SPAGNA: PENE SEVERE LIMITATIVE LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE

Il caso Hasél scatena le proteste nel paese

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Proseguono le manifestazioni in diversi centri spagnoli, come rivendicazione di una libertà di espressione imbavagliata dal sistema giudiziario iberico, con l’arresto e la condanna a nove mesi, del rapper e attivista catalano Pablo Hasél. L’artista, che godrebbe di una certa notorietà sulla scena musicale nazionale legata al rap impegnato, è stato accusato di aver incitato al terrorismo nei testi delle sue canzoni e in alcuni suoi tweet. Lo scorso lunedì, Hasél si era rifugiato in un edificio dell’Università di Lleida, in Catalogna, rifiutandosi di recarsi volontariamente in carcere. Il sito è stato barricato dai suoi sostenitori, che hanno preso le sue difese, tentando invano di resistere ai Mossos d’Esquadra, i quali vi hanno fatto irruzione nella mattinata di martedì, prelevando Hasél per condurlo presso il centro carcerario della città. Il rapper 33enne, comunista e sostenitore della causa indipendentista catalana, aveva in passato dimostrato sui social simpatia per l’ETA, ma la ragione della condanna nei suoi confronti da parte dell’Audiencia Nacional, a 9 mesi di detenzione, 6 anni di inabilitazione e il pagamento di una sanzione che ammonta a €30.000, per i reati di incitamento al terrorismo e insulto contro la Corona e le istituzioni, sembra sproporzionata e in certa misura irragionevole.

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Il contenuto dei suoi testi in effetti, per quanto schietto, come peculiare per il genere musicale di cui si occupa, non sembra inculcare preoccupanti messaggi di incitamento al terrorismo: “Vuestra politica asesina, combatimos, sois vosotros quienes enaltecéis terrorismos” (La vostra politica assassina combattiamo, siete voi che esaltate i terrorismi), recita il suo ultimo pezzo “Ni Felipe VI”, nei versi più fraintendibili e controversi. In tutti casi, seppure ritornano frequentemente nei suoi testi, critiche alle istituzioni e alla monarchia, la linea di confine con la censura è davvero sottile, considerando il dibattito già aperto circa il trattamento rigido e ineludibile riservato ai reati legati alla libertà di espressione in Spagna.

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La vicenda di Hasél ha dunque costituito un detonatore per la mobilitazione generale che si è dispiegata in vari centri da Pamplona a Granada, da Madrid a Valencia, con risvolti talvolta violenti. Naturalmente l’atmosfera si è presentata maggiormente tesa a Barcellona, una città alle prese con i possibili scenari politici, offerti dai risultati delle elezioni regionali per il rinnovo della Generalitat, il Parlamento della Catalogna, che hanno visto la vittoria delle forze indipendentiste, le quali si aggiudicano con 74 seggi, la maggioranza assoluta in assemblea. I commercianti di Paseig de Gracia, testimoniano un ammontare di 1 milione di euro di danni, dovuti agli scontri in cui sono sfociate le manifestazioni. Già le proteste dello scorso mercoledì avevano riportato un bilancio di 55 feriti e 18 arresti; 11 invece le persone arrestate nel corso della quinta serata di disordini in Catalogna, otto a Barcellona, due a Tarragona e una a Lleida.

Federica Scippa

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