SIRIA, UNA GUERRA DIMENTICATA

Mentre gli occhi della maggior parte dei media sono rivolti solo all’Ucraina

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Il prossimo marzo la guerra in Siria arriverà al triste traguardo dei dodici anni, ma ormai pare tutto dimenticato. Era il marzo 2011, quando il governo siriano guidato dal Presidente Bashar al-Assad si ritrovò a fronteggiare una serie di proteste e manifestazioni, senza precedenti nel Paese, a favore della democrazia. Il popolo siriano chiedeva a gran voce la cessazione del regime in atto dal 2000 con Bashar e dal 1971 con il padre Hafiz al Assad. Come spesso accade nei regimi dittatoriali, intanto, le ribellioni cittadine vengono sedate con repressioni violente e utilizzo indiscriminato del potere autoritario. Con il passare dei mesi, però, a partire dal settembre 2011, le manifestazioni si sono trasformate in movimenti reazionari armati contro le forze governative. Negli anni successivi l’escalation di violenza ed il tramutarsi da crisi civile a guerra si è materializzato con combattimenti aerei e di terra, bombardamenti e territori occupati.

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Oltre ciò, a causa della posizione strategica della Siria, dei suoi legami internazionali e del perdurare della guerra civile, la crisi ha coinvolto i paesi confinanti e gran parte della comunità internazionale. Il conflitto ha portato con sé decine di migliaia di morti, esodi di massa e città rase al suolo. Si parla di oltre 350 mila persone uccise, di cui almeno 12.000 bambini, lo sfollamento di più di 6 milioni di civili ed oltre 1.300 strutture sanitarie ed educative distrutte. Queste sono le altre conseguenze della guerra siriana: disuguaglianze di genere esacerbate, aumento vertiginoso della violenza su donne e ragazze, insicurezza alimentare, sistema sanitario vacillante, educazione pressoché insistente per la maggior parte dei bambini e una generazione intera di siriani ormai devastata dal conflitto.

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Allo stato attuale, la Siria è divisa in almeno tre aree distinte. La parte che dal Mediterraneo si estende verso sud-est e che è controllata dal governo di Bashar al Assad, tempestata da militari e forze armate, la zona del Rojava, sotto controllo curdo e sostenuta dall’esercito statunitense, ed infine a nord-ovest tra Idlib e la periferia di Aleppo, vi è l’area sotto l’influenza turca, dove restano le ultime frange dell’opposizione. Al momento le tre amministrazioni non danno segnali di dialogo per porre fine al conflitto, ma ognuno continua a rivendicare territori e ragioni. Nel frattempo, la crisi umanitaria, conseguenza di anni di conflitto, è precipitata sotto lo sguardo assente della maggior parte dei media occidentali. Questa guerra civile, ormai dimenticata ed oscurata dal conflitto russo-ucraino, è un esempio di disastro politico-diplomatico ed un fallimento per tutta la comunità internazionale.

Riccardo Seghizzi

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