di secolarizzazione: hanno ancora valore le famiglie?
Ci auspichiamo un mondo in cui il valore Amore sia posto al primo posto e che il potere economico non diventi il lupo affamato che non guarda oltre la propria avidità.
Come si può essere solidali con gli altri esseri umani se non lo si è con i propri familiari?
Come costruiamo una società incentrata sull’essere umano, sui suoi bisogni elementari, centrata politicamente sulla solidarietà sociale e umana se non sappiamo condividerlo nella nostra famiglia d’origine? Come combattiamo la violenza se le violenze fisiche, psicologiche, morali, avvengono tra familiari?
Un impegno doveroso per far sì che i sentimenti, le emozioni siano condivisi spetta ai politici, alle agenzie educative e soprattutto al ritorno al valore familiare.
Fortunatamente esistono ancora persone che mettono al primo posto gli affetti e sono quelle che hanno il difficile compito di manifestarlo agli altri e farlo incrementare. Viva la famiglia.
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