SITUAZIONE IRAQ

I manifestanti si dividono le piazze, sotto l’occhio vigile dell’Iran

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La situazione in Iraq continua a essere davvero incandescente. L’endemica instabilità di governo, sin dal dopo Saddam Hussein, e le continue ingerenze del potere religioso degli Ayatollah nell’indirizzo politico del Paese, non permette di trovare quella pace sociale che la renda indipendente dal controllo militare e politico degli Stati Uniti d’America e dell’Iran. Da molti giorni, oramai, le piazze vengono divise tra chi protesta contro i politici corrotti e incapaci di creare occupazione e sviluppo e chi, invece, manipolato dalle milizie filo-iraniane, non perde occasione per manifestare anche a suon di razzi Katiuscia nella Green Zone e davanti all’Ambasciata americana, chiedendo il ritiro dall’Iraq di tutte le forze militari della Nato. Ma entrambe le proteste hanno l’Iran come leit motiv.

Le manifestazioni antigovernative

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Iniziate nell’ottobre scorso, hanno fatto registrare fino a oggi circa 500 morti e migliaia di feriti, a causa della repressione delle forze di polizia con la complicità delle milizie filo iraniane. I partecipanti, oltre a richiedere il cambio di rotta nella gestione del Paese con le dimissioni del premier Adel Abdel Mahdi, hanno sempre gridato contro l’ingerenza iraniana sull’Iraq. Anche dopo le dimissioni di Mahdi avvenute nel mese di novembre, le proteste non si sono placate. Anzi, la vacatio governativa, durata due mesi, e che ha visto eleggere Mohammad Allawi come nuovo primo ministro, non ha fermato le manifestazioni antigovernative nel sud dell’Iraq. A nulla è valso l’appello del Grand Ayatollah Ali Sistani nel creare un governo capace di condurre il paese, al più presto alle elezioni legislative.

Le proteste anti USA

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L’uccisione di Qasam Soleimani del 3 Gennaio, ha dato il via a una serie di iniziative di protesta nei confronti dell’Amministrazione Trump. Mossi come burattini dal leader sciita Moqtada Sadr, a capo del gruppo politico di maggioranza in parlamento, i manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro la presenza delle truppe americane in Iraq. È inutile negare quanto sia determinante la figura dell’Ayatollah Khamenei in tutta questa vicenda irachena. La guida spirituale iraniana sta cercando di tessere la tela per fagocitare l’Iraq, rendendolo, quanto prima, come lo strumento che indurrà, con o senza atti di forza, gli USA fuori da quell’area mediorientale.

Ultim’ora

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A Najaf, giovani dimostranti a volto coperto hanno manifestato dando alle fiamme copertoni di gomme e scandendo slogan contro il novo premier iracheno, Mohammad Allawi. Le principali strade della città sono bloccate. Cortei anche a Kut, Diwaniyah e Hillah.









Umberto De Giosa

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