SPAGNA: INDULGENZA AI LEADER INDIPENDENTISTI

Sanchez: “misura di grazia per ristabilire il dialogo, ma non si può prescindere dalla legge di diritto”

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Da settimane ormai si discute sulla decisione del governo Sanchez di concedere l’indulto ai leader indipendentisti catalani, condannati per aver indetto un referendum popolare secessionista nel 2017. Nonostante l’opposizione delle forze politiche di destra e lo scetticismo espresso dalla Corte Suprema, Sanchez sembra aver imboccato la via dell’esecuzione di tale provvedimento, a cui manca solo il passaggio del via libera del Consiglio dei Ministri. Lo spirito con cui l’amministrazione Sanchez si accinge a compiere tale passo, incarna il valore costituzionale della concordia, ed è guidato dalla volontà di riporre fiducia in un futuro all’insegna del dialogo. "Non ignoro che ci sono persone contrarie a questa misura, né le loro ragioni. Le rispetto. Anche noi che siamo favorevoli abbiamo le nostre ragioni, ragioni per le quali pesano di più le aspettative sul futuro che i problemi del passato”, ha infatti sottolineato Sanchez nel corso del suo intervento, durante l’evento organizzato ad hoc per l’occasione, tenutosi presso il Teatro Liceu di Barcellona. Non è una decisione scontata quella imboccata dal governo, soprattutto considerando le implicazioni che ha comportato la vicenda referendaria in Catalogna, i disordini e gli scontri con los Mossos d’esquadra.

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Ricordiamo che alla base della richiesta di indipendenza da parte della Comunità autonoma catalana, vi è l’obiettivo di acquisire uno status territoriale differenziato per sottrarsi alle regole nazionali di compartecipazione alla fiscalità generale e trattenere la maggior parte del gettito fiscale all’interno dei confini della regione, minando quello che è il principio di redistribuzione delle risorse sul territorio nazionale, volto ad assicurare livelli egualitari nelle prestazioni essenziali, in nome dell’universalità dei diritti civili e sociali. Si tratta dunque di ragioni fortemente sentite, che non sono di certo sfumate, al contrario rischiano di essersi radicalizzate alla stregua delle conseguenze giuridiche a cui sono andati incontro i leader della lotta per l’indipendenza.

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Le misure di grazia non sono state pensate per favorire i diretti interessati, bensì come un messaggio di armonia da trasmettere nell’ottica del ripristino del dialogo tra Madrid e Barcellona; questo per lo meno è quello che fa sapere Sanchez, il quale però non avrebbe indicato i temi sui quali si procederà al confronto con Aragones, attualmente numero uno della Generalitat, dopo che verrà restituita la libertà ai riottosi, cancellando anche l’interdizione da cariche pubbliche. Per quanto questo passaggio possa sembrare una conquista verso il traguardo indipendentista, in realtà non lo è, perché Madrid non potrà mai accettare le condizioni unilateri imposte dai secessionisti. «Non ci aspettiamo che i separatisti cambino l’idea di essere una repubblica. Speriamo, però, che comprendano che non esistono altre strade fuori dalla legge di diritto. Perché nulla è legittimo se l’altra parte della società viene travolta e il prezzo da pagare per il processo è alto». ha concluso Sánchez. La concessione dell’indipendenza ad una delle Comunità autonome non è infatti contemplata dalla Costituzione repubblicana del 1976, la cui modifica richiederebbe il consenso di entrambe le camere, del Re Felipe VI e della Corte Costituzionale, per non parlare dell’ostracismo che sarebbe esercitato dalla Corona dei Borbone, storici protettori dell’unità.

Federica Scippa

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