SPAGHETTI E MANDOLINO

L’ Italia nel mondo

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Eppure secondo l’ Oxfam siamo solo all’ottavo posto nell’ Indice dell’ alimentazione mondiale. A pari merito con Australia, Irlanda, Lussemburgo e Portogallo, in una scala da 0 a 100, in cui 0 è il miglior punteggio auspicabile, il Bel Paese ha totalizzato 11 punti. Sul podio troviamo l’ Olanda con 6 punti, seguita da Francia e Svizzera (8 punti). Il risultato della combinazione dei dati, provenienti da 125 Stati, risale a poco più di un anno fa, e fotografa la condizione di ogni Paese riguardo all’ accesso garantito ad una sana e sicura alimentazione.

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Lo studio “Good Enough to eat” presentato dalla Oxfam, da sempre impegnata nella lotta contro ingiustizie e povertà, è il primo nel suo genere e rivela molte sorprese.

Leggiamo su quali criteri è stata stilata la classifica:

1) “Enough to eat”, valuta se effetivamente la popolazione dispone di cibo a sufficienza, attraverso la stima dell’ introito calorico negli adulti e della rilevazione del peso nei bambini.

2) “Afford to eat”, è il criterio che mette a confronto il costo dei generi alimentari con quello di altri beni e servizi, nonchè la sua volatilità.

3) “Food quality”, vale a dire la raccolta dati sulla qualità igienico-sanitaria degli alimenti e dell’ acqua, nonché il valore nutrizionale dei prodotti alimentari in termini di variabilità della dieta.

4) “Unhealthy eating”, misurato dalla presenza di Diabete e Obesità, stima indirettamente stimal’ esito della dieta non salutare dei cittadini.

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Perchè l’ Olanda è in pole position ? L’ Olanda ha scalato la vetta della classifica grazie al basso prezzo del cibo, ai bassi livelli di diabete ed ad una migliore varietà nutrizionale rispetto ai suoi concorrenti Europei. L’ unica pecca è che almeno 1 abitante su 5 (circa il 19% della popolazione)ha un BMI superiore a 30 m2 /Kg, quindi obeso. Faccio notare che molti dei Paesi della top 12 hanno mostrato elevati livelli di obesità, tra cui la stessa Australia, che detiene lo scettro del tasso più alto di obesi, circa il 27% con il 9% di soggetti diabetici.

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Qual è, invece, il Paese peggiore dove mangiare? Il Ciad è all’ultimo posto per i costi elevati, nonostante l’ insufficiente qualità e igiene degli alimenti, inoltre, 1 bambino su 3 è sottopeso.

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In fondo alla classifica troviamo Stati Uniti, Messico, Isole Fiji, che detengono il titolo dei Paesi a maggior numero di individui affetti da diabete o obesità. Sempre in tema di obesità il Kuwait si è distinto per il 42% di obesi, seguito dall’ Arabia Saudita e Stati Uniti e Egitto che gli tengono testa. Altro scoop sono le Isole del Pacifico (Isola di Naru), escluse dallo studio per carenza di dati di inclusione, ma in realtà è qui che è stato rilevato il più alto tasso di obesità. Stati Uniti a parte, questi sono notoriamente Paesi con un quadro economico poco florido. La contraddizione della povertà correlata all’obesità, conferma il dato preoccupante che sta emergendo negli ultimi anni, ovvero che nei Paesi più benestanti, l’obesità è maggiormente rappresentata dalla fetta di società meno abbiente. In UK e USA le famiglie a basso reddito consumano prevalentemente cibi industrializzati, ricchi di sale, grassi saturi e idrogenati, poichè i cibi ad elevata densità calorica sono molto economici. Lo shift da una dieta a base di cereali e grano ad una ricca di oli, grassi saturi, zuccheri e prodotti animali, risulta essere la principale motivazione imputabile. Coerentemente con tale trend, ecco che si evidenzia che nelle Nazioni povere l’obesità è molto diffusa.

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E l’ Italia?

Delusione a parte, vediamo secondo quali criteri tra quelli sopra elencati, in Italia si mangia male rispetto all’ Olanda. La grande accessibilità al cibo, ed in particolare al junk food, si associa all’ allarmante presenza di obesità e diabete in bambini e adulti su tutto il territorio Italiano. Altro fattore determinante è stata la volatilità dei prezzi dei generi alimentari e al loro prezzo elevato. A prescindere dai luoghi comuni, la questione in esame non è culinaria, altrimenti riusciremmo con molta probabilità ad occupare un posto sul podio, bensì prettamente socio-economica e salutare. In effetti, ci stiamo avvicinando al modello soprannominato dall’ OMS “Globesity”, in linea con la preoccupante emergenza mondiale di eccesso ponderale. A questo proposito Oxfam Italia intende intervenire con campagne per modificare le politiche di Governo ed Impresa, al fine di produrre e consumare alimenti in maniera equo solidale.

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Personalmente ritengo opportuno sensibilizzare grandi e piccini alla salute e all’ ambiente attraverso l’educazione alimentare e la partecipazione attiva della cittadinanza, in quanto strategie di prevenzione ancora poco sfruttate. Intanto, tutti nel nostro piccolo, possiamo iniziare a cambiare la realtà quotidiana, rivoluzionando gradualmente lo stile di vita frenetico che ci accomuna, magari cominciando a scegliere frutta e ortaggi di stagione e locali. Imparare a leggere l’etichetta e costruirsi un piccolo bagaglio culturale alimentare per difenderci, per scegliere responsabilmente, per essere fautori del nostro benessere, all’insegna del risparmio e della qualità.... infondo, la vera Dieta Mediterranea era peculiare del ceto povero.

Daniela Meringolo

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