SI ABBATTONO STATUE, SI UCCIDE LA STORIA

La rabbia dei manifestanti antirazzisti si sta abbattendo contro l’obiettivo più sbagliato: i monumenti storici. Così si cancella la memoria

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“Black Lives Matter” è probabilmente il movimento di protesta più rilevante e condivisibile del nostro secolo. Le proteste scaturite dalla morte di George Floyd hanno reso partecipe il Mondo intero, e le richieste di eguali diritti per individui di ogni etnia si stanno amplificando in maniera talmente forte che diviene quasi impossibile non ascoltarle.

Anche per questo, però, fa venire un profondo senso di disagio il fatto che una rabbia più che giustificata, al posto di canalizzarsi verso una revisione degli schemi del presente, sta portando, in certi casi, al tentativo di cancellare il passato.

Si sa, ogni istanza, per quanto giusta possa essere, se portata all’estremo diventa deprecabile e pericolosa: questo è esattamente quello che sta accadendo ad una parte del movimento antirazzista globale. Come la storia (proprio quella che stanno cercando di radere al suolo) ci insegna, ogni grande movimento di protesta, se lasciato senza regole e princìpi, può portare alla violenza, alla devastazione, alle “decapitazioni” in stile Rivoluzione Francese. Certo, alla fine del ‘700 decapitavano chi era accusato di essere “controrivoluzionario”, mentre oggi si stanno decapitando dei monumenti storici, ma ciò non toglie l’enorme gravità della cosa.

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Tutto è partito dalla statua di Edward Colston, uomo di Bristol che finanziò opere di filantropia verso la propria città con il mercato di schiavi. L’opera è stata tirata giù con delle funi e poi trascinata in acqua. Molto di moda sembra essere negli Stati Uniti l’abbattimento delle statue dedicate a Cristoforo Colombo (“è simbolo di un genocidio”, la motivazione).

Nello stesso giorno in cui la folla se l’è presa col monumento a Colston (ripescato poi nel porto), è stata addirittura sfregiata la statua di Winston Churchill (!!!) in Parliament Square, a Londra: “Era un razzista”, la scritta apparsa sul bronzo, riferita all’importanza che l’Ammiraglio dava al controllo del Commonwealth. Non ci sono commenti per una cosa del genere: se non fosse stato per Churchill, probabilmente oggi al posto dell’Europa non avremmo altro che un enorme Reich Nazista. Fa riflettere il fatto che tra la folla che sfigurava la statua di Churchill in Parliament Square, un uomo sventolava una bandiera di Che Guevara, che ordinò centinaia di esecuzioni senza processo.

Emma Webb, direttrice del Forum per l’integrazione di Civitas, ha affidato alle colonne dello Spectator la sua riflessione. Webb associa gli “iconoclasti del fine settimana” ai talebani: "La storia e i suoi attori chiave sono più complicati di quanto i nuovi ideologi siano disposti ad ammettere", afferma. Poi aggiunge: "Mantenerci nel ‘presente infinito’ è un compito impossibile, indesiderabile e che può solo portare alla distruzione e alla divisione. Inoltre, è estremamente irrispettoso per le generazioni passate. Dovremmo essere abbastanza maturi come società da non essere d’accordo senza la necessità di distruggere".

Il movimento antistorico e iconoclasta ha ora attecchito anche in Italia, dove i Sentinelli di Milano hanno richiesto la rimozione della statua raffigurante Indro Montanelli, dato che egli, per sua stessa ammissione, possedeva una sposa-bambina eritrea. A Torino, il Kollettivo Studenti Organizzati ha rivendicato lo sfregio avvenuto alla statua di Vittorio Emanuele II: “Non è il nostro patrimonio culturale”. E meno male che in quanto studenti dovrebbero avere un minimo di cultura…

In generale, si sta perdendo il conto delle statue che stanno venendo abbattute negli ultimi giorni. Nessun personaggio storico che abbia un qualsivoglia legame con episodi (anche solo sospetti) di razzismo sta venendo risparmiato.

Dulcis in fundo, HBO ha deciso di rimuovere il film-capolavoro “Via col Vento”, datato 1939, dal proprio catalogo, in quanto “promuove stereotipi razzisti”.

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Ora, è vero che molti personaggi storici vanno riesaminati e rivalutati, per via di ciò che hanno fatto a coloro i quali ritenevano razzialmente inferiori. La storia è una materia in continua evoluzione e soggetta a costante revisione, purché detta revisione sia basata su nuove conoscenze e fatti acclarati. Tuttavia, proprio la storia va contestualizzata, e non cancellata come si sta cercando di fare.

Immaginate se il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau venisse raso al suolo in quanto “simbolo dell’Olocausto”: il danno storico sarebbe incommensurabile. Si perderebbe la testimonianza indiscutibile di una delle più grandi tragedie della storia dell’umanità, e sarebbe molto più difficile preservarne la memoria in modo che non si ripeta mai più.

Quando i terroristi in Medio Oriente attaccano le città, prima ancora di accanirsi contro le persone lo fanno contro i monumenti storici: non è un caso. I nazisti, d’altro canto, bruciavano i libri e distruggevano l’arte cosiddetta “degenerata”: alcune delle opere più belle di sempre sono andate perdute per questo.

L’eliminazione delle testimonianze storiche e culturali contrarie al sentimento prevalente è una macabra tradizione delle peggiori ideologie di controllo e appiattimento del pensiero. È davvero deprimente che una corrente globale che spinge per l’uguaglianza stia cadendo malamente in questa deriva.

Statue come quella di Churchill devono rimanere esattamente al loro posto, dato che è a persone come lui che dobbiamo la nostra libertà.

Statue come quelle di Colombo, Montanelli o Colston, invece, possono sì essere rimosse dalle piazze, ma non devono assolutamente andare distrutte: i musei servono a conservare l’arte e la storia, ed essi sono i posti per quei monumenti, che non possono più rappresentare la nostra cultura, ma rappresenteranno sempre il nostro percorso evolutivo.

Giulio Negri

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